Il Mozambico 50 anni dopo l’indipendenza è un Paese di oligarchi tra guerra, gas e rubini

Oggi il l'ex colonia portoghese, nonostante le miniere di rubini e i giacimenti di gas naturale di Cabo Delgado, è impoverito e pieno di debiti

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Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
4 luglio 2025

“Tutta la disgrazia di un Paese in una sola fotografia!” È il commento al vetriolo, lasciato sui social, di Lagia Dias Fonseca, avvocata mozambicana ed ex first lady di Cabo Verde. L’immagine mostra gli ultimi quattro presidenti della Repubblica: Joaquim Chissano, Armando Guebuza, Filipe Nyusi e il neo eletto Daniel Chapo. Tutti membri del Fronte di liberazione del Mozambico (FRELIMO), partito al potere dal 1975.

Il post di Lagia Dias Fonseca. Da sinistra: Daniel Chapo, Joaquim Chissano, Armando Guebuza e Filipe Nyusi

La foto è stata scattata – nello stadio Machava – in occasione del 50° anniversario dell’indipendenza del Mozambico dal Portogallo. Un luogo importante e simbolico. Lì, Samora Machel, primo presidente della Repubblica, annunciò al mondo che il Mozambico era libero.

Cinquant’anni di malgoverno

L’ex first lady continua ad esprimere la sua rabbia verso la classe dirigente mozambicana. “Questi uomini hanno portato il Mozambico all’arretratezza, alla miseria, hanno installato e consolidato la corruzione in tutto l’apparato amministrativo e vivono nell’opulenza”.

“La promessa di sviluppo fatta 50 anni fa, in questo stadio di Machava, non è stata mantenuta. Vorrei che Daniel Chapo iniziasse scusandosi con il popolo mozambicano per 50 anni di un malgoverno guidato da FRELIMO”. Accuse espresse il 25 giugno scorso, Giornata dell’Indipendenza, che hanno scatenato la polemica.

Il post di Lagia Dias Fonseca

Vista la situazione che sta vivendo il Mozambico le dure parole di Lagia Dias Fonseca sono la voce di una maggioranza di mozambicani. Sono sicuramente coloro alle scorse elezioni presidenziali hanno votato il candidato di Podemos, Venancio Mondlane.

Una nazione di oligarchi

Nel frattempo, in cinque decenni, il Mozambico è diventato una nazione di oligarchi che guidano un Paese con alti livelli di corruzione. Gli eroi che hanno annunciato l’indipendenza nel 1975 – escluso Samora Machel, deceduto in un discutibile incidente aereo nel 1986 – sono rimasti al potere. E si sono arricchiti allontanandosi sempre più dai bisogni della popolazione.

Le cause della crisi

Oggi il Mozambico, nonostante le grandi miniere di rubini e i giacimenti di gas naturale di Cabo Delgado, è impoverito e pieno di debiti. Le cause sono almeno tre. La prima è la corruzione che ha creato lo scandalo da 1,9 mld di euro chiamato “debiti occulti”. Ha visto coinvolti due ex presidenti, ministri e Servizi segreti (SISE). I “debiti occulti” hanno aggiunto oltre 2 milioni di poveri a quelli già esistenti.

La seconda causa è la guerra a Cabo Delgado contro i jihadisti dello Stato islamico-Mozambico (IS-Moz) iniziata a ottobre 2017. Questo conflitto fino ad oggi, secondo dati dell’ong Cabo Ligado legata ad ACLED, ha provocato oltre 800 mila rifugiati e 6.000 morti (più di 2.500 civili). Nemmeno l’intervento militare SAMIN, durato 18 mesi, della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC) è riuscito a fermare i jihadisti.

Venancio Mondlane
Venancio Mondlane

Oltre alla missione SAMIN sono intervenute le truppe ruandesi (RDF), ancora oggi presenti a Cabo Delgado. Circa 4.000 militari del Ruanda difendono i giacimenti di gas naturale ma gli attacchi IS-Moz continuano. E il governo mozambicano, da oltre sei mesi, non riesce a pagare il conto causando l’irritazione del presidente ruandese, Paul Kagame.

Brogli elettorali

La terza sono i brogli elettorali e i disordini che ne sono scaturiti. Nel 2024 il Centro per l’integrità pubblica (CIP), ONG di Maputo ha pubblicato un’indagine esplosiva. Il report si chiama “25 years of electoral fraud, protected by secrecy” (25 anni di frodi elettorali protette dal segreto).

Gli ennesimi brogli hanno fatto montare la rabbia degli elettori dell’opposizione che chiedeva il riconteggio dei risultati elettorali (mai accettato dal FRELIMO). L’economia del Paese è rimasta paralizzata per mesi dalle manifestazioni e dagli scioperi. A causa dei disordini molte delle infrastrutture sono andate distrutte nella capitale, Maputo, e nelle maggiori città.

La polizia ha represso le proteste sparando ad altezza d’uomo sulla gente. Finite le proteste sono stati contati i morti, soprattutto ussisi da colpi di arma da fuoco: oltre 400 e più di 3.000 feriti.

Ora la colpa di tutto viene scaricata sull’ex candidato alla presidenza, Venancio Mondlane, accusato per i danni originati dalle manifestazioni contro i brogli elettorali. “Non conosco ancora i crimini di cui sono accusato” ha commentato parlando con i giornalisti all’uscita dall’ufficio del procuratore generale.

(ultimo aggiornamento 4 luglio 2024 alle 17.35)

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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