Egitto, azienda vicina al presidente guadagna 2 milioni di dollari al giorno per far uscire i palestinesi da Rafah

Un gazawi che con la sua famiglia ha lasciato la Striscia ha descritto il sistema come uno "sfruttamento malvagio"

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Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
10 maggio 2024

Cinquemila dollari (4.650 euro) per ogni adulto e 2.500 (2.324 euro) per i bambini sotto i 16 anni per uscire da Rafah. È quanto rivela il giornale finanziato dal Qatar, Middle East Eye (MEE), con sede in UK in un’indagine pubblicata la settimana scorsa.

Rafah prezzario Hala
Prezzario Hala per uscire da Rafah (Courtesy SkyNews)

Sfruttamento malvagio

Una famiglia palestinese con genitori, 4 bambini e due nonni, per scappare dai bombardamenti israeliani, dovrebbe avere almeno 30.000 USD (27.900 euro). Un palestinese che con la sua famiglia ha lasciato Gaza per l’Egitto ha descritto il sistema come uno “sfruttamento malvagio”.

“Con il denaro chiesto alla mia famiglia per salvarci dai bombardamenti israeliani avremmo dovuto costruirci la casa”. Lo ha raccontato un altro padre di famiglia in fuga dalla Striscia a Radio Canada International. “Ho dovuto chiedere aiuto ai miei parenti in USA. Hanno fatto una campagna di crowdfunding online per trovare i soldi”.

La linea di demarcazione è il 7 ottobre scorso con l’attacco di Hamas a Israele. Prima di quella data il costo dell’attraversamento del valico di Rafah era 350 dollari (325 euro).

Il monopolio dei trasporti

Certo, ora con la guerra tutto è cambiato ma l’indagine di MEE ha svelato il motivo del pesante rincaro: monopolio del servizio con la complicità dell’Egitto. L’azienda Hala Consulting and Tourism Services, ha il monopolio della fornitura di servizi di trasferimento al valico di Rafah.

Hala, di proprietà di Ibrahim al-Organi, leader tribale del Sinai e Rafah, ha il trasporto dell’unica uscita di Gaza non confinante con Israele. Gli altri valichi che confinano con Israele sono tutti chiusi. Per i palestinesi, Rafah è l’unica via di fuga.

Valico di Rafah
Mappa con il Valico di Rafah (Courtesy GoogleMaps)

Due milioni di dollari al giorno

Dalla lista online dei viaggiatori pubblicata da Hala nel mese di aprile hanno attraversato il confine con la “lista VIP” 10.136 adulti e 2.910 bambini. Secondo l’analisi di MEE, l’importo pagato ammonterebbe a 58 milioni di dollari (54 milioni di euro) con una media quotidiana di 2 milioni di dollari (1,86 milioni di euro).

Ovviamente l’Egitto ha contestato le accuse di trarre profitto dalla miseria dei palestinesi. Sameh Shoukry, ministro degli Esteri egiziano, ha negato che il suo governo abbia consentito le tariffe applicate da Hala.

 “Il governo sta già esaminando la questione e prenderà provvedimenti nei confronti di chiunque sia stato coinvolto in tali attività”, ha dichiarato in un’intervista a SkyNews.

Presa di posizione anche di Human Right Watch (HRW) attraverso Amr Magdy: “L’Egitto dovrebbe indagare su queste pratiche della compagnia Hala. Dovrebbe garantire che le persone possano viaggiare attraverso un sistema trasparente e rispettoso dei diritti umani. Non si dovrebbe trarre vantaggio in denaro da questa situazione”.

Richieste tangenti alle ONG internazionali

Anche una ONG internazionale ha dovuto pagare 5.000 dollari per far passare il camion di aiuti a Gaza. Era una “tassa di gestione” richiesta da una società affiliata a Sons of Sinai (Figli del Sinai), azienda di Organi.

Rafah Campo profughi di Deir al Balah-Gaza
Campo profughi di Deir al Balah a Gaza

Corruzione e interessi dello Stato egiziano

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, nel gennaio 2022, ha nominato Organi membro dell’Autorità per lo sviluppo del Sinai. Considerato la figura tribale e imprenditoriale più influente della penisola, Ibrahim al-Organi è un alleato del presidente e dei militari egiziani.

Secondo il sito qatarino alcune società di Organi sono in parte di proprietà dei Servizi di sicurezza egiziani. “…Hanno persino chiesto tangenti per consentire l’ingresso di aiuti a Gaza e l’uscita di persone dall’enclave…”.

Prima della pubblicazione dell’indagine Middle East Eye ha chiesto un commento sia al Gruppo Organi che al Servizio informazioni dello Stato egiziano. Nessuna risposta è pervenuta in redazione.

Il giornalista e scrittore, Mohannad Sabry, è anche esperto di sicurezza del Sinai. Accusa l’Egitto: “Non è sorprendente che lo Stato egiziano non stia facendo nulla per impedire a Organi di approfittare della disperazione dei palestinesi. Organi è una copertura per le imprese statali e militari e per le loro politiche in Egitto – ha dichiarato a MEE -. È un ingranaggio di questa macchina oscura e corrotta che opera impunemente”.

La brutale e spietata legge della domanda e dell’offerta in tempo di guerra fa aumentare gli sciacalli. A spese degli ultimi.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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