Congo-K, la tragedia dei rifiuti di plastica che diventano fiumi dopo le inondazioni

Per sensibilizzare la popolazione sui rifiuti e sul rispetto dell’ambiente, a Kinshasa, i performer del festival "KinAct" vestiti di spazzatura diventano mostri alieni

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Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
12 novembre 2022

La plastica, per l’ennesima volta, torna prepotentemente a galla – non solo in senso metaforico – dopo un’alluvione per le pesanti piogge delle ultime settimane. Succede nella Repubblica Democratica del Congo (Congo-K) dove nelle strade, diventate fiumi, milioni di bottiglie di plastica hanno invaso le periferie povere della capitale, Kinshasa.

La situazione non è nuova ma continua a peggiorare a causa dell’aumento dei rifiuti plastici che vengono gettati dappertutto. Un video, pubblicato da Greenpeace Africa su YouTube e fatto circolare dall’ong Plastic Free e altre associazioni mostra cosa è successo. Una trentina di secondi che non hanno bisogno di commenti sull’inquinamento da materie plastiche, non solo nella capitale del Congo-K.

Video postato su YouTube da Greenpeace Africa (Fonte sconosciuta)

I sampietrini di plastica di Bukavu

Anche Bukavu, città sul lago Kivu a 2.300km a est di Kinshasa, al confine con il Ruanda la plastica ne fa da padrona. Migliaia di bottiglie gettate nel fiume Ruzizi intasano abitualmente le turbine della centrale idroelettrica. Per la pulizia dei propulsori la centrale rimane chiusa per mesi facendo sprofondare la città nel buio.

Ma a Bukavu hanno fatto di necessità virtù: il riciclaggio della plastica. Cosa che, se nei Paesi occidentali è normale, non lo è nei Paesi africani. Almeno per il momento. Un’azienda, la FDA Group, l’ha fatta diventare una risorsa. Ha iniziato a trasformare le bottiglie e altri rifiuti plastici urbani in lastre di pavimentazione economiche e resistenti. Ora mattonelle esagonali abbelliscono le stradine e i piazzali della città e sono più economici dei sampietrini di cemento e più facili da pulire.

sampietrini di plastica Congo-K
Sampietrini di plastica riciclata utilizzati per piastrellare i piazzali di Bukavu, Congo-K

La creatività africana in un festival anti-inquinamento

Per sensibilizzare la popolazione sui rifiuti e sul rispetto dell’ambiente, a Kinshasa, la spazzatura è la protagonista del festival “KinAct”, nel 2022, arrivato alla sesta edizione. I performer vestiti di lattine, tubi, specchi e altri materiali recuperati dai bidoni della spazzatura diventano mostri alieni. Accompagnati dalle percussioni africane danzano, spaventano e stupiscono il pubblico nelle strade della città. Arte, musica, danza e magia si mischiano creando un’atmosfera surreale il cui scopo è far meditare le persone sul danno dei rifiuti e sulla protezione dell’ambiente.

Kinact Festival by Kumakonda (Courtesy: KumaKonda)

 

Secondo i dati del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) il 70-80 per cento dei rifiuti solidi urbani generati nel continente sarebbe riciclabile. Solo il 4 per cento di questo pattume viene riciclato. Il problema è sentito da tutti i Paesi africani e alcuni hanno preso provvedimenti per arginare l’inquinamento. Sedici nazioni africane hanno bandito la plastica ma non hanno introdotto regolamenti per assicurarne il rispetto. Il bando, quindi, diventa impraticabile.

Ma qualcosa si muove

Il primo Paese che si è mosso nel divieto della plastica è stato l’Eritrea nel 2005. Ha promulgato una legge che vieta importazione, produzione, vendita o distribuzione di buste in plastica. Anche Kenya e Senegal hanno bandito le buste di plastica, ma è difficile far rispettare la legge. Gli unici Paesi dove il divieto di utilizzo delle borse di plastica sta funzionando sono Ruanda, Tanzania e Zanzibar. In Ruanda il divieto è serio e in vigore da anni. Ti aprono i bagagli per vedere se hai plastica dentro.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

Twitter:
@sand_pin
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