L’esplosione di Beirut causata da una bomba atomica tattica al porto

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Esplosione a Beirut bomba

Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi e Monica Mistretta
8 agosto 2020
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L’informazione arriva ad Africa ExPress da una fonte militare autorevole e prestigiosa che proprio perché esposta vuole restare anonima: “La causa dell’esplosione che la sera del 4 agosto ha devastato Beirut è stata provocata da un’arma nucleare tattica stoccata al porto”. La detonazione ha provocato un potentissimo spostamento d’aria che ha distrutto interi quartieri della capitale libanese e il boato è stato udito a parecchi chilometri di distanza, perfino a Cipro.

Gli ordigni chiamati “tattici”, rispetto alle armi nucleari strategiche che tutti conosciamo, hanno una potenza nettamente inferiore, a volte pari a un solo kilotone, molto inferiore a quello sganciato su Hiroshma alla fine della seconda guerra mondiale, che ne aveva 15.

Il loro scopo è quello di effettuare attacchi mirati provocando un numero ridotto di vittime ed evitando così una risposta termonucleare da “The day after”. Messo al bando dall’amministrazione Obama, il programma delle armi nucleari tattiche è stato riavviato da Donald Trump.

Esplosione a Beirut bomba

Dell’ipotesi riferita dalla nostra fonte non c’è alcuna traccia nelle dichiarazioni ufficiali. Le autorità libanesi fino a due giorni fa parlavano di incidente dovuto a oltre 2750 tonnellate di nitrato di ammonio e fuochi di artificio immagazzinati nel porto.

Ma i video che hanno ripreso da ogni angolazione l’esplosione mostrano inequivocabilmente un muro di aria compressa che ha distrutto e travolto ogni cosa al suo passaggio e che difficilmente può spiegarsi con lo spostamento provocato dalla detonazione del nitrato d’ammonio.

Ieri il presidente del Libano, Michel Aoun, per la prima volta non ha escluso la possibilità di un’interferenza esterna nella catastrofe “mediante missile, bomba o altra azione”.

Gli ha fatto eco il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha ammonito: “I responsabili saranno trattati come collaboratori del nemico”. A parlare di attacco è stato più volte anche il presidente americano Trump, smentito, come da prassi, dal suo stesso staff.

Secondo la nostra fonte l’ordigno tattico nucleare, imbarcato su un aereo proveniente dall’Iran, sarebbe stato consegnato all’aeroporto di Beirut pochi giorni prima dell’esplosione. Al porto della capitale libanese, dove l’arma sarebbe stata subito trasferita, Hezbollah avrebbe a disposizione un terminale dove stoccherebbe, indisturbato, materiali bellici in arrivo da Teheran: i container non subirebbero alcun controllo da parte delle autorità doganali locali. Una notizia, quest’ultima, che trova riscontro in un pezzo pubblicato il 6 agosto dal Jerusalem Post. 

Esplosione a Beirut bomba

La fonte ha spiegato che l’arrivo di questo ordigno nucleare tattico a Beirut altro non sarebbe se non uno dei classici “segreti di pulcinella”: chi doveva sapere, sapeva, ma era deciso a tacere, anche all’interno del contingente italiano che, al porto di Beirut, è presente per accogliere l’arrivo dei materiali destinati alla missione internazionale Unifil. L’esplosione adesso rischia di cambiare le carte in tavola nello scacchiere mediorientale.

Impossibile non tornare a quello stranissimo episodio che si è svolto la sera del 23 luglio nei cieli della Siria, in prossimità della base americana di Al Tanf.

Inizialmente, alle 21.20, la Tv di stato iraniana parla di un caccia israeliano che in quel momento sta intercettando minacciosamente il volo Mahan Air 1152 decollato da Teheran e diretto a Beirut. Poi, dopo qualche minuto, la versione cambia: il jet, forse un F-15, sarebbe americano. Del caccia con la stella di David non parla più nessuno. L’aereo della Mahan Air atterra regolarmente all’aeroporto di Beirut in tarda serata e Teheran nelle ore successive si rivolge all’Onu perché monitori la situazione nel corso del volo di rientro nella capitale iraniana. Solo due giorni fa, dopo l’esplosione a Beirut, le autorità di Teheran hanno chiesto all’Onu di prendere provvedimenti contro gli Stati Uniti per l’intercettazione dell’aereo Mahan Air da parte di due jet a stelle e strisce.

La compagnia iraniana fa regolare scalo a Beirut: cosa trasportava il volo 1152 di così importante da rischiare di scatenare un teatro di guerra? Sarebbe questo l’aereo che ha scaricato nella capitale libanese l’ordigno tattico nucleare? La nostra fonte non è stata in grado di darci una conferma, anche se non lo ha escluso. Ma è chiaro che il paese impegnato a fermare le consegne di armi in Libano e Siria è Israele.

Il governo libanese ha messo in piedi un comitato investigativo per indagare sulla terribile esplosione e i suoi responsabili. Sull’onda delle proteste che stanno dilagando in queste ore nella capitale in macerie, si è dato cinque giorni di tempo per dare una risposta. Ne sono già passati due.

Intanto, altri tre grossi 747 iraniani sono atterrati a Beirut tra il 5 e il 6 agosto. Molti libanesi adesso dubitano che abbiano portato aiuti umanitari. La tensione è alle stelle e la gente comune nella capitale non è più disposta a tacere.

Massimo A. Alberizzi e Monica A. Mistretta
massimo.alberizzi@gmail.com – monica.mistretta@gmail.com
twitter: @malberizzi @monicamistretta @africexp 

5 COMMENTS

  1. Se si fosse trattato di ordigno nucleare tattico ci sarebbero tracce inconfutabili di sostanze radioattive sottoprodotti della reazione e quindi facilmente detettabili se solo lo si volesse.

  2. Passato un anno circa da quella esplosione, un ordigno da 0.8 kt, certo non ha la capacità di generare radiazioni rilevanti oltre che i danni fisici. Però giustamente come gli utenti fanno notare, effettivamente le radiazioni, dovrebbero esserci, a meno che nessuno non si sia preoccupato di verificarne la presenza se pur minimamente.
    Ora ricordando il caso di Fukushima, la detonazione di Beirut, è 2 volte più potente rispetto quella del reattore n°4 della centrale. Ma in quel caso c’era fuoriuscita lì era ovvia la presenza di radiazioni.
    L’energia sprigionata se pur mirata in un raggio ristretto ma dalle dinamiche chiaramente termonucleari, lasciano poco spazio all’immaginazione collettiva. La colonna di fumo, ha tanto l’aria di un incendio accidentale, di cui ovviamente nessuno era consapevole della presenza di una termonucleare. Ricordiamo chenlentermonucleari si attivano ad una certa temperatura (come l’elio che si sviluppa nella fusione).
    1+1=2 se si è innescata un incendio in quello che insistono dire sia nitrato di ammonio (bella fesseria) certamente certo non detonerebbe in quella maniera. Anzi l’esplosione sarebbe una concatenazione di detonazione. Non certo in simultanea.
    Un elemento che sicuramente ha portato a tale detonazione è la temperatura sviluppata dall’incendio. Pensateci, se ho un una scatola di alluminio con i semi di mais dentro e do fuoco alla casa, quella scatola non diventa 1000 volte più calda dentro, trasformandolanin un forno esplosivo? I semi ovviamente esplodono.
    Lo stesso ragionamento vale anche per kt termonucleari di minore entità come ovvio è il caso di Beirut.

    Nessuno mi toglie dalla testa questo pensiero e ritengo sia ridicolo vi sia stato un insabviamento su una detonazione termonucleare tattica.

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