Mauro Armanino
Niamey, 10 ottobre 2022
“Bienvenue et bon séjour au Niger”, Benvenuto e buon soggiorno nel Niger. Il tabellone luminoso è piazzato sul muro per coloro che giusto sbarcano all’aeroporto internazionale Diori Hamani di Niamey. Sponsorizzato dalla Banca dell’Africa, tanto per ricordare come vanno le cose nel mondo.
Interessante invece l’aeroporto di Addis Abeba, appena a qualche ora di volo da Roma e tutt’altro mondo che poi è lo stesso ma capovolto. Nelle sale di attesa si svela in trasversale il tipo di frontiere che ci abitano. Scorrono sugli schermi i nomi delle destinazioni dei voli, eventuali ritardi, porte di accesso ed occasionali cancellazioni come ad esempio, stamane, a Mogadiscio.
Scorre con variopinta noncuranza la folla dei viaggiatori che colori, mode, acconciature e interpretazioni degli spazi non sembrano mettere per nulla in difficoltà. C’è che parla, legge, fa scorrere l’inevitabile schermo del telefono o, meno sovente, del computer: c’è infatti la connessione gratuita in permanenza.
Tutti connessi a qualcuno o, assai spesso, a qualcosa che si trova o si è lasciato altrove. Le voce di sfondo ricorda gli ultimi appelli per coloro che arrivano puntualmente in ritardo. Ci sono numerose e ben curate ‘toilettes’, significativamente e rigorosamente suddivise per uomini e donne, senza particolari ambiguità a proposito. C’è, infine, chi dorme occupando lo spazio di almeno quattro sedili.
Niamey finalmente appare sullo schermo abbinata con la capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, destinazione finale del volo di Ethiopian Air Lines.
Nel Burkina c’è stato un recente golpe militare nel colpo di Stato di qualche mese fa ma questo non sembra impensierire più di tanto la compagnia che sembra navigare a gonfie vele anche e soprattutto con le crisi politiche.
Nell’attesa dell’imbarco per Niamey c’è l’incontro poco fortuito con un giovane libico stabilitosi con successo a Londra e in transito per Agadez nel Niger dove abita uno zio che non vede da anni.
Dice che ama molto l’Italia e gli italiani. Quello che è accaduto è il passato non più nulla a che vedere col presente. Sa bene che nel suo Paese le cose non vanno e che lì, come in altri Paesi del Nord Africa c’è del razzismo e anche di peggio nei confronti dei neri.
Accetta questo come un dato di fatto perché, ricorda, la sua origine è araba. Sa bene che, in fondo, tutti in qualche modo siamo frutto di migrazioni e solo afferma che vivere in Libia sarebbe oggi per lui pericoloso.
Gli ho ricordato che a Niamey, secondo l’allerta dell’ambasciata di Francia, si prevede per domani una manifestazione non autorizzata in città. L’ambasciata invita i propri connazionali ad evitare di uscire per strada. I venti che spirano in alcune zone del Sahel sono infatti marcati da un inedito, perché molto appariscente, sentimento anti francese.
L’accusa di connivenza col potere è stata più volte evidenziata anche tramite violenze a interessi e simboli francesi. Sullo stesso aereo viaggiava un missionario di origine indiana, vittima degli attacchi alle chiese di Niamey nel 2015, in seguito al noto affare del settimanale ‘Charlie Hebdo’, con la caricatura del profeta Maometto.
Zinder, già capitale dello Stato, è stata duramente attaccata e lui si è salvato per un soffio dall’essere bruciato vivo, assieme ad altri fedeli, per la circostanza. Superato il trauma si trova con alcune responsabilità di gestione nella sua comunità missionaria. Anche lui tornerà, più tardi però, a Niamey.
In volo si segnala che l’arrivo a Niamey è previsto per le 13.36 ora locale. Il vicino di sedile di aereo si dirige, appunto, nella capitale del Faso e commenta a modo suo la presa di potere del capitano Ibrahim Traoré, designato capo di Stato due giorni fa.
Lui si chiama Fidel e con tristezza afferma che si tratta dell’ennesima conferma che nessuno dei capi di Stato, a parte il defunto Thomas Sankara è in realtà a servizio del proprio popolo. Ci si serve dei poveri per farsi strada e non per fare la strada ai poveri, come opportunamente ricordava don Lorenzo Milani.
La temperatura ambiente all’atterraggio è di circa 34 gradi e la stagione delle piogge, che ha causato la morte di circa 200 persone, sembra terminata. Benvenuti e buon soggiorno nel Niger.
Mauro Armanino