Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
21 gennaio 2025
Anche in questo inizio 2025 la maggior parte dei media internazionali dà poco spazio alla peggiore crisi umanitaria della storia recente. Non si arresta la scia di morte in Sudan per mancanza di cibo e cure a causa delle incessanti violenze

La guerra continua
I combattimenti tra i due guerrafondai, Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, leader delle Rapid Support Forces (RSF), e Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, de facto presidente e capo dell’esercito, non risparmiano i civili, prime vittime di questa guerra.
Sanzioni USA
Nemmeno le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sia a Hemetti prima e, qualche settimana dopo a al-Burhan, sono riuscite a bloccare i sanguinosi attacchi verso la popolazione, ormai allo stremo.

L’amministrazione di Biden, pochi giorni prima di cedere il testimone a quella di Trump, ha sanzionato anche il capo dello Stato sudanese perché sotto la sua leadership “sono stati commessi attacchi letali contro i civili, compresi bombardamenti aerei contro infrastrutture protette, come scuole, mercati e ospedali”.
UA condanna uccisione sud sudanesi
Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, domenica scorsa ha condannato fermamente anche le violenze e le brutali uccisioni di cittadini sud sudanesi a Wad Madani, nello Stato di Al Jazirah in Sudan. Faki Mahamat ha chiesto a tutti gli attori interessati di continuare a collaborare con l’UA per una risoluzione pacifica dell’intollerabile conflitto in Sudan.
Soldati governativi
I responsabili delle violenze contro i civili sono i militari governativi, dopo aver ripreso il controllo della città di Madani, capoluogo di Aljazeera State. Secondo International Service for Human Rights (ISHR, ONG indipendente fondata nel 1984, con uffici a Ginevra e New York), le vittime sarebbero per lo più donne e bambini, ma SAF (Sudan Armed Forces, l’esercito sudanese) non avrebbe nemmeno risparmiato gli uomini.
Si tratta di persone provenienti dal Sud Sudan, Darfur e Sudan occidentale, ma residenti nella zona da decenni. I soldati di al-Burhan le avrebbero accusate di aver collaborato con i paramilitari delle RSF mentre l’area era sotto il loro dominio (dicembre 2023 – gennaio 2025).
Coprifuoco in Sud Sudan

Anche il presidente sud sudanese, Salva Kiir, ha protestato contro le uccisioni dei connazionali in Sudan. E pochi giorni fa il suo omologo sudanese ha formato un comitato d’inchiesta per indagare sui gravi fatti commessi dai militari nell’Aljazeera State.
16 sudanesi uccisi
I sud sudanesi sono rimasti scioccati dalle uccisioni dei loro connazionali in Sudan e a tutta risposta hanno iniziato a aggredire i sudanesi residenti nel loro Paese. Lunedì la polizia sud sudanese ha dichiarato che la scorsa settimana 16 cittadini sudanesi sono stati uccisi durante gli scontri, scoppiati nella capitale Juba e in altre regioni. A tutta risposta Salva Kiir, per evitare ulteriori spargimenti di sangue, ha imposto un coprifuoco sul territorio nazionale e ha invitato la popolazione alla calma.
Pulizia etnica
Anche nel Darfur settentrionale non si arrestano gli attacchi delle RSF e le milizia arabe, loro alleate, contro gruppi etnici africani, in particolare contro i fur e gli zaghawa.

Il 13 gennaio scorso, durante un attacco con droni a un mercato, altri 120 morti e 150 feriti a Omdurman, città gemella di Khartoum, sull’altra sponda del Nilo. Si suppone che il lancio delle bombe sia stata opera di SAF, visto che l’area della piazza Ombada Dares è controllata dai paramilitari di Hemetti.
E’ quasi impossibile sapere quante persone siano morte e quanti siano stati i feriti in questa sanguinosa guerra, scoppiata nell’aprile 2023. La gente continua a scappare dalle proprie case. Secondo gli ultimi dati ONU, gli sfollati sarebbero ora 11,5 milioni, mentre altri 3,4 milioni avrebbero cercato protezioni nei Paesi limitrofi. Inoltre, oltre 25 milioni di persone, cioè la metà della popolazione sudanese, soffrono la fame.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes
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