Gli approvvigionamenti misteriosi di Israele: il petrolio arriva in segreto dall’Azerbaijan

Gli interessati negano tutto, ma i giornalisti del quotidiano Haaretz svelano come il loro Paese utilizzi una rotta clandestina per evitare i controlli. Coinvolte Turchia ma anche Russia

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Speciale per Africa ExPress
Valerio Giacoia
13 Giugno 2025

Anche il petrolio importato da Israele è uno dei temi sullo sfondo del complicato scacchiere che si muove sulle “retrovie” della guerra scatenata dal presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, contro i palestinesi. Israele ha tentato di mantenere il massimo riserbo sulle fonti di approvvigionamento energetico, e il perché sta nel timore di spaventare i Paesi fornitori, eventualmente soggetti a critiche, vista la fama internazionale sempre più negativa del ricevente, e mettere così a repentaglio i rifornimenti.

Un pezzo di questa storia riguarda l’oro nero dall’Azerbaijan, che è tra i principali fornitori di Israele. Ma se da un lato, secondo pubblicazioni abbastanza recenti, le esportazioni erano aumentate in maniera costante dal 2021 al 2024, in questa prima parte del 2025 si è registrato uno stop improvviso.

Il ministro degli Esteri azero Ceyhun Bayramov (a sinistra), in visita in Israele per inaugurare l’ambasciata dell’Azerbaigian a Tel Aviv, incontra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme Ovest il 29 marzo 2023. (Foto di GPO / Handout/Anadolu Agency via Getty Images)

Al punto che, come osserva il quotidiano israeliano Haaretz, bravissimo a fare le pulci al governo e ai suoi affari, Israele addirittura non appare più nella lista dei Paesi destinatari del petrolio azero. In effetti l’Azerbaijan ufficialmente ha negato qualsiasi collegamento, peccato che i dati dicono il contrario.

Rotta cambiata

La rotta è cambiata, ecco lo stratagemma. Il petrolio “non appare più chiaramente diretto verso Israele”, come scrive Haaretz. Il quotidiano precisa che oltre all’Azerbaijan, Israele importa anche piccole quantità di petrolio da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e anche la Russia, secondo uno studio, fornisce carburante a Israele tramite intermediari.

Il percorso passa dalla Turchia tramite l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, che inizia sul Mar Caspio in Azerbaijan, attraversa poi la Georgia, e finisce al porto turco di Ceyhan sul Mediterraneo. Da lì, viene caricato su navi cisterna dirette in vari Paesi.

L’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, che inizia sul Mar Caspio in Azerbaijan, attraversa poi la Georgia, e termina al porto turco di Ceyhan sul Mar Mediterraneo

Il gioco è semplice così, e la Turchia (dove nel frattempo montano all’interno proteste in questo senso) continua a permettere il passaggio di petrolio verso Israele, nonostante lo scorso anno abbia imposto un embargo sulle merci verso Israele, inclusi divieti di transito via terra.

Esportazioni apparentemente cessate

Ankara non ha ancora bloccato il flusso attraverso gli oleodotti, e questo permette all’Azerbaigian di fornire ancora petrolio a Israele, pur evitando dichiarazioni ufficiali. Il giochino è banale (ma segreto): “I dati azeri mostrano solo che le esportazioni dirette verso Israele sono cessate – si legge su Haartez – ma lo stesso percorso può essere usato surrettiziamente, impiegando intermediari registrati in un Paese terzo, che è quello che comparirà nei dati doganali azeri”.

Chi sono gli intermediari? Trafigura, Vitol e Glencore, tra le più grandi compagnie del settore, acquisterebbero il petrolio azero e rivendendolo a Israele. Un’ulteriore prova del fatto che l’Azerbaigian continui a fare affari con Israele si può vedere nelle recenti mosse della compagnia petrolifera nazionale azera, la SOCAR.

Cerimonia ufficiale

Qui il quotidiano israeliano è diretto e preciso: “Nell’ottobre 2023, un consorzio guidato da SOCAR ha vinto una gara per l’esplorazione di gas naturale nel Blocco 6, al largo delle coste israeliane. A febbraio – si legge nell’edizione di pochi giorni fa – SOCAR ha firmato un accordo per acquistare il 10 per cento del giacimento israeliano di Tamar, e a marzo il ministro azero dell’economia, Mikayil Jabbarov, che è anche presidente di SOCAR, ha partecipato alla cerimonia ufficiale di assegnazione della licenza di esplorazione”. Resta che il 40 per cento del petrolio proviene dall’Azerbaigian. Un piccolo giallo? No. Forse meglio dire un segreto di pulcinella.

Valerio Giacoia
valeriogiacoia@yahoo.it
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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