Speciale Per Africa ExPress
Alberto Airola*
13 giugno 2025
Qualche che giorno fa, durante i festeggiamenti del 2 giugno, Festa della Repubblica, ero rimasto colpito dall’improvvisa dichiarazione del presidente Mattarella su Gaza e sul diritto all’esistenza dei Palestinesi
Avevo interpretato questa presa di posizione, seguita dal solito codazzo di ripetitori quirinalizi, come riconoscimento degli ormai innegabili crimini contro l’umanità, stermino e genocidio, del governo Netanyahu e infine come “resa” all’evidenza della realtà non più manipolabile.

Dichiarazioni di grande valore, senza dubbio e importante occasione di pacificare un parte delle coscienze italiane, così dilaniate da guerre e crudeltà disumane e cosi arrabbiate.
Indignazione dei cittadini
L’indignazione di cittadini saturi di crudeltà e efferatezza non possono più accettare altre guerre, armi e violenza.
Così arrivano salvifiche rassicurazioni su Gaza e liberano un slot celebrale per accogliere altri orrori, un’altra guerra e ancora violenza, uno slot da riempire di panico e paura per un conflitto direttamente in casa nostra.
Alle dichiarazioni di Mattarella, è seguita qualche azione concreta? No, dopo pesanti denunce del capo dello Stato, non è seguito un solo atto sostanziale per fermare Netanyahu.
Nulla si è mosso sull’embargo alla vendita di armi ad Israele, nulla su sanzioni, nulla su interventi umanitari… Stesso atteggiamento sul caso della nave di Greta Thunberg fermata da Israele: nessuna reazione concreta del governo italiano, solo qualche dichiarazione di circostanza.
Deludente astensione
Nulla dopo la riuscita manifestazione del 7 giugno che è stato un evento importante perché partecipato da cittadini comuni nonché da esponenti politici che potavano farsi latori di istanze tangibili.
Nulla sul fronte di riconoscimento dello Stato Palestinese e nessuna buona intenzione in vista dei voti futuri in merito, dove il governo ostenta una deludente astensione. Eppure sarebbe un chiaro atto di giustizia e di chiarezza politica”.
Sforzi propagandistici
La bilancia degli sforzi propagandistici pende completamente a favore della guerra alla Russia e la corsa alle disastrose spese per REARM.

Vediamone alcune:
– Rutte (NATO) chiede escalation del 400 per cento: ”i Paesi della NATO devono aumentare del 400 per cento il loro potenziale di difesa aerea e missilistica”
– Esercitazioni NATO-Russia nel Baltico (mordere più che abbaiare)
– “Sarà una guerra lunga” (Repubblica, 9 giugno 2025): la NATO aggiorna i piani per sostenere Zelensky (scavare il fondo del barile oltre a nuove fosse per le vittime)
– “Spese militari: Rutte batte cassa da Meloni” (Il Fatto, 9 giugno 2025) (non c’è più tempo, servono armi, armi, armi
– “Disarmiamoci e partite” – Mondini (Repubblica, 9 giugno 2025): vince il premio propaganda di guerra: non si limita ad annunciare la guerra inevitabile ma attacca anche chi cerca la pace o perlomeno il dialogo. Il titolo è già esplicativo.
Insomma se non serve quasi più diffondere la fantasiosa minaccia che la Russia attaccherà sicuramente L’UE e la NATO, serve però rendere iper-reale la minaccia. Le parole usate sembrano uscite dalla retorica del secolo scorso: “immediatamente (si usino la flessibilità finanziaria)”, Subito Non basta, “A tutta forza”, prepararsi a cavarsela da soli, fare in fretta, siamo in ritardo, ci attende un lungo conflitto…
Tunnel della crisi
A qualcuno inizia persino a sembrare una via di uscita dal tunnel della crisi italiana.
La propaganda non è rivolta solo ai cittadini (quest’estate, risparmiate i soldi per le vacanze e compratevi del piombo, ne avrete bisogno) ma anche e soprattutto agli elettori di partiti già profondamente spaccati e cito il caso più macroscopico quello PD.
Un partito e una segretaria che vorrebbero mettersi a capo di una coalizione, dove la metà ha l’elmetto e l’altra mette i fiori nei cannoni. Una prospettiva alquanto improbabile se si continua con questi toni scriteriati, incoscienti e pericolosi.
Una situazione che va affrontata perchè fra due anni ci saranno le elezioni politiche (guerra permettendo) ed è sicuro che si proporrà un campo largo per affrontare il Centrodestra (legge elettorale permettendo) .
Come ci si porrà un governo del genere ammesso che vinca, su queste questioni che non sono solo geopolitica ma minano seriamente i conti pubblici, la disgregazione ulteriore del sistema sociale, la castrazione di qualsiasi necessario rapporto multipolare in un mondo che è diventato così.
Speranza in fin di vita
La speranza è l’ultima a morire ma dalle notizie che arrivano dal fronte, la danno in fin di vita.
Infine oltre al danno, la beffa o meglio le catene all’economia italiana, costretta a spegnersi e peggio seguire i signori della guerra in un baratro di morte.
Non sono ottimista: non vedo segni di un contatto della politica con la realtà, non vedo alcuna speranza di poter tornare indietro allo stato sociale né all’uguaglianza economica dei cittadini e ai doveri costituzionali dello Stato.
Mi ha fatto estremamente piacere una manifestazione su Gaza partecipata e pacifica ma ahimé, anche a causa della iniqua affluenza ai referendum, non riesco a vedere un popolo che desideri cambiare o essere salvato.
Alberto Airola*
alberto.airola@gmail.com
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA
*Ex senatore della republica per il M5S
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