Israele riapre agli aiuti, ma solo perché “la carestia è un ostacolo per le operazioni militari”

Delegazione di eurodeputati e associazioni a Rafah per dire stop allo sterminio

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Speciale per Africa ExPress
Fabrizio Cassinelli
20 maggio 2025

Israele riapre agli aiuti umanitari. Ma non come sperava la gente di tutto il mondo. Sarà concesso solo poco cibo, e per combattere meglio i palestinesi. Solamente 5 camion, infatti, sono per ora entrati a Gaza. E due sono carichi di sudari, in un luogo dove ci si appresta a morire più che a vivere.

“Su raccomandazione delle Forze di Difesa Israeliane – si legge in una nota dell’Ufficio del primo ministro secondo quanto riportano le agenzie internazionali – e per la necessità operativa di consentire l’espansione degli intensi combattimenti per sconfiggere Hamas, Israele fornirà alla popolazione una quantità minima di cibo per garantire che non si verifichi una crisi di carestia, che metterebbe a repentaglio la continuazione dell’operazione Gideon Chariots”.

Israele: operazione Gideon Chariots a Gaza

Sembra non avere fine la follia dell’orrore che si è scatenato a Gaza, eppure ogni giorno si registrano nuovi più terribili scenari, e di quella umanità tanto invocata da Vittorio Arrigoni pare resti ben poco.

Operazione Gideon Chariots

Le operazioni militari a Gaza hanno subito un’ulteriore escalation da parte di IDF, l’esercito israeliano. Ora le forze armate israeliane hanno cominciato un’occupazione sistematica del territorio e si prepara (con volantini e un piano di smobilitazione forzata ben preciso) a deportare gli abitanti. I gazesi, privi di acqua, cibo, medicine, con le case ridotte in macerie e i figli che urlano per la fame – almeno quelli rimasti vivi – difficilmente potranno rifiutare. Meglio esuli che morti? Chi conosce bene i palestinesi dice che non sarà mai così.

La notizia dell’assalto è giunta mentre i negoziatori erano in piena attività in Qatar. Le truppe di terra hanno dato il via all’offensiva Carri di Gedeone in quattro aree di Gaza con ben cinque divisioni. I carri armati con la Stella di Davide avanzano a nord e a sud di Khan Younis, con pesanti bombardamenti di artiglieria e attacchi aerei, e nella parte orientale di Jabaliya, nel nord.

L’esercito ha anche ordinato l’evacuazione dall’area orientale di Deir al-Balah. La fase preparatoria, secondo i media, richiederà almeno tre settimane. Sarà “la prima fase di una strategia di lungo termine – ha scritto il Sunday Times – per prendere il controllo di Gaza, radicando le forze israeliane all’interno del territorio palestinese”.

Donald Trump e Benjamin Netanyahu

Insomma mentre con Trump “si apre alla pace, alla tregua, al rilascio di altri ostaggi”, i lavori preparatori per il piano di deportazione sono già iniziati, con la costruzione di strade e infrastrutture su terreni in cui un tempo sorgevano le case della popolazione. Insomma sembra una pantomima vista altre volte che, unendo i puntini, porta all’annessione.

Carovana deputati UE

Mentre tutto questo accade, una delegazione di deputati, europarlamentari, di associazioni e ONG, ha cercato di riscattare l’onore dell’Europa e dell’Italia recandosi in Egitto e fino sul confine israeliano, a Gaza, là dove da 76 giorni si accumulano materiali e soccorsi mentre a poche decine di metri si muore.

Carovana “Gaza oltre il confine”

“Oggi siamo stati al valico di Rafah. Non ci hanno fatto entrare ma potevamo sentire i droni e i bombardamenti continui ed incessanti. Dall’altra parte del confine ci sono 2 milioni di persone che non hanno accesso ad acqua, cibo ed elettricità”. Così dice in un video l’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, Benedetta Scuderi, parlando dal valico di Rafah con la Carovana solidale insieme ad una delegazione di parlamentari ed europarlamentari, associazioni, studiosi e giornalisti italiani.

Immobilismo leader europei

“L’immobilismo dei leader europei è complice dello sterminio del popolo palestinese – ha affermato Laura Boldrini, eurodeputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo -. Oggi la carovana Gaza oltre il confine è arrivata al valico di Rafah, che però è rimasto sigillato: nessuno entra e nessuno esce”.

“Abbiamo anche parlato con vari medici palestinesi, scrive sulla sua pagina FB Cecilia Strada, anch’ella europarlamentare del PD. Sono almeno 100 i morti nelle ultime 24 ore, oltre a malattie ed epidemie, con gli ospedali che sono ormai delle fosse comuni, e con i bambini che vengono amputati senza anestesia, e le madri che partoriscono con il cesareo senza narcosi. Il nostro governo non ha fatto ancora niente, e noi chiediamo al governo italiano e alla Commissione europea di fare subito quello che andava fatto 18 mesi fa”.

L’opinione pubblica internazionale è ormai apertamente schierata (e come non potrebbe) quasi ovunque contro quanto sta accadendo in Palestina, eppure l’Italia continua a non condannare l’invasione e gli evidenti crimini di guerra.

E questo nonostante una giurisprudenza internazionale inattaccabile, fatta di ripetute e chiare condanne, nei decenni trascorsi dalla Nakba (la “tragedia”, come la chiamano i palestinesi).

Un atteggiamento che onestamente sembra inspiegabile, quasi controproducente, o che semplicemente, forse, rende l’idea del livello di sudditanza del nostro Paese. Un giogo così pesante, evidentemente, da non permettere, sei giorni fa in Parlamento, di fronte all’esortazione di uno dei leader dell’opposizione, Giuseppe Conte, nemmeno di alzarsi in piedi per commemorare anche soltanto “le vittime civili”.

Fabrizio Cassinelli
cassinelli.fabrizio@gmail.com

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