Hanno saccheggiato lo Stato: in Gabon ex first lady e figlio in galera

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
13 ottobre 2023

Nella classifica del 2022, il Gabon occupa il 136esimo posto su 180 Paesi per percezione della corruzione. Il fenomeno è presente a tutti livelli, preoccupa però maggiormente quando sono coinvolte persone che dovrebbero dare l’esempio e soprattutto combatterla.

La franco-gabonese, Sylvia Bongo Ondimba Valentin, moglie dell’ex presidente del Gabon, Alì Bongo Ondimba

Mercoledì è stata arrestata la ex first lady, la franco-gabonese Sylvia Bongo Ondimba Valentin, moglie del presidente Ali Bongo Odimba, spodestato dopo un colpo militare alla fine di agosto. Il giudice ha spedito la donna dietro le sbarre dopo un nuovo e lungo interrogatorio.

Già subito dopo il putsch, la donna era stata messa agli arresti domiciliari, perché accusata di presunta appropriazione indebita di denaro pubblico, riciclaggio e altri reati finanziari.

Sylvia è nata a Parigi nel 1963. Il padre, un uomo d’affari francese, ha clienti in diversi Paesi africani, continente, dove si trasferisce insieme alla figlia, all’epoca ancora bambina. Nel 1974 si stabiliscono in Gabon, dove Edouard Valentin fonda la OGAR, Omnium gabonais d’assurances et de réassurances, la principale compagnia assicurativa del Gabon, dove Sylvia frequenta le scuole. Dopo l’esame di maturità rientra in Francia per gli studi universitari.

Prima di tornare in Gabon, viene assunta in Francia da un’agenzia immobiliare, della quale diventa presto direttore commerciale per poi mettersi in proprio nel 1988. “In famiglia abbiamo il senso degli affari” dichiarava nel 2010 durante un’intervista. Ma nel 1988 la giovane incontra anche l’allora 28enne Alì Bongo Ondimba. I due si sposano l’anno seguente. All’inizio degli anni 2000 la coppia adotta tre bambini: Noureddin Edouard, Jalil et Bilal. Ma, come ricorda Le Parisien, Alì è anche padre di Malika, bimba avuta da una relazione precedente.

Noureddin Edouard, figlio dell’ex presidente gabonese

I militari che hanno spodestato Alì Bongo, hanno accusato tutto il suo entourage di aver truccato le scorse elezioni presidenziali. Inoltre sospettano che la ex first lady abbia manipolato il marito, tutt’ora sofferente dei postumi di un grave ictus avuto nel 2018.

Secondo loro, la consorte dell’ex presidente e il figlio, Noureddin Bongo Valentin, sarebbero stati “leader de facto” del Paese negli ultimi 5 anni. Periodo durante il quale avrebbero, secondo l’accusa, sottratto fondi pubblici a piene mani.

Già poche ore dopo il golpe del 30 agosto, i militari hanno proclamato di aver messo fine al regime dei Bongo, accusandolo di corruzione. Nel 1966 saliva al potere Omar, e dopo la sua morte, nel 2009,  Alì diventava il leader del Paese, riuscendo a rimanere incollato alla poltrona più prestigiosa del Paese fino al putsch di poche settimane fa.

La notte stessa del putsch, Noureddin Bongo e diversi altri giovani, membri del gabinetto presidenziale, sono stati arrestati mentre erano in piedi davanti a innumerevoli bauli, valigie e borse traboccanti di banconote.

Tre settimane dopo, il figlio di Bongo e altri sette membri della giovane squadra, sono stati incarcerati con l’accusa di “corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici, riciclaggio di denaro, associazione a delinquere, falsificazione della firma del presidente della Repubblica e turbativa delle operazioni elettorali”. Sono stati imprigionati anche due ex ministri (petrolio e lavori pubblici), personaggi vicini a Noureddin Bongo.

“La First Lady e Noureddin si sono appropriati del potere di Ali Bongo” – ha dichiarato l’attuale capo della transizione, Brice Clothaire Oligui Nguema, il 18 settembre -. “Dopo il suo ictus, hanno falsificato la firma del Presidente e dato ordini al suo posto, oltre aver commesso altri gravi reati, come riciclaggio di denaro e corruzione. Bisogna chiedersi chi guidava il Paese in questi anni”, ha poi aggiunto Oligui.

Certo, nemmeno Brice Clothaire Oligui Nguema, è un santo. Cugino di Alì, è stato dapprima al servizio di Omar. Durante tale periodo si è arricchito a dismisura e ha investito il denaro comprando proprietà in Senegal, Francia, Marocco e Stati Uniti.

Dopo la morte di Omar, è stato spedito all’estero per 10 anni come addetto militare, nel 2018, in seguito alla malattia di Alì, è stato richiamato in patria. E’ poi stato a capo della Guardia Repubblicana fino al giorno del colpo di Stato.

Recentemente, oltre ai familiari del cugino e alcuni ex ministri, Oligui ha sbattuto in galera anche due persone vicine all’oppositore, Albert Ondo Ossa, candidato alle presidenziali, sostenuto dalla coalizione Alternanza 2023. Mike Jocktane e Thérence Gnembou, sono ora detenuti in custodia cautelare nel carcere di Oyem, nel nord del Gabon. I due sono stati bloccati mentre si stavano recando in Guinea Equatoriale per recapitare due lettere: una al vicepresidente equatoguineano, Teodorin Obiang Nguema, l’altra a Faustin-Archange Touadéra, capo di Stato centrafricano. I due volevano l’aiuto di Malabo e Bangui. La cosa ha ovviamente irritato le autorità di transizione di Libreville.

Intanto il presidente della giunta militare, che recentemente ha nominato un governo e un parlamento di transizione, ha fatto il giro dei Paesi limitrofi, membri della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEEAC), per consultazioni con i suoi omologhi. Subito dopo il golpe, il Gabon è stato sospeso dall’organizzazione regionale. Ora Libreville sta cercando di normalizzare la propria situazione perché vorrebbe essere reintegrata quanto prima alla CEEAC.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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