Le regole anti-migranti non colpiranno gli scafisti ma i poveracci in fuga

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Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
11 marzo 2023

Nonostante la diffusa commozione per il naufragio avvenuto sulla costa calabra con decine di vittime, difficilmente la politica italiana ed europea sull’immigrazione cambierà. Anzi. Il Consiglio dei Ministri riunitosi a Cutro è stato solo un fenomeno mediatico. Nel concreto, finora il governo ha promosso le espulsioni.

I relitti del barcone su cui erano imbarcati i migranti, naufragato nelle acque di Cutro

Quante altre persone dovranno morire – ha affermato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee – prima che i politici europei si rendano conto che bloccare le rotte sicure e legali e criminalizzare i soccorritori non impedisce ai migranti di intraprendere i viaggi, ma rende le traversate ancora più pericolose? Invece di rendere i confini europei ancora più inaccessibili respingendo le persone e criminalizzando i soccorritori delle Ong che provano a salvare vite in mare, i governi europei dovrebbero concentrarsi sul garantire passaggi sicuri alle persone migranti”.

La riunione dei ministri

E’ di pochi giorni fa una riunione dei Ministri dell’Interno di Italia, Malta, Cipro, Spagna e Grecia. Durante il meeting è stata confermata la linea del contrasto all’immigrazione clandestina, mediante il rafforzamento dei rimpatri e l’aumento della sorveglianza dei confini.

Non solo, anche il Consiglio europeo del 9 febbraio, si è espresso in tal senso: “L’Unione Europea rafforzerà – si legge nelle conclusioni dell’incontro – la sua azione tesa a prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane, ridurre la pressione sulle frontiere dell’UE e sulle capacità di accoglienza, lottare contro i trafficanti e aumentare i rimpatri. A tal fine si intensificherà la cooperazione con i Paesi di origine e di transito attraverso partenariati reciprocamente vantaggiosi.”

Controllo delle frontiere

Il Consiglio, inoltre, “invita la Commissione a finanziare misure degli Stati membri che contribuiscono direttamente al controllo delle frontiere esterne dell’UE, quali i progetti pilota per la gestione delle frontiere, nonché al miglioramento del controllo delle frontiere nei Paesi chiave sulle rotte di transito verso l’Unione europea;”.

Febbraio 2023: L’Italia consegna un nuovo natante alla guardia costiera libica

In altre parole fondi europei andranno a rafforzare gli apparati di regimi repressivi, ad esempio la Guardia Costiera libica, che addirittura ha nei propri dirigenti persone ricercate dall”Interpol proprio per traffico di migranti!

Poche settimane fa l’Italia ha consegnato alla guardia costiera libica la prima di cinque motovedette, pagate con fondi europei e le altre quattro andranno a Tripoli nei prossimi mesi.

Politica di chiusura

Questa politica di chiusura è coerente con quanto attuato dai governi succedutisi negli ultimi anni, ad esempio il Partito Democratico ha votato con poche eccezioni il provvedimento che ha autorizzato le missioni in Libia, ivi compresa la formazione e la fornitura delle navi destinati alla guardia costiera.

Durante il governo Gentiloni, l’allora ministro degli Interni, Marco Minniti, ha stipulato il Memorandum d’intesa bilaterale Italia/Libia nel febbraio 2017. Secondo Amnesty International, oltre 82.000 persone intercettate in mare sono state riportate in Libia nei soli primi 5 anni di operatività del Memorandum stesso, grazie ai natanti forniti dal nostro Paese.

Anche il Movimento 5 Stelle, quando era al potere non ha fatto nulla per cambiare le cose. Durante il governo Conte -1 sono stati adottati i decreti Salvini. L’Esecutivo Meloni ha riproposto tali norme, con il decreto-legge n.1/2023 convertito in legge nonostante le numerose proteste, fra cui quelle della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatoviae.

Ostacolano ricerche e soccorso

Di fatto, secondo la signora Mijatoviae, queste regole potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle ONG e quindi in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale.

Ma il nostro governo non si ferma, del resto è noto che strumentalizzare il fenomeno fa guadagnare voti. Le forze politiche non si rendono conto, tuttavia, che i migranti non fuggono da ineluttabili calamità naturali, bensì dagli effetti del cambiamento climatico che nei Paesi africani sono tremendi; da guerre combattute per procura per garantire le indispensabili materie prime per il nostro assurdo stile di vita e da regimi corrotti al potere proprio per garantirci tutto ciò.

Sono di pochi giorni fa le dichiarazioni del presidente tunisino, Kaïs Saïed, contro i migranti subsahariani che hanno scatenato l’odio razziale. L’Italia, ha sostituito la dipendenza dal gas russo acquistandolo prima da Egitto, Libia, Congo, Emirati Arabi Uniti ed altri, regimi autoritari, rafforzati dagli investimenti miliardari dell’ENI, in controtendenza con gli obiettivi europei di riduzione dei combustibili fossili.

Si moltiplicheranno così i migranti ambientali, costretti a lasciare le proprie terre, ormai incoltivabili. Con Tripoli il Cane a sei zampe ha siglato, quest’anno, un accordo da otto miliardi di euro per lo sfruttamento del gas, l’intesa sostenuta politicamente dal governo, non prevede condizioni sul rispetto delle libertà fondamentali.

Situazione deprimente

Di fronte a una situazione così deprimente è importante il segnale lanciato dalla società civile, che proprio oggi, 11 marzo, ha manifestato nella spiaggia di Cutro, per esprimere indignazione per quanto accaduto, e ha espresso solidarietà alle famiglie delle vittime.

“Fermare la strage, subito! La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si potevano e si dovevano evitare”. E’ l’appello sottoscritto da numerose associazioni, fra cui Amnesty International e la CGIL.

Questa manifestazione è solo il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le predette associazioni intendono organizzare. Di fronte all’irresponsabilità dei governanti c’è chi non si rassegna e non vuole perdere l’umanità.

Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
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