Discorso del presidente tunisino contro i migranti subsahariani e scoppia l’odio razziale

I migranti subsahariani chiedono alle proprie ambasciate il rimpatrio volontario.

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
3 marzo 2023

“L’arrivo di masse incontrollate dal sud del continente africano hanno come obiettivo di trasformare la Tunisia in un Paese solo africano e staccarla dalle nazioni arabo-musulmane”. Sono parole pronunciate dal presidente tunisino Kaïs Saied il 21 febbraio scorso in occasione di una riunione del suo consiglio di sicurezza.

Kaïs Saïed, presidente della Tunisia

Durante lo stesso meeting, il presidente ha annunciato misure urgenti per far fronte al fenomeno migratorio che, secondo Saied, mira a modificare profondamente l’identità del Paese.

Ha poi accusato i migranti di essere responsabili di crimini, violenze e di atti inaccettabili. Il capo di Stato ha chiesto interventi immediati a tutti livelli – diplomatico, sicurezza e militare – nonché ad una rigorosa applicazione delle leggi sull’immigrazione e maggiori controlli alle frontiere.

Le misure annunciate dal governo di Tunisi sono arrivate un mese dopo la visita dei ministri degli Esteri, Antonio Tajani, accompagnato dal suo omologo degli Interni Matteo Piantedosi. In tale occasione i responsabili dei due dicasteri hanno promesso di accogliere più lavoratori tunisini per inserirli nel mercato del lavoro (industria e agricoltura), in cambio di un maggiore impegno della Tunisia nell’ambito dell’immigrazione irregolare.

Alcune ONG hanno fatto sapere che da quasi un anno odio e xenofobia si stanno diffondono contemporaneamente in Tunisia e Egitto. Sui social network si sono moltiplicate le campagne e gli appelli per il rimpatrio degli africani subsahariani.

Berberi tunisini

Bisogna ricordare che in Tunisia non tutte le persone dalla pelle scura sono di origini subsahariane. Pochi sanno che nel Paese è sempre esistita una popolazione dalla pelle nera, come alcuni berberi, presenti anche in altri Stati del Magreb, in Libia, Mauritania e Egitto. I berberi vivono nella regione ben prima dell’arrivo degli arabi alla fine del VII secolo.

Non è mancata un’immediata presa di posizione dell’Unione Africana dopo le parole pronunciate dal presidente tunisino.  L’organizzazione ha chiesto a tutti gli Stati membri di astenersi da qualsiasi commento di odio a sfondo razziale che possa danneggiare le persone.

E, in un comunicato, firmato personalmente da Moussa Faki Mahammat, presidente della Commissione dell’UA, si legge: “Condanniamo fermamente le scioccanti dichiarazioni delle autorità tunisine. Esternazioni che sono contrarie allo spirito della nostra organizzazione e dei principi sui quali si basa sin dalla su fondazione “. Nabil Ammar, capo della diplomazia di Tunisi, ha rigettato prontamente tutte le accuse, apostrofandole come “senza fondamenta”.

Dopo il discorso del presidente tunisino, le reazioni nel Paese non si sono fatti attendere. Molti lavoratori sub sahariani sono stati licenziati in tronco e cacciati dalle loro case. Altri sono stati arrestati e/o espulsi.

Migranti subsahariani accampati n Tunisia

Provvedimenti presi dai datori di lavoro e proprietari di case anche per timore di sanzioni, poiché, secondo una legge del 2004, obbliga i padroni a richiedere un permesso di soggiorno e a dichiarare alla stazione di polizia di ospitare uno straniero. Leggi, finora poco rispettate, poiché è difficilissimo ottenere un permesso di soggiorno in Tunisia.

Intanto è caccia all’uomo. Si susseguono arresti da parte delle forze di sicurezza, ma non mancano anche aggressioni fisiche e verbali da parte di comuni cittadini. E’ stato riportato che molte donne con i loro bambini non hanno più un posto dove dormire e tanti non hanno più un soldo per procurarsi il cibo. Sono stati attaccati anche studenti universitari, regolarmente registrati nel Paese.

Jean Bedel Gnabli, vice responsabile di un’associazione di migranti sub sahariani in Tunisia, ha dichiarato che l’intera comunità, che comprende senegalesi, guineani, congolesi e altri , vive nel terrore.

Centinaia di africani si presentano tutti giorni all’entrata delle proprie ambasciate a Tunisi. In particolare gli ivoriani hanno chiesto un immediato rimpatrio volontario. Dopo l’appello dei propri concittadini, il 1° marzo le autorità di Abidjan hanno sbloccato la somma di 1,5 milioni di euro per erogare anche uno stipendio a 500 ivoriani identificati per il ritorno volontario, per facilitare il loro reinserimento nel Paese. La Costa d’Avorio non ha ancora comunicato quando invierà un aereo che riporterà a casa i primi richiedenti.

Il governo guineano, invece, due giorni fa ha già provveduto a riportare a Conakry i primi 50 concittadini.

Ma non sono nemmeno mancate le manifestazioni di solidarietà. Sabato scorso centinaia di persone hanno protestato a Tunisi contro il discorso di odio pronunciato dal presidente.

Naturalmente non poteva mancare una telefonata di Tajani al suo omologo tunisino. Il ministro degli Esteri ha espresso la propria solidarietà al popolo e alle autorità di Tunisi in questo momento particolarmente delicato per il Paese.

Tajani ha poi commentato: “Il Governo italiano è in prima linea nel sostenere la Tunisia nelle attività di controllo delle frontiere, nella lotta al traffico di esseri umani, nonché nella creazione di percorsi legali verso l’Italia per i lavoratori tunisini e nella creazione di opportunità di formazione alternative alle migrazioni”.

Sta di fatto che, secondo le autorità di Tunisi, i tentativi di attraversare il Mediterraneo sono in forte aumento. Nella notte tra il 18 e il 19 febbraio 2023 la guardia costiera tunisina ha soccorso in mare 423 persone, 352 tra loro di origine subsahariana.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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