Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
13 giugno 2020
E’ successo a Kafolo, nel nord-est della Costa d’Avorio, a pochi chilometri dal Burkina Faso. Un gruppo di uomini pesantemente armati ha attaccato una base della sicurezza ivoriana durante la notte tra mercoledì e giovedì. Fonti ufficiali parlano di 10 soldati uccisi, ma c’è chi sostiene siano 12 le vite spezzate, due i militari dispersi e 6 i feriti, che sono stati trasferiti a Abidjan. A quanto pare sarebbe morto anche uno degli aggressori. Un’inchiesta, aperta subito dopo l’attacco, potrà far luce sulla dinamica dei fatti.
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Si tratta del più grande attentato consumato in Costa d’Avorio dal 2016, quando i miliziani di AQMI, acronimo per Al Qaeda nel Maghreb Islamico, avevano ucciso 19 persone a Grand Bassam, località balneare che dista una quarantina di chilometri da Abidjan. E proprio la scorsa settimana la Francia ha reso noto di aver ucciso il leader di AQMI, Abdelmalek Droukdal.
I residenti di Kafolo sono ancora sconvolti da quanto accaduto nella dotte tra mercoledì e giovedì malgrado i rinforzi militari arrivati poche ore dopo l’attacco. Elicotteri stanno ancora sorvolando l’area e anche Ouagadougou ha inviato altre truppe per setacciare la zona vicino al confine. E proprio a fine maggio, durante un’operazione congiunta dei due eserciti (burkinabè e ivoriano), denominata Comoé, come il fiume che segna il confine tra i due Paesi, sono stati neutralizzati 8 presunti miliziani jihadisti, altri 38 sono stati arrestati e distrutta la base terrorista di Alidougou, nel sud del Burkina Faso. I soggetti erano tutti membri di una cellula di Fronte di liberazione della Macina; 24 terroristi sono stati fermati in territorio burkinabé, 14 in quello ivoriano.
Il raggruppamento terrorista Fronte di Liberazione della Macina fa parte di “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, insieme a altre formazioni armate, tra questi anche AQMI e Ansar Dine. Il gruppo è stato formato nel 2017 e è capeggiato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista touareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine – in italiano: ausiliari della religione (islamica) – e è alleato con al Qaeda e i talebani afghani.
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Il ministro della Difesa di Abidjan che è anche primo ministro ad interim, Hamed Bakayoko, non esclude che possa trattarsi di una rappresaglia in risposta all’azione militare congiunta di fine maggio, anche se l’attentato non è ancora stato rivendicato.
Già un anno fa era stata notata la presenza di terroristi a nord del parco nazionale del Comoé, area protetta in Costa d’Avorio. Dunque quest’ultimo attacco dimostra che la minaccia jihadista si sta espandendo anche verso i Paesi del golfo di Guinea.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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