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lunedì, Dicembre 15, 2025

Congo-K, si firma la pace ma continua la guerra

Africa ExPress 14 dicembre 2025 Solo poco più di...

Due serate della cucina italiana a Mogadiscio

Africa ExPress Mogadisco, 11 dicembre 2025 Visto il successo...

Ma l’America è sempre antinazista e antifascista?

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ERITREA/Il regime del terrore (di Marco Cavallarin)

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Il 13 settembre del 2001
(esattamente 12 anni fa) il dittatore eritreo
Isaias Afeworki faceva arrestare un gruppo di dissidenti,
suoi amici e compagni di lotta,
eroi della guerra di indipendenza contro l’Etiopia.
Di loro non si sa più nulla da allora.

L’Eritrea era la speranza di un’Africa nuova in cui il sostegno popolare sembrava poter dare vita a una democrazia partecipata da tutto il suo popolo. Così non è stato. L’Eritrea di oggi è a Sawa (inospitale campo militare, ndr), pronta a difendersi da una minaccia etiope sempre più vaga e a sostenere il potere assoluto del presidente e dei pochi militari che ne condividono la follia e l’avidità di potere e di denaro.

Ieri si è votato in Ruanda: vincerà Paul Kagame. Il Paese cresce e si sviluppa ma la democrazia zoppica (di Massimo A. Alberizzi)

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DAL NOSTRO INVIATO

NAIROBI – Ma non si riesce proprio in Africa a coniugare democrazia, crescita, rispetto dei diritti umani? In Ruanda ieri  si è votato per rinnovare il parlamento e per eleggere il presidente, il paese registra una crescita inconcepibile fino a qualche anni fa e sconosciuta agli altri Paesi del continente. La corruzione è a un livello bassissimo. Ma per raggiungere questi traguardi Paul Kagame, il presidente dal pugno di ferro, ha rinunciato alla completa democrazia.

I migranti perseguitati in Libia (di Cornelia I. Toelgyes)

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I difensori dei diritti umani denunciano da anni alle istituzioni internazionali e ai governi le atrocità che si consumano in Libia nei confronti dei migranti sub sahariani. Accadeva durante l’era Gheddafi e a tutt’oggi non sembra essere cambiato nulla, anzi. Un chiaro esempio di come la Primavera Araba non sia stata altro che un timido raggio di sole in un gelido inverno che sembra non voler finire mai.

La vita amara dei copti in Egitto, tra rappresaglie, violenze ed emarginazione (di Leonardo Goi)

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Quando apparve immortalata in foto alle prime luci del quindici agosto scorso, la Chiesa dell’Arcangelo Michele a Giza dava l’aria d’essere un teatro di posa spoglio, una scenografia inerme. Il giorno prima, alle quattro e mezza del pomeriggio, un migliaio di persone era riuscito a sfondare il cancello d’ingresso per fiondarsi all’interno e dedicarsi alla sua totale distruzione. La Chiesa dell’Arcangelo San Michele fu saccheggiata, coperta di scritte pro-Islam, bruciata assieme alla canonica che le stava accanto. E all’alba del giorno dopo, quando le prime luci illuminarono il campo di battaglia, le navate emersero a sostenere un hangar vuoto, annerito dal fumo e ricoperto di detriti, un complesso di rovine premature.

Cominciato a L’Aja il processo contro il vicepresidente keniota William Ruto

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DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

NAIROBI – “Questo tribunale non mi piace, giudici sono prevenuti, il processo è politico e truccato”. Così William Ruto, il vicepresidente del Kenya qualche giorno prima del processo alla Corte Penale internazionale contro di lui e contro il presidente Uhuru Kenyatta per le violenze postelettorali scoppiate in Kenya subito dopo le votazioni generali del dicembre 2007.

Sulla pace due pesi e due misure nelle parole del papa e in quelle dei politici

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Mauro Armanino,
missionario in Africa,
ha mandato ad Africa Express
questa testimonianza

…Paix pour l’Afrique, encore théatre de conflits sanglants. Au Mali, afin qu’il retrouve unité et stabilité .. ‘Pace per l’Africa, ancora teatro di conflitti sanguinosi. Per il Mali perché ritrovi l’unità territoriale e la stabilità’ (papa Francesco il 31 marzo 2013). Iniziava così l’angelus di papa Francesco mentre nel Mali la Francia e i suoi alleati “riconquistavano” l’unità territoriale di cui papa Francesco parla. Essa era auspicata dalla comunità internazionale e da buona parte dei cittadini del Mali. Era in atto una campagna militare. In quel frangente non c’è stata una sola parola di condanna o di biasimo sul metodo e sullo stile per ritrovare l’unità territoriale. Eppure ci sono stati massacri, all’oscuro di tutti e con la complicità dei mezzi di informazione. E con le armi.

Doppia esplosione in un ristorante a Mogadiscio: decine di morti

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DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

MOGADISCIO – Due esplosioni e una violenta sparatoria. Gli shabab hanno colpito ancora una volta nel cuore di Mogadiscio. Il bollettino ufficiale parla di un quattordici morti, ma Yussuf Hassan, lo stringer di Africa ExPress che si è precipitato sul posto, parla di un bilancio ben più alto. L’attacco è stato condotto vicino al Teatro Nazionale a meno di mezzo chilometro da Villa Somalia sede della presidenza della Repubblica, da un terrorista che indossava una divisa da poliziotto.

Mogadiscio, la ricostruzione passa per l’Unione Europea

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DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

MOGADISCIO – L’Italia funziona, funziona eccome, anche se il Paese non lo sa, il governo probabilmente lo ignora e preferisce dilettarsi a parlare dei problemi (e del gossip) della politica piuttosto che occuparsi dei successi in campo internazionale. In Somalia i soldati italiani sono tornati alla grande, dopo la missione UNOSOM degli anni ’90 (fallita non certamente per colpa nostra), occupano posti importanti e soprattutto giocano finalmente un ruolo rilevante in seno all’Europa. Un ruolo di pace e non di guerra.

Per sottrarre i suoi leader al processo il Kenya si ritira dalla Corte Penale Internazionale

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DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

NAIROBI – Anche in Kenya, come in Italia, la politica viene utilizzata come clava contro la giustizia. Per difendere il proprio presidente, Uhuru Kenyatta, e il suo vice, William Ruto, dalle accuse di aver istigato nel 2007 le violenze post elettorali, che provocarono un migliaio di morti e almeno 600 mila sfollati, il parlamento del Kenya non ha trovato di meglio che ritirare l’adesione del proprio Paese alla Corte Penale Internazionale. Per raggiungere l’obbiettivo di salvare i due leader dalle grinfie dei giudici il parlamento è stato convocato in seduta di emergenza. L’opposizione per protesta ha ritirato i suoi deputati.

Autobomba contro il ministro degli interni egiziano: illeso

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DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

NAIROBI – Hanno cercato di ammazzare il ministro dell’interno egiziano, Mohammed Ibrahim, con un’autobomba ma l’attentato è fallito: sono rimaste ferite quattro persone ma il ministro si è salvato, completamente illeso. La notizia è stata diffusa del quotidiano governativo Al Ahram secondo cui il convoglio del ministro è stato attaccato mentre attraversava il quartiere di Nasr City, roccaforte dei fratelli musulmani.