Africa ExPress
Cotonou, 9 dicembre 2025
Il tentativo di golpe in Benin non è passato inosservato. E i Paesi vicini e la Francia si sono mossi immediatamente. Questa volta ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale), non si è limitata alla sola condanna del putsch, ma è intervenuta subito militarmente. L’ultimo spiegamento delle sue truppe risale al 2017, in Gambia, per cacciare il dittatore Yahya Jammeh.
In una breve dichiarazione di ieri, Parigi ha dichiarato che dietro richiesta di Cotonou ha mobilitato immediatamente quanto possibile per venire in aiuto a Patrice Talon, presidente del Benin. Ha inoltre dato supporto a ECOWAS
Supporto Parigi
La Francia ci tiene alle sue ex colonie, specie dopo essere stata cacciata da tre Paesi di AES (Alleanza degli Stati del Sahel: Burkina Faso, Mali e Niger), che a gennaio sono usciti definitivamente da ECOWAS.
Parigi non ha dato ulteriori dettagli, tuttavia un sito di tracking online ha rintracciato un aereo specializzato in operazioni di intelligence, immatricolato in Francia, mentre sorvolava Cotonou. Da quanto si apprende il velivolo sarebbe rimasto per parecchie ore sopra il cielo della città, dove ha sede il governo. La capitale ufficiale è Porto-Novo.

Macron ha parlato telefonicamente con i suoi omologhi della Nigeria, Bola Tinubu e della Sierra Leone, Julius Maada Bio, che attualmente presiede ECOWAS. L’istituzione regionale ha autorizzato subito l’intervento di truppe nigeriane, sierraleonesi, ivoriane e ghaniane in Benin, per dare supporto alle forze lealiste a riprendere il controllo del Paese.
Caccia nigeriani
Nel pomeriggio di domenica i bombardamenti dei caccia nigeriani hanno distrutto veicoli blindati, non avrebbero causato vittime. Tinubu ha elogiato l’intervento dei suoi uomini.
Una forza speciale proveniente dalla Costa d’Avorio è arrivata domenica sera per posizionarsi a Cotonou in vista eventuali di ulteriori azioni.
Ma già prima dell’arrivo delle truppe di ECOWAS, l’esercito beninois ha attaccato la base militare di Togbin, sede dei soldati ribelli. Secondo quanto riportato in un comunicato ufficiale, durante l’incursione è stata uccisa la moglie di Bertin Bada, capo di Stato maggiore di Talon, mentre il generale è riuscito a fuggire.
Arrestati una decina di coinvolti
Nella serata di domenica sono stati liberati anche due alti ufficiali, presi in ostaggio dai militari ribelli. Mentre una decina di coloro coinvolti nel tentato golpe sono stati arrestati. Ma come erroneamente riportato da Africa ExPress, il capo dei golpisti, Tigri Pascal, leader del “Comitato per la rifondazione militare”, non è tra questi. Finora non è dato sapere che fine abbia fatto.
Durante il suo intervento nella TV di Stato di domenica, Talon aveva qualificato le motivazioni dei soldati che hanno tentato di rovesciarlo come “fallaci”. Le loro azioni avrebbero rischiato di far cadere il Paese in una situazione terribile, disastrosa, aveva specificato il presidente.
Denuncia attacchi dei jihadisti
Il gruppo del “Comitato per la rifondazione militare” aveva denunciato la cattiva gestione del governo circa le continue incursioni dei jihadisti molto attivi nel Sahel, che cercano di espandersi nei Paesi del golfo di Guinea. Basti pensare che nell’aprile scorso durante due attacchi dei terroristi sono morti stati uccisi ben 70 soldati beninois nella provincia di Kandi, nel nord-est del Paese.
La Nigeria è intervenuta senza battere ciglio anche per dimostrare di porsi come baluardo contro l’ondata di colpi di Stato in Africa occidentale e riaffermare la sua posizione di potenza regionale. Non solo, perchè si è trattato anche di un’operazione che risponde alle proprie sfide nazionali, in particolare in materia di sicurezza.
E forse anche per dimostrare a Washington che le sue forze armate sono in grado di operare, malgrado i continui attacchi di Trump che afferma sia in atto un genocidio nei confronti dei cristiani in Nigeria. Aggressioni che, secondo Washington, Abuja stenta a risolvere. Il presidente americano ha minacciato di intervenire militarmente e bombardare i terroristi.
Delegazione USA
E proprio domenica è arrivata una delegazione di deputati e diplomatici americani per verificare cosa sta effettivamente succedendo nella ex colonia britannica. Uno di loro, Riley Moore, ha postato sul suo account X: “Sono venuto in Nigeria nel nome del Signore e a nome del popolo americano”.

Nuhu Ribadu, consigliere per la sicurezza nazionale di Abuja, ha ricevuto la delegazione del Congresso degli Stati Uniti nella capitale. Ribadu ha poi sottolineato che le discussioni si sono concentrate sulla cooperazione antiterrorismo, sulla stabilità regionale e sugli sforzi volti a rafforzare la partnership strategica in materia di sicurezza tra la Nigeria e gli Stati Uniti.
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