Namibia, anche cambiando nome Adolf Hitler vince le elezioni per la quinta volta



Adolf Uunona è in politica dal 2006 e fino ad oggi ha vinto le elezioni con l’85 per cento delle preferenze

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Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
17 dicembre 2025

Adolf Hitler Uunona ha vinto con successo quattro elezioni della Namibia. Nell’ultima corsa elettorale, quella del novembre scorso, ha cambiato nome ed è risultato vincente per la quinta volta. Dalla carta di identità ha eliminato quella parte imbarazzante del nome – Hitler -.

Gli dava, infatti, a livello mondiale, la fama sinistra dell’uomo che nel XX secolo ha terrorizzato il mondo.

Adolf Hitler Uunona
Adolf Hitler Uunona e mappa del distretto elettorale dove ha vinto

Politico longevo

Uunona è uno dei leader regionali più longevi. Nella regione di Oshana, nel nord del Paese che confina ad est con l’Etosha Park, è stato rieletto consigliere per la circoscrizione di Ompundja.

Come candidato del partito SWAPO ha ottenuto 1.275 voti, battendo lo sfidante, Isak Akawa dell’IPC, che ne ha avuto solo 148. Al quotidiano The Namibian ha detto: “Il mio nome non è più Adolf Hitler. Ora sono Adolf Uunona. L’ho cambiato, visto che molte persone cercano di associarmi a qualcuno che nemmeno conosco”.

Alto numero di preferenze

Cinquantanove anni, Adolf Uunona è in politica dal 2006 e fino ad oggi ha vinto le elezioni con l’85 per cento delle preferenze. In Namibia è noto soprattutto per la lotta contro il femminicidio, la violenza domestica e l’apartheid.
 Il politico fa parte del South-West Africa People’s Organisation (SWAPO), l’organizzazione per la liberazione della Namibia.

La SWAPO ha combattuto contro l’apartheid in Sudafrica tra il 1960 e il 1989. E’ diventato poi il partito al potere dall’indipendenza nel 1990 a oggi nell’ex colonia tedesca, dove rappresenta una politica socialdemocratica.

Mappa dell'Africa australe
Mappa dell’Africa australe (Courtesy GoogleMaps)

“Nome dato da mio padre”

Con un nome così imbarazzante, ovviamente è stato intervistato dai media di tutto il mondo. Al quotidiano tedesco Bild, quando si chiamava ancora Adolf Hitler, aveva sottolineato: “Non ho nulla a che fare con l’ideologia nazista. Il nome mi è stato dato da mio padre che probabilmente non sapeva a chi fosse associato. Solo crescendo, ho capito che quell’uomo voleva sottomettere il mondo intero”.

Namibia nostalgica

La Namibia, con il nome di Africa Tedesca del Sud-Ovest, tra il 1884 e il 1915, è stata una colonia dell’Impero tedesco.
Con la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale, l’Africa Tedesca del Sud-Ovest, passò sotto il controllo del Sudafrica fino all’indipendenza del 1990.

I coloni tedeschi rimasti in quel lontano territorio africano mantennero però un forte legame ideologico con la madrepatria.

Negli anni ’30 con Adolf Hitler al potere in Germania, tramite l’Auslandsorganisation (Organizzazione per l’Estero), ci fu una significativa aderenza al Partito nazional socialista (NSDAP). Un’adesione che sperava nel ritorno del Paese africano alla Germania.

Ma c’era anche una minoranza anti-nazista rappresentata dal Deutsche Afrikanische Partei (Partito Tedesco Africano), fondato nel 1939.

Hitler Missione con bandiera nazista
Chiesa della Missione ed edificio della Società missionaria renana nel 1938, con una bandiera nazista

Negli anni ’80, durante un mio reportage in Namibia mi fermai a Swakopmund, una cittadina costiera tra le dune del Namib desert. Fondata nel 1892 è l’esempio più vivido dell’eredità coloniale tedesca nel Paese.

In un negozio di antiquariato del centro cittadino erano in bella mostra cimeli nazisti: dalle croci di ferro ai pugnali in dotazione alle SS, fino a un busto di Hitler. E botteghe che vengono memorabilia nazisti ci sono ancora oggi

Perché il nome Hitler

Molti si chiedono perché a un bambino della Namibia é stato dato il nome del dittatore tedesco. È abitudine africana, e non solo, dare ai figli nomi di personaggi famosi.

È probabile che nel 1966, quando nacque il bimbo, papà Uunona, volesse dargli il nome e cognome di un uomo ammirato dai nostalgici ricchi coloni bianchi. Chissà, forse molto apprezzato anche dal suo datore di lavoro che possedeva il busto del führer in ufficio o in casa.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

X (ex Twitter):
@sand_pin
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Crediti foto:
– Chiesa della Missione ed edificio della Rheinische Missionsgesellschaft nel 1938
By Unknown author – African Studies Centre Leiden, Public Domain, Link

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