Gli intrecci degli affari di Trump e Netanyahu svelano il viscerale appoggio USA a Israele

Stati Uniti e Stato sionista si supportano a vicenda per mantenere stabili i loro dominio geopolitico. Il presidente USA non contrasterà mai la politica colonialista di Tel Aviv perché coincide con la sua.

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Speciale Per Africa ExPress
Paolo Sbacchi
22 Settembre 2025

Se ancora qualcuno, ingenuamente, spera che Trump possa contribuire alla fine del genocidio a Gaza o all’occupazione illegale in Cisgiordania, coltiva una fatua illusione. Un coacervo di ragioni economiche, politiche e familiari, avvalorate dai esternazioni di Trump o figure a lui referenti, rendono ad oggi assolutamente impossibile l’avverarsi di tale auspicio di pacificazione. Ecco le ragioni che dimostrano quanto Trump sia un ferreo sostenitore di Netanyahu.

Interessi elettorali

L’attuale presidente USA a fine 2024 ha dichiarato: “Se volete che Israele sopravviva dovete votare Donald Trump. Siete sotto attacco come mai prima. Io sono il presidente più pro-Israele, Kamala Harris invece è anti-Israele”.

L’ultima campagna elettorale di Trump è stata finanziata dalla miliardaria israeliana Miriam Adelson, la quinta donna più ricca degli USA, per 100 milioni di dollari mentre  nella campagna del 2016 i coniugi Adelson finanziarono Trump per 25 milioni di dollari.

Interessi militari

Uno dei primi atti firmati dal neoeletto presidente americano a fine gennaio 2025 è stato quello di revocare il blocco, imposto alcuni mesi prima da Biden, sulla fornitura a Israele delle super-bombe da 2.000 libbre (900 kg).

Il 5 febbraio 2025 Netanyahu è stato il primo leader straniero a visitare la Casa Bianca dall’inizio del secondo mandato di Trump e lo ha così ringraziato così:  “Sei il nostro più grande amico” .

Il padre del genero di Trump, Charles Kushner, ospitava a casa propria l’amico di famiglia Netanyahu in occasione dei suoi viaggi negli USA, ancor prima che divenisse primo ministro.

A gennaio 2025 il neo nominato ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Mike Huckabee, ha dichiarato alla radio dell’esercito israeliano che “Trump appoggerà il governo israeliano nell‘annessione degli insediamenti in Cisgiordania.”

La nuova ambasciatrice degli USA all’ONU, Elise Stefanik, ha affermato che Tel Aviv ha un “diritto biblico sull’intera Cisgiordania” e che  “gli Stati Uniti devono stare incondizionatamente con Israele all’Onu”.

Progetti imprenditoriali

A febbraio 2025 Trump ha dichiarato: “Mi impegno ad acquistare e controllare Gaza” precisando che la vorrebbe trasformare nella “riviera del Medio Oriente” e che “I palestinesi non avranno diritto a ritornare perché avranno alloggi migliori”.

Il Jerusalem Post il 3 maggio 2024 pubblicava online la visione di Netanyahu a Gaza al 2035, che poi si rivelerà condivisa con Trump, così immaginata:

Gaza pullula di lussuosi grattacieli, ferrovie, corsi d’acqua, campi solari e stazioni di estrazione del gas dal giacimento marino “Gaza Marine” ubicato nella porzione di mare, che gli accordi di Oslo hanno assegnato alla Palestina.

E’ impossibile poi non citare l’osceno video creato dal presidente degli Stati Uniti con l’intelligenza artificiale (in inglese AI)che lo raffigura a Gaza flirtare con una ballerina del ventre seminuda e sorseggiare un cocktail al fianco del primo ministro israeliano, distesi in costume da bagno su due sdraio. E come sfondo i nuovi lussuosi grattacieli costruiti sulle macerie della terra palestinese.

Infine a fine agosto anche la ministra della scienza israeliana realizza un nuovo video con l’AI dove si vedono Trump e Netanyahu passeggiare con le mogli sul lungomare di Gaza, privo di palestinesi, ai piedi di una scintillante “Trump Tower”.

Relazioni economiche

A gennaio 2025 il genero di Trump Gerard Kuschner, ebreo di famiglia, viene ricevuto a  Tel Aviv da Netanyahu e diventa primo azionista  di un colosso israeliano Phoenix Financial Ltd attivo nei finanziamenti immobiliari nei territori occupati.

L’inviato speciale USA per il medio oriente, Seve Witkoff, prima della seconda elezione di Trump si è recato in Cisgiordania per inaugurare una colonia illegale israeliana sui territori occupati della Cisgiordania. Profeticamente sulla facciata di una casa della nuova colonia illegale campeggiava la scritta “We’ll make Israel great again.”

Trump ha sanzionato a febbraio 2025 tutti i componenti della Corte Penale Internazionale dell’Aia in quanto avevano osato emettere il 21 novembre 2024 un mandato di cattura internazionale contro l’amico Netanyahu per crimini di guerra e contro l’umanità commessi a Gaza.

A marzo 2025 Marco Rubio ha annunciato l’espulsione dagli USA di 300 studenti stranieri nell’ambito del programma “Catch and Revoke” finalizzato ad espellere coloro che hanno semplicemente partecipato a manifestazioni a favore della Palestina.

A maggio 2025 per volere di Trump e Netanyahu è stata creata la Gaza Humanitarian Foundation imposta da Israele come unica distributrice degli aiuti nella striscia di Gaza. Dopo poche settimane, e centinaia di gazawi assassinati in fila per ricevere cibo, l’ONU e decine di ONG hanno accusato la GHF di essere un’arma di pressione politica e militare.

La “Riviera di Gaza”

Il genero di Trump Gerard Kuschner e l’ex premier Tony Blair il 28 agosto 2025 hanno presentato in un incontro riservato con il presidente USA alla Casa Bianca, presenti anche l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff e Marco Rubio, le loro idee sul dopoguerra a Gaza ovvero i dettagli del piano “Aurora” che prevede la ricostruzione nella Striscia di una lussuosa Gaza-riviera previa deportazione di tutti i gazawi.

Trump ha sanzionato, alla stregua dei peggiori terroristi, anche la nostra Francesca Albanese rea di aver scritto il rapporto intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, evidenziando il ruolo complice che 44 major “entità aziendali” mondiali hanno nel sostenere il progetto coloniale israeliano di sfollamento e occupazione.

A fine agosto Trump ha revocato ai membri dell’OLP e dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese) i visti per partecipare all’assemblea dell’ONU di settembre come ritorsione agli annunci di alcuni Stati europei di riconoscere la Palestina in quell’occasione.

Da ricordare infine che nel 2020 Trump ha promosso la stipula degli Accordi di Abramo per “aprire” i rapporti tra Israele e alcuni Stati arabi tra cui gli Emirati Arabi.

Paolo Sbacchi
X: @africexp
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