Rien ne va plus in Sudan: oltre la guerra anche il colera

Gli USA accusano Khartoum dell'uso di armi chimiche. Sanzioni in arrivo, anche se mancano prove evidenti

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
30 maggio 2025

Orrore su orrore. Ora ci si mette anche una epidemia di colera, virus spesso letale per chi è affetto da altre patologie o soffre di grave malnutrizione come una buona fetta della popolazione sudanese, Paese in guerra da oltre due anni.

Sudan: Epidemia di colera

Il conflitto, scoppiato nell’aprile 2023 tra le Rapid Support Forces (RFS), capeggiate da Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, e le Forze armate sudanesi (SAF) capitanate da Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, capo del Consiglio sovrano e de facto presidente del Sudan, continua senza sosta.

Primato mondiale sfollati

L’ex protettorato anglo egiziano ha il maggior numero di sfollati al mondo. Davvero un triste primato. A causa del conflitto, oltre 14,4 milioni di cittadini hanno lasciato le proprie case, tra loro quasi 4 milioni hanno cercato protezione nei Paesi vicini, Egitto, Sud Sudan, Ciad, Etiopia, Libia, Repubblica Centrafricana e altri. I morti non si contano più, ma si stima che dall’inizio del conflitto siano morte oltre 150 mila persone, e questo nel quasi totale silenzio della comunità internazionale.

Nel Paese si è scatenata una crisi umanitaria di proporzioni catastrofiche, ma anche le capacità di risposta dei Paesi limitrofi sono messe a dura prova dalla crisi dei rifugiati.

Epidemia colera

Ed ora ci mancava l’epidemia di colera.  Martedì scorso, il ministero della Sanità ha fatto sapere che negli ultimi giorni sono stati accertati oltre 2.700 persone positive al micidiale batterio vibrio colera. I morti sarebbero 172. Il 90 per cento dei positivi sono residenti nello Stato di Khartoum, dove la rete idrica e l’elettricità è stata interrotta per i continui attacchi con droni di RFS. I residenti non hanno dunque avuto accesso a fonti di acqua controllata.

Armi chimiche

Secondo gli Stati Uniti, il governo di Khartoum avrebbe fatto uso di armi chimiche almeno due volte in aree remote del Paese, durante combattimenti contro i paramilitari guidati da Hemetti. Il fatto era stato riportato lo scorso gennaio dal New York Times.

Pur non avendo fornito prove evidenti, Washington ha chiesto alle autorità sudanesi di rispettare gli obblighi internazionali contro le armi chimiche e ha informato Khartoum che i primi di giugno scatteranno le relative sanzioni. Il Paese africano ha respinto le accuse, e, secondo un comunicato di Khalid Al-Aiser, portavoce del governo sudanese, si tratta di un “ricatto politico e una deliberata falsificazione dei fatti” degli USA.

Al-Aiser ha poi criticato il silenzio di Washington per quanto riguarda i massacri, ben documentati, di civili nel Darfur e in altre regioni del Paese. Il portavoce ha inoltre criticato nuovamente gli Emirati Arabi Uniti per il loro sostegno alla RFS, accuse che Abu Dhabi ha sempre negato.

Nord Darfur, Sudan, Sempre meno cibo a Al-Fashir

Intanto la situazione a Al-Fashir, capoluogo del Nord-Dafur, sta peggiorando di giorno in giorno. In base a quanto riferito dagli attivisti, la città sotto assedio di RFS da aprile 2024, i beni di prima necessità stanno sparendo dai pochi mercati ancora attivi e la merce in vendita ha raggiunto prezzi inverosimili. Migliaia di residenti intrappolati nella città, rischiano di morire di fame.

Stupro come arma da guerra

Secondo un rapporto di MSF di due giorni fa, in Darfur donne e ragazze sono quotidianamente a rischio di violenze sessuali. “Non si sentono al sicuro da nessuna parte. Vengono attaccate nelle loro case, mentre sono in fuga, quando cercano di procurarsi cibo o raccolgono legna da ardere o lavorano nei campi. Ci dicono di sentirsi in trappola ovunque”, ha spiegato Claire San Filippo, coordinatrice per le emergenze di MSF.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes

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