Speciale per Africa ExPress
Alessandra Fava
1° ottobre 2024
“Divide sunniti e sciiti et impera”: è questo il senso del discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu alle Nazioni Unite venerdì scorso. La stampa italiana si è focalizzata sull’accusa di antisemitismo lanciata contro le Nazioni Unite, viste le 174 sanzioni contro Israele dal 2014 a oggi. Ma il succo del discorso è invece plasmare un nuovo Medio Oriente, partendo dalle contrapposizioni religiose tra chi è contro o a favore della bomba atomica all’Iran. Bomba atomica che Israele ha da anni, ma sottotraccia.
Il discorso per intero è qui
https://www.timesofisrael.com/full-text-of-netanyahus-un-speech-enough-is-enough-he-says-of-hezbollah-also-warns-iran/
il video è qui:
youtu.be/AKZREiWcrpQ
Il nuovo Medio Oriente che immagina Netanyahu è fatto di alleanze tra Egitto, Sudan, Arabia Saudita e India (the Blessing, cioè Benedetti) con scambi di tecnologia, intelligenza artificiale e flussi di turisti. E questi sono i Paesi che combattono per il bene.
Dall’altra parte, sicuramente votati al male, ci sono tutti i Paesi (The curse, cioè i maledetti) a maggioranza sciita: Siria, Libano, Iraq e Iran che formano, secondo il governo israeliano, un fronte compatto agli ordini dell’Iran.
“Il mio Paese sta combattendo per la sua sopravvivenza – ha detto il premier alle Nazioni Unite -. Abbiamo sette fronti di guerra aperti in cui Israele si sta difendendo contro l’Iran”. I sette fronti sarebbero: uno, Hamas che “ha invaso Israele il 7 ottobre” e altri sei agli ordini dell’Iran e cioè, gli sciiti dalla Siria, gli houti dallo Yemen, Hamas che combatte a Gaza, Hezbollah che attacca dal Libano, gli sciiti che bombardano dall’Iraq e i terroristi palestinesi in Giudea e Samaria: “Ho una notizia per voi: stiamo vincendo”, ha urlato poi dal palco Netanyhau.
Quindi gli attacchi dei fronti non sono legati al fatto che Israele ha fatto una strage a Gaza come vendetta contro l’attacco di Hamas nel sud di Israele dove sono morte 1.500 persone. La risposta israeliana in un anno di guerra ha ucciso oltre 40 mila persone a Gaza, di cui la stragrande maggioranza civili e in prevalenza donne e bambini che con l’organizzazione di Hamas hanno poco a che fare.
Non parla del fatto che con gli attacchi gli houti e gli altri Paesi chiedevano e chiedono il cessate il fuoco a Gaza. Tutti poi garantivano di sospendere il lancio di bombe in caso di pace. Secondo la propaganda governativa sarebbero guerre mosse da nemici di Israele che vogliono la sua fine. I bombardamenti dell’IDF (Israel Defence Force, l’esercito israeliano) e le missioni speciali in Siria, Libano e Iran per uccidere anche esponenti di Hamas (vedi Haniyeh a Teheran) non vengono menzionati. Secondo l’establishment israeliano, l’Iran è il nemico numero uno perché “ad aprile per la prima volta ha attaccato direttamente Israele con 300 droni e missili”.
Ma torniamo al nuovo Medio Oriente cui Africa ExPress aveva già dedicato un articolo, perché la stessa mappa, The Blessing, Netanyahu l’aveva mostrata già in un discorso alle Nazioni Unite il 22 settembre 2023, quindi ben prima dell’attacco del 7 ottobre 2023. Il progetto dunque nasce da lontano, dalle contrattazioni degli ultimi quattro anni con l’Arabia Saudita finalizzate a concludere gli Accordi di Abramo, sotto gli auspici degli Stati Uniti.
A settembre (discorso completo: https://www.timesofisrael.com/full-text-of-netanyahus-un-address-on-the-cusp-of-historic-saudi-israel-peace/) Netanyahu disse che “La pace tra Israele e Arabia Saudita creerà un nuovo Medio Oriente” e “oggi ho portato un pennarello rosso per marcare una grande benedizione. La benedizione (The Blessing, nel cartello mostrato all’ONU, ndr) di un nuovo Medio Oriente tra Israele, Arabia Saudita e i suoi vicini”.
Parole rievocate a oltre un anno di distanza la settimana passata: “Questa è la mappa che avevo presentato lo scorso anno. La mappa della benedizione – dice ora il premier -. La mappa mostra Israele e i partner arabi che formano un ponte terrestre che collega l’Asia e l’Europa. Tra l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo, attraverso questo ponte, poseremo linee ferroviarie, condutture energetiche e cavi in fibra ottica, e questo servirà a migliorare l’esistenza di 2 miliardi di persone”.
“Ora guardate questa seconda mappa. È la mappa di una maledizione (The Curse, ndr). È la mappa di un arco di terrore che l’Iran ha creato e imposto dall’Oceano Indiano al Mediterraneo. L’arco maligno dell’Iran ha chiuso le vie d’acqua internazionali – quindi scatta la domanda retorica – Volete scegliere la mappa della benedizione della pace e della prosperità per Israele, i suoi partner arabi e il resto del mondo? Oppure quella della maledizione con cui l’Iran e i suoi alleati diffondono carneficina e caos ovunque? Israele ha già fatto la sua scelta. Abbiamo deciso di portare avanti la benedizione. Stiamo costruendo una partnership per la pace con i nostri vicini arabi, combattendo le forze del terrore che la minacciano”.
Da notare che quindi i Paesi sciiti sono tutti cattivi e terroristi (anche se misteriosamente nel fronte pacificato rientra il Sudan nel bel mezzo di una furibonda guerra) e quelli sunniti sono tutti buoni.
Divide et impera: Netanyahu sta sfruttando la contrapposizione tra le due confessioni musulmana (sciiti e sunniti) per acuire le distanze. Fingendo per altro di ignorare l’esistenza di minoranze importanti: ad esempio in Iraq il 61 per cento della popolazione (oggi si calcola 46 milioni di persone) è sciita ma il 34 per cento è sunnita, ci sono il 2 per cento di cristiani e altre minoranze religiose.
Il discorso del premier israeliano quindi più che altro è una preghiera all’Arabia Saudita che insieme alla Giordania dalla guerra di Gaza ha raffreddato i rapporti con Israele. “Per realizzare veramente la benedizione di un nuovo Medio Oriente, dobbiamo continuare il percorso che abbiamo tracciato con gli Accordi di Abramo quattro anni fa – continua il premier – Soprattutto, ciò significa raggiungere uno storico accordo di pace tra Israele e Arabia Saudita. E avendo visto le benedizioni che abbiamo già portato con gli Accordi di Abramo, i milioni di israeliani che hanno già volato avanti e indietro attraverso la penisola arabica sopra i cieli dell’Arabia Saudita verso i paesi del Golfo, il commercio, il turismo, le joint venture, la pace, vi dico, quali benedizioni porterebbe una tale pace con l’Arabia Saudita. Sarebbe un vantaggio per la sicurezza e l’economia dei nostri due Paesi. Stimolerebbe il commercio e il turismo in tutta la regione. Aiuterebbe a trasformare il Medio Oriente in un colosso globale.”
In questo colosso globale, ci sta una guerra contro l’Iran per cambiare sistema di governo (“le nazioni del mondo dovrebbero supportate gli iraniani che vogliono liberarsi di questo regime satanico”), del Libano non è chiaro che cosa succeda e non c’è posto per lo Stato Palestinese. Infatti persino Abbas viene accusato di appoggiare Hamas ed essere un terrorista: “continua a finanziare terroristi che ammazzano israeliani e statunitensi”. E quindi per Gaza in futuro magari passa anche il nuovo canale Ben Gurion in concorrenza con quello di Suez.
Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it
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