ECOWAS allertate truppe per intervento militare in Niger ma i golpisti minacciano di ammazzare Bazoum

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
11 agosto 2023

Ieri ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, chiamata anche CEDEAO in francese ndr), durante il meeting che si è tenuto a Abuja, la capitale della Nigeria, ha ordinato il dispiegamento di una “forza di riserva” per ripristinare l’ordine costituzionale in Niger. Domani si riuniranno i capi di Stato maggiore dell’esercito a Accra, capitale del Ghana.

L’ECOWAS, che spera ancora di raggiungere una risoluzione pacifica della crisi, finora non ha reso noto dettagli su un eventuale intervento. Non si sa  quando e se le truppe interverranno né quale Stato metterà a disposizione i propri soldati.

ECOWAS meeting ieri a Abuja, Nigeria

Alcuni esperti ritengono che la Nigeria metta a disposizione 5mila uomini, che potrebbero entrare in azione fra poche settimane, mentre il presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, dopo il meeting dell’ECOWAS di ieri, ha comunicato che il suo Paese parteciperà all’intervento militare insieme a Benin e Nigeria. Ouattara è un fedelissimo della Francia che a suo tempo l’ha aiutato a vincere le elezioni presidenziali.

Intanto Parigi ha dato pieno appoggio all’iniziativa di ECOWAS e questa mattina anche Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana ha fatto altrettanto, sottolineando di essere molto preoccupato per le condizioni di detenzione del capo di Stato nigerino, Mohamd Bazout, democraticamente eletto nel 2021 e spodestato dai golpisti il 26 luglio scorso. E in risposta alla decisione del blocco regionale di non escludere un intervento armato, oggi centinaia di nigerini pro-golpe hanno manifestato davanti a una base militare francese di Niamey.

Le sanzioni messe in atto nei confronti del Niger dei golpisti, sono state mantenute e dovrebbero essere addirittura rafforzate, ovviamente a discapito della popolazione.

Nell’eventualità di un intervento militare da parte di ECOWAS e l’inasprirsi del conflitto, agenzie e ONG impegnate sul campo, sono preoccupate che la crisi umanitaria nel Paese, uno tra i più poveri al mondo, possa subire una preoccupante impennata.

Lancinet Toupou, coordinatore delle operazioni di Médecins du Monde Belgio in Niger, ha spiegato: “Più di quattro milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari”, e ha aggiunto: “C’è il rischio che vaccinazioni dei bambini o trattamenti delle conseguenze delle violenze sessuali siano messi a repentaglio dalla mancanza di medicinali. Qualsiasi ricorso alle armi aggraverebbe ulteriormente la situazione dei più poveri”.

Mohamed Bazoum, a destra e Abdourahamane Tchiani, ex capo della guardia presidenziale e ora presidente della giunta militare CNSP presidente

La comunità internazionale è attualmente preoccupata per le condizioni di detenzione del presidente Bazoum, ostaggio dei golpisti, che proprio ieri hanno minacciato di ucciderlo in caso di un attacco militare di ECOWAS.

Anche il leader delle sudanesi Rapid Support Forces, Mohamed Hamdan Dagalo, guarda con apprensione da Khartoum le sorti del presidente nigerino. I due sono amici fraterni e molti, nell’ex protettorato anglo-egiziano, stanno seguendo attentamente gli sviluppi in Niger, pur non essendo un Paese confinante, perché molte milizie arabe, tra loro anche nigerine, combattono insieme ai paramilitari di Hemetti in Sudan.

Va sottolineato che gli arabi della tribù Reizegat (cui appartiene  Hemetti) vivono non solo in Sudan, ma anche  in diversi Paesi (Mali, Niger, Ciad e altri) anche se vengono chiamati con altri nomi.

Bazoum è sempre stato considerato uno dei partner più affidabili per molti Paesi occidentali in una regione instabile, ma questa è l’ennesima dimostrazione che alleanze etniche-tribali sono al di sopra degli accordi politici.

Con l’istituzione delle Rapid Support Forces nel 2013, Hemetti ha catapultato in Darfur milizie arabe provenienti da diversi Paesi. Molti di questi combattenti hanno portato con sé persino le proprie famiglie, insediandosi nelle case e fattorie abbandonate dalla popolazione di origine africana a causa della guerra.

A sinistra, Dagalo nel 2021, allora vicepresidente del Sudan e il neo eletto presidente del Niger, Mohamed Bazoum

I rapporti tra Hemeti e Bazoum si sono rafforzati dopo la candidatura di quest’ultimo alla presidenza. Secondo alcune informazioni riportate dal quotidiano online Sudanscoop, il comandante delle RSF avrebbe sostenuto la campagna di Bazoum con oltre 20 milioni di dollari. Africa ExPress non ha potuto verificare queste notizie, che, sempre in base al giornale sudanese, sarebbero state confermate da fonti della sicurezza e diplomatici occidentali a Niamey.

Sta di fatto che, una volta vinte le elezioni, Bazoum alla cerimonia di insediamento non ha invitato il capo di Stato sudanese Abdel Fattah al-Burhan , bensì il fraterno amico Hemetti, allora vicepresidente dell’ex condominio anglo-egiziano.

Alcune foto di agenzia mostrano Hemetti e Bazoum durante un colloquio privato a margine della cerimonia, tenutasi a Niamey il 2 aprile 2021 e la stretta amicizia che lega i due è stata confermata dallo stringer di Africa ExPress

Si stima che oltre 4.000 nigerini Mahamid, (sotto tribù araba dei Reizegat, provenienti dall’est del Paese, dalla regione di Diffa) stiano attualmente combattendo in Sudan sotto la bandiera delle RSF. Bazoum discende da uno dei rami dei Mahamid, gli Awlad Suleiman, presenti anche in Libia.

Alcuni di questi combattenti delle milizie arabe si sono già uniti in passato alle RSF, sono stati addestrati sotto la supervisione del gruppo paramilitare russo Wagner e hanno preso parte al conflitto in Yemen con la coalizione capeggiata dai sauditi contro gli houthi. Mentre altri sono arrivati recentemente in Sudan, dopo l’inizio del conflitto tra i due generali, per rimpiazzare perdite subite dai paramilitari di Hemetti.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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