La minaccia jihadista mette le gomme a terra: annullato il tradizionale tour ciclistico del Burkina Faso

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Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
28 ottobre 2022

Altro giro, altra corsa? Sì, ma non in bici. Non in Burkina Faso, quest’anno.

La 34° edizione del Tour du Faso non si ha da fare. La corsa ciclistica più importante del Paese e una delle più famose del Continente nero, è stata annullata. Dopo 33 anni, le ragioni della sicurezza hanno prevalso su quelle agonistiche.

E pensare che solo un anno fa il ministro des Sports e des Loisirs, Dominique Nana, 62 anni, aveva usato parole alate per esaltare “l’enorme successo del Tour ciclistico internazionale du Faso svoltosi dal 28 ottobre al 7 novembre e la festa della piccola regina africana. Il Burkina Faso aveva vibrato al ritmo del Tour”, aveva detto. E aveva ringraziato le forze della difesa e della sicurezza.

Annullato il 34° Tour du Faso per motivi di sicurezza

Sono 14 le più rivelanti competizioni su due ruote in Africa e non era mai avvenuto che una venisse bloccata perché pedalare dall’11 al 20 novembre (tanto doveva durare la corsa) è un grave pericolo. Quest’anno, dunque, niente vibrazioni, bici ferme, ruote sgonfie, a terra. Troppo rischioso. Proprio quando ai vertici del governo di transizione c’è il più giovane capo di Stato del pianeta, Ibrahim Traorè, nato – guarda caso – nello stesso anno in cui nasceva il giro del Burkina, il 1988.

D’altra parte, l’unico giro che in Burkina Faso, nazione tra le più povere del mondo, non si ferma, o, per meglio dire, l’unica giostra che continua a girare, è quella dei colpi di Stato

Ottenuta l’indipendenza dai francesi nel 1960, il fu Alto Volta può vantare (si fa per dire) sei rovesciamenti di governo avvenuti con successo (1966-1980-’82-’83-’87- 2015), uno semi riuscito (1989) e ben due nell’anno in corso: a gennaio e a settembre.

All’inizio dell’anno, il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, 41 anni, aveva deposto il presidente eletto Roch Marc Christian Kaborè, 65 anni, accusato di essere incapace di combattere i terroristi.

Il 30 settembre lo sconosciuto capitano dell’esercito, ex studente di Geologia, Ibrahim Traoré, con un gruppo di altri ufficiali, e forse con la collaborazione dei mercenari russi del gruppo Wagner, ha deposto Damiba, con le stesse motivazioni.

Di ritorno dalla sua visita in alcuni Stati del Sahel, il sottosegretario di Stato per gli Affari politici statunitense, Victoria Nuland, ha detto di aver incontrato Traoré, il nuovo Capo di Stato del Sahel, a Ouagadougou.

La signora Nuland ha poi spiegato ai reporter che il golpista non ha intenzione di avvalersi dei mercenari russi del gruppo Wagner per dare la caccia ai terroristi. Il governo burkinabé intende risolvere la questione con i propri uomini. Infatti le forze armate stanno reclutando 50mila volontari, che, dopo l’addestramento, verranno impiegati nella lotta contro i jihadisti.  

Insomma, un giro in due tappe con le stesse conseguenze: Costituzione e Carta transitoria sospese e insicurezza alle stelle.  “La terra degli uomini integri” ha ben altro cui pensare in questo momento. Unità progresso giustizia, lo slogan che appare nel sito governativo, non è neanche un sogno per i burkinabè.

Il segretario generale del ministero degli Sport il 25 ottobre ha informato la Federazione Burkinabè del Ciclismo che il tour è cancellato, la Federazione ha pubblicato la notizia sul suo sito. Nessuna spiegazione se non quella generica, ma chiarissima di ragioni di sicurezza

Non è un caso che il giorno dopo, 26 ottobre, l’Onu abbia lanciato un allarme urgente sulle condizioni della popolazione: 4,9 milioni di persone hanno bisogno di aiuto, soprattutto nel nord, dove imperversano i gruppi jihadisti. “Quasi il 10 per cento della popolazione è stata costretta a fuggire dalle proprie case” ha dichiarato il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umani, Martin Griffiths. La Farnesina aveva sconsigliato tutti i viaggi in Burkina al di fuori della capitale Ouagadougou già un anno fa.

E pensare che il 16 ottobre, domenica, si era corsa a Bobo Dioulasso, la seconda più grande città dello Stato, la quinta edizione del Grand Prix Sobucop di ciclismo, cui avevano partecipato 43 corridori di 14 squadre.

Una grande festa popolare, con la vittoria di Souleymane Koné, 25 anni, premiato con 380 euro, una maglietta e una motocicletta. La corsa prevista inizialmente per il 1° ottobre era stata spostata “a causa della situazione nazionale conseguente al colpo di Stato” ha scritto il sito Ouest Info, la vetrina dell’ovest del Bourkina Faso. Che concludeva: “Tutto è bene quel che finisce bene”.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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