Vaccini e brevetti: scoppia in Madagascar la proxy war tra le multinazionali del farmaco

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Giovanni di Girolamo, ambasciatore dell'Unione Europea in Madagascar

Africa ExPress
18 giugno 2021

Una provy war, una guerra per procura, sembra essere scoppiata in Madagascar tra le grandi multinazionali del farmaco. Nell’isola, dove si è appena conclusa la prima campagna di vaccinazioni anti-covid, ieri è stato annunciato che 135 mila dosi, delle 250 mila ottenute, sono state inoculate. Il vaccino utilizzato si chiama Covishield, ha la stessa formula di AstraZeneca (AZ), ma viene prodotto in India dalla Serum Institute of India (SII), una fabbrica che ha una stretta collaborazione con la società farmaceutica anglo-svedese.

Secondo il giornale indiano The Economic Times, AZ e SII all’inizio dell’anno avevano firmato un accordo per la produzione di un miliardo di dosi del vaccino Oxford quello ammasso dall’EMA e distribuito anche in Italia. L’annuncio dell’accordo era stato dato dal giornale The Economic Times (AstraZeneca & Serum Institute of India sign licensing deal for 1 billion doses of Oxford vaccine).

Anche l’Hindustan Times il 31 dicembre scorso, nell’articolo India will have Covid-19 vaccine within days, aveva dato la notizia che il vaccino AstreZenica sarebbe stato prodotto su licenza in India. Ma secondo le normative europee, il Covishield non è ritenuto sufficientemente sicuro, per cui chi è stato immunizzato con quell’antidoto, per l’Europa risulta non vaccinato e quindi è soggetto alle stesse restrizioni di chi è no vax. Basta dare un’occhiata al sito del ministero dell’Europa e degli Affari Esteri francese “Covid – consigli per gli stranieri in Francia”.

Giovanni di Girolamo, ambasciatore dell’Unione Europea in Madagascar

La guerra si inserisce nella battaglia scoppiata in seguito alla richiesta giunta da più parti (comprese diverse NGO) di sospendere i brevetti sui vaccini, per permettere ai Paesi in via di sviluppo, come India e Sudafrica che hanno la capacità tecnologiche, di produrre i farmaci a basso costo. L’Europa che in un primo tempo sembrava favorevole, si è ritirata su una posizione attendista appena il presidente americano Joe Biden ha espresso la disponibilità degli Stati Uniti a concedere la pausa.

Non è semplice comprendere le mosse della politica, dell’opportunità e dell’economia. Sotto la voce “vaccini ammessi”, la Francia non ha incluso il Covishield, che comunque è un prodotto europeo sebbene fabbricato in India. Parigi permette l’entrata sul suo territorio solamente a coloro che sono stati immunizzati con i vaccini autorizzati da EMA (European Medicines Agency), vale a dire: Pfizer (Comirnaty), Moderna, e Johnson & Johnson (Janssen), americani, e AstraZeneca (Vaxzevria), anglo-europeo.

Africa Express ha chiesto ad AstraZeneca un commento sulla questione. Ma l’azienda non ha risposto alla richiesta inviata via e-mail secondo le indicazioni di chi ha risposto al telefono.

Molti malgasci hanno atteso l’ultimo momento per il primo round dell’immunizzazione per paura degli effetti collaterali. Inoltre nessuno sull’isola parla più dell’intruglio, fortemente voluto e lanciato lo scorso anno dal presidente, Andry Rajoelina, per contrastare la pandemia.

La bibita, a base di artemisia (artemisia annua), era subito stata declassata dall’Organizzazione Internazionale della Sanità, che aveva raccomandato di non utilizzare farmaci di automedicazione, gli OTC (dall’inglese Over the Counter n.d.r.) come prevenzione contro il coronavirus.

All’inizio di maggio sono stati inviati in Madagascar 250 mila dosi di Covishield/AstraZeneca nell’ambito dell’iniziativa mondiale COVAX, il programma internazionale che ha come obiettivo l’accesso equo ai vaccini anti covid-19. La spedizione fa parte del primo lotto. Nelle prossime settimane è previsto l’arrivo di altre fiale per poter immunizzare quanto prima il 20 per cento della popolazione.

Il “prezioso” carico di Covishield è stato consegnato l’8 maggio all’aeroporto di Ivato–Antananarivo, al ministro della Sanità Pubblica malgascia, Hanitrala Jean Louis Rakotovao, in presenza di membri del “meccanismo COVAX”, cioè i rappresentanti di UNICEF, OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), GAVI (organizzazione internazionale per i vaccini), CEPI (acronimo inglese per The Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), nonchè gli ambasciatori di USA, dell’Unione Europea e della Gran Bretagna, che hanno finanziato la produzione, il trasporto e la distribuzione del vaccino.

In conclusione, ora il governo di Antananarivo chiede delucidazioni all’OMS, come è stato comunicato anche dalla stampa locale proprio questa mattina.

Dunque, malgrado gli sforzi messi in campo e i finanziamenti elargiti, i malgasci vaccinati con Covishield per entrare in Francia devono sottoporsi a diversi tamponi, nonchè all’obbligo di quarantena, in quanto il farmaco non figura nella lista stilata da EMA. Vittime della guerra dei brevetti?

Africa ExPress
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  1. Rammento alla Redazione che l’obbligo di quarantena vige per tutti i residenti in Paesi africani che volessero varcare il territorio dell’Unione Europea, proprio per la stessa ragione, ossia l’incertezza del Paese ricevente a riguardo del vaccino inoculato. Eppure, trattasi delle stesse aziende che vendono in Europa e altrove nel mondo. È legittimo doma.darsi se non vi sia una discriminazione vaccinale in atto, al di là del neocolonialismo geopolitico che non riconosce come vaccinato chi si sia sottoposto a Sputnik V, ma quella è un’altra discriminazione.

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