Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
5 gennaio 2020
Sono cominciate dal Kenya le rappresaglie dei terroristi in risposta all’omicidio del generale Qassem Soleimani, assassinato a Baghdad in un raid americano il 3 gennaio. Stamattina all’alba un commando shebab ha attaccato Camp Simba (Simba vuol dire leone in swahili), base congiunta keniota e americana, di fronte a Lamu, località turistica di grande attrazione. I combattimenti sono stati violentissimi, densi pennacchi di fumo si sono alzati dalle strutture. Il bilancio è di quattro assalitori ammazzati, un soldato americano e due contractors uccisi, due feriti, due elicotteri e due aerei (un Caravan keniota e un Cessna americano) dati alle fiamme e distrutti assieme a diversi veicoli statunitensi.
Secondo un comunicato del Kenyan Defence Forces (KDF), l’esercito del Kenya, alle 5:30 del mattino: “Un gruppo di terroristi ha tentato di entrare nell’aeroporto di Lamu (che è situato a Manda, un’isola separata dal villaggio da un braccio di mare di appena 200 metri, ndr). Gli assalitori sono stati respinti e quattro dei loro corpi senza vita sono stati recuperati al di là del reticolato”.
Gli americani hanno confermato l’attacco senza parlare di vittime e promettendo ulteriori dettagli, mentre gli shebab, i terroristi filiale estafricana di Al Qaeda, che immediatamente hanno rivendicato l’attacco, hanno parlato di seri danni subiti sia dai kenioti sia dagli americani. “I nostri mujaheddin sono penetrati di nascosto nelle linee nemiche, hanno preso d’assalto con successo la base militare pesantemente fortificata e ora hanno conquistato il controllo effettivo di una parte della base”, hanno comunicato in un documento ricevuto anche da Africa ExPress. Stamattina hanno aggiunto: “I combattimenti continuano nella base e i kenioti stanno usando anche aeroplani”, ma la notizia è stata smentita dall’esercito: “Gli incendi scoppiati sono stati domati”.
A fine mattinata lo stringer di Africa ExPress a Lamu aveva già informato che i due elicotteri e i due aerei erano stati dati alle fiamme assieme a diversi veicoli statunitensi. Simba Camp è una base altamente fortificata proprio per impedire infiltrazioni terroristiche E’ situata nei pressi della Foresta di Boni dove i miliziani shebab nascondono i loro santuari.
E nella foresta di Boni, che si sviluppa ai confini tra Kenya e Somalia, i rapitori di Silvia Romano avrebbero portato il loro ostaggio. Finora sono riusciti a sottrarsi alla cattura anche se il loro nascondiglio dovrebbe essere stato individuato. Un nascondiglio mobile, comunque.
Se Silvia dovesse essere realmente tenuta nascosta a Boni, dopo questo attacco la sua situazione potrebbe essere diventata ancora più difficile. Le indagini di Africa ExPress non sono riuscite a individuare il luogo di detenzione ma i capi shebab contattati a Mogadiscio escludono che la ragazza milanese sia stata catturata dai loro miliziani.
C’è da sottolineare però che gli shebab non sono un’organizzazione omogenea. Piuttosto sono formati da gruppetti autonomi composti da individui che molto spesso non fanno riferimento all’islam ma a criminalità comune. Questi ammantano le loro azioni di una veste religiosa, ma invece spesso violano senza troppi rimpianti le regole del Corano.
Massimo A. Alberizzi
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Gli americani hanno condotto più attacchi aerei in Somalia nel 2019 rispetto a qualsiasi anno precedente.