Un altro giornalista assassinato a sangue freddo in Somalia. E’ il quarto dall’inizio dell’anno. Questa volta preso di mira un cronista della radio nazionale, Mohamed Ibrahim Rage, molto conosciuto dagli ascoltatori dell’emittente che l’avevano soprannominato “l’onesto”. Secondo il suo collega Mohamed Abdullahi Haji, un paio di uomini armati si sono introdotto nella casa del giornalista è l’ha ammazzato sparandogli una gragnola di colpi. Nei giorni scorsi aveva ricevuto minacce di morte.
Madagascar, rapito per errore direttore di una società francese
Il direttore generale francese del gruppo Henri Fraise Fils & Cie è stata rapito da un commando di uomini armati ad Antananarivo, la capitale del Madagascar. E’ rimasto prigioniero tra giorni e poi è stato liberato dietro il pagamento di un riscatto di poco più di 300 mila dollari. La notizia del sequestro, in un primo tempo tenuta riservata, era stata diffusa dalla rivista di intelligence Indian Ocean Newsletter. François Raphael, un ufficiale della gendarmeria francese in pensione sulla quarantina, sposato e padre di molti figli, da poco al timone del gruppo Fraise, è stato sequestrato mentre stava tornando a casa, la sera del 15 aprile. Il giorno dopo i rapitori hanno telefonato alla moglie dell’ostaggio spiegandole: “Signora, ci siamo sbagliati. In verità non volevamo rapire suo marito, che è il direttore della società. Cercavamo invece il PDG (in francese così viene indicato il presidente direttore generale, ndr). Comunque già che ci siamo paghi pure una piccola cifra di riscatto: 320 mila dollari”. Riscatto pagato e ostaggio liberato”.
Cinesi e bucati: 110 milioni di preservativi sequestrati in Ghana
Massimo A. Alberizzi
21 aprile 2013
Oltre 110 milioni21 di preservativi sono stati sequestrati in Ghana: fabbricati in Cina sono pieni di buchi. La notizia, diffusa questa mattina dalla BBC, è stata confermata da fonti ufficiali dell’ex colonia britannica che hanno aggiunto: “Tra le altre anomalie, scoppiano facilmente”. Preservativi provenienti da quello stock fino a pochi giorni fa sono stati distribuiti gratuitamente perché fanno parte della campagna per la prevenzione dell’AIDS. Si pensa che almeno 200 milioni di pezzi siano stati importati nel Paese africano.
Dopo due mesi liberata la famiglia francese (quattro bambini) rapita in Camerun
Dopo esattamente due mesi la famiglia francese rapita nel nord del Camerun dai terroristi di Boko Haram è stata liberata ieri. L’ha annunciato il presidente camerunese Paul Biya, aggiungendo che i sette Moulin-Fournier (tra cui quattro bambini) sono in buone condizioni e stanno bene. Sono già stati riportati in Francia, dopo una breve sosta all’ambasciata francese di Yaoundé. Da Parigi è venuto a prenderli in Camerun il ministro degli affari esteri, Laurent Fabius.
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Due attentati a Garissa (Kenya): almeno otto morti e una ventina di feriti
Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 19 aprile 2013
Almeno otto persone sono state ammazzate e una ventina ferite in due distinti attentati a Garissa, nell’est del Kenya, in prossimità del confine con la Somalia.
Gli attacchi sono avvenuti simultaneamente alle 7 di sera. Un gruppo di uomini armati ha assalito un ristorante assai popolare conosciuto con il nome di Kwa Chege, in centro città, sparando all’impazzata mentre nello stesso momento uno o due terroristi hanno lanciato un paio di granate in un centro commerciale in costruzione in Ngamia road, nel rione dove si trovano numerosi uffici: nel cantiere lavorano operai kenioti di etnia kamba.
La visita di Ahmadinejad in Niger inquieta i Paesi occidentali
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è in vista in tre Paesi africani: Niger, Niger, Benin e Ghana. La seconda tappa in Niger, quarto produttore di uranio al mondo,. allarma gli occidentali anche perché il governo di Niamey da un po’ do tempo va ripetendo che vorrebbe diversificare la vendita del prezioso minerale.
Oggi le miniere di uranio, nella zona di Arlit, nel nord del Niger, sono sfruttate dal gruppo francese Areva, di proprietà dello Stato, e il minerale finisce in Francia e in Giappone.
Attacco al tribunale di Mogadiscio, decine di morti
Una ventina di morti – ma il bilancio rischia di aggravarsi perché ci sono decine di feriti alcuni gravissimi – sono il risultato dell’attacco ieri mattina al tribunale di Mogadiscio lanciato da un gruppo di Shabab, i fondamentalisti islamici somali. “Almeno sei terroristi – ha raccontato un testimone sentito al telefono da Africa ExPress – sotto le uniformi di soldati dell’esercito regolare, portavano giubbotti esplosivi e si sono fatti saltare appena entrati nell’edificio. Altri, tre o quattro, hanno cominciato a sparare all’impazzata contro i poliziotti di guardia, uccidendone una dozzina”.
Il resto dei morti sono civili. Tra loro anche due turchi di un’organizzazione umanitaria: erano a bordo di un camioncino con alcuni compagni e sono passati davanti alla palazzina al momento dell’attacco.
“Sarà un miracolo se il numero delle vittime sarà contenuto a due o tre decine – ha raccontato un diplomatico contattato a Mogadiscio -. Per fortuna non c’erano udienze e anche questo ha limitato i danni. Il selciato comunque è ricoperto da un tappeto di bossoli. La potenza di fuoco è stata tale da pensare a una strage assai più ampia”. Non si sa se tra le vittime ci siano giudici, però è certo che ci sono impiegati del palazzo di giustizia
Mentre al tribunale infuriava la battaglia, un autobomba scoppiata a poche centinaia di metri di distanza rallentando la corsa dei soldati ugandesi del contingente dell’Unione Africana che stavano portando rinforzo alla polizia.
Gli shebab, i terroristi somali legati ad Al Qaeda, hanno rivendicato l’attacco. Il gruppo fondamentalista negli ultimi mesi ha subito gravi perdite ed è stato cacciato da alcune sue roccaforti, ma è ancora in grado di attaccare con sanguinose operazioni mordi è fuggi come questa di stamattina postazioni governative che rivestono anche un significato simbolico, come il tribunale.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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Nigeria, riprende la guerriglia nel delta del Niger uccisi 12 poliziotti
Il MEND , Movement for the Emancipation of the Niger Delta, un gruppo ribelli nigeriano, che aveva sospeso le attività dal 2009 ha ripreso gli attacchi durante lo scorso week end assalendo un guardiacoste della polizia: dodici agenti sono stati uccisi.
L’azione segna una ripresa della guerriglia nel delta del fiume Niger, annunciata la scorsa settimana con una mail con cui il gruppo avvisava che avrebbe ripreso gli attacchi dopo che uno dei suoi leader, Henry Okah era stato imprigionato in Sudafrica con l’accusa di aver organizzato l’attentato contro il quartier generale delle Nazioni Unite ad Abuja nel 2010.
Secondo la polizia nigeriana, comunque, attacco alla loro caserma non ha nulla a che fare con la minaccia. Si tratterebbe invece di una ritorsione contro il comportamento del governo: non sarebbero infatti stati pagati i salari agli ex militanti che in base a un accordo di amnistia avevano deposto le armi.
La versione della polizia accusa alcuni comandanti del MEND che si sarebbero impadroniti di quel denaro. Alcuni infatti, sarebbero diventati assai ricchi, mentre altri – la maggior parte – non hanno visto arrivare nelle proprie tasche un soldo.
Il guardacoste assalito dai miliziani in un ramo del delta del Niger, stava trasportando una cinquantina di poliziotti a un funerale quando si è fermato per un guasto al motore. E’ stato in quel momento che il battello [ stato assalitodalla giungla hanno cominciato a bersagliare il battello.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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Sudan, il leader dei guerriglieri del Sud Kordofan: “Usano la fame come arma”
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
LOCALITA’ SEGRETA (Sudan) – Pacioccone e sorridente ha piazzato il suo quartier generale in una grotta sui Monti Nuba nel Sud Kordofan (devo rispettare la consegna di non rivelare il luogo). Da lì Abdelaziz Al-Hilu, il leader del Sudan Peopleís Liberation ArmyñNorth dirige le operazioni militari.
Malindi, commando di miliziani attacca il casinò: nove morti, un italiano ferito
Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 28 marzo 2013
L’intenzione era di fare una strage, di massacrare il maggior numero di turiasti. Una cinquantina di uomini armati, militanti del Mombasa Republican Council, alle due di questa notte (mezzanotte in Italia) ha attaccato il Casinò di Malindi, la stazione balneare keniota frequentata dagli italiani. Sette assalitori e due poliziotti sono morti. Un agente è gravissimo in ospedale. Un italiano, Marco Ascari, è stato ferito, sembra in modo non grave.
I miliziani del MRC si sono presentati al cancello del villone che ospita il casinò e si nono nessi a sparare all’impazzata cercando di entrare nel giardino. Erano mascherati e in mano non avevano solo armi da fuoco ma anche panga, cosi chiamano i machete in Kenya.
La reazione degli agenti è stata immediata; il cancello è stato chiuso in tempo ed è cominciata una violenta battaglia, in strada che proseguita lungo il vialone principale della città, cui hanno partecipato gli agenti di rinforzo chiamati dai loro colleghi.
Alla fine sette del MRC sono rimasti sul selciato, assieme a due poliziotti. Un terzo trapassato da un proiettile è in fin di vita.
Il casinò di Malindi, che è stato chiuso fino a data da destinarsi, è gestito da un italo americano, Roberto (Bob) Cellini e dalla moglie Daniela, con interessi fino a Las Vegas.
Ma quello dei Cellini non è solo un casinò. In realtà funge anche da banca per molti italiani che arrivano in Kenya e depositano il loro denaro nella casa da gioco. Al Casinò di Malindi si puo pagare in assegni, anche italiani o chiedere contanti presentando la propria carta di credito.
Qualche settimana fa anche Flavio Briatore ha aperto un nuovo casinò a Malindi in uníaltra zona, a Casuarina, vicino al Lion in the Sun, la sua proprietà, dove sta costruendo un mega complesso turistico per superricchi.
Ma il casinò di Briatore, almeno per ora, è poco frequentato. Gli habitué di Malindi preferiscono le loro vecchie sale da gioco, dove molti hanno lasciato interi patrimoni, e i turisti vogliono stare in centro e non andare da Briatore, un po’ fuori Malindi, dove, tra l’altro si paga l’ingresso.
Per anni Bob Cellini era riuscito a evitare che nascesse una nuovo casinò in concorrenza con il suo,, anche grazie alla potente amicizia con i figli dell’ex presidente Daniel arap Moi, Gideon e Philip. L’arrivo sulla piazza di Briatore certamente non deve avergli fatto piacere.
Gli affari sulla costa keniota – celebrata dal film Nel Continente Nero con Diego Abbatantuono – non vanno più a gonfie vele come in passato. La zona diventa ogni giorno meno sicura e si registrano con una certa frequenza assalti e rapine. I turisti, quindi prima di partire per Malindi, allettati spesso da offerte sicuramente vantaggiose, ci pensano su due volte, preferendo mete più tranquille, e anche più belle e affascinanti, come Zanzibar o le Saycelles.
Massimo A. Alberizzi
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