3 ottobre 2013
Ricordiamo tutti il 30 settembre 2013 : tredici giovani, allineati sulla spiaggia. Morti. Forse qualcun altro è rimasto in mare. Non si sa mai in casi del genere. Sono tutti senza nome, sono semplicemente immigrati “clandestini” per i più. Pochi sanno, invece, che c’è anche un quattordicesimo morto ufficiale. Appena approdato, ha cercato di scappare alla cattura delle forze dell’ordine. Durante la fuga è stato travolto (volontariamente?) da un SUV. Poche ore dopo il suo corpo si è arreso. Le ferite riportate, le fatiche del viaggio e chissà quali altre sofferenze sopportate in precedenza (e che non sapremo mai) hanno preso il sopravento. Chissà se almeno lui è riuscito a pronunciare il suo nome prima di chiudere gli occhi per sempre.
Lampedusa, Italia. Una tragedia africana
Dentro il Westgate devastato. La puzza di morte e il silenzio irreale
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Nairobi, 2 ottobre 2013
La puzza nauseabonda di cadavere colpisce alla gola già due passi dopo l’entrata principale del Westgate. Gli operai al lavoro nel palazzo che ospitava il più moderno, importante, ricco, affascinante, centro commerciale di Nairobi si coprono il viso con mascherine antipolvere. Ma non sono sufficienti. In alcuni angoli del palazzo le narici soffrono e occorre reprimere un violento conato di vomito.
Eritrea, le trappole del regime per catturare la moglie di uno dei ministri arrestato 12 anni fa (di Pier Mario Puliti)
Speciale per Africa ExPress
Piermario Puliti
Milano, 28 settembre 2013
Il 18 Settembre del 2001 quando l’allora ministro delle Risorse Marine Petros Solomon venne arrestato, insieme ad altri suoi colleghi e alti funzionari del governo Eritreo, sua moglie Aster Yohannes si trovava negli Stati Uniti, per un corso di studi a Phoenix. Le venne soltanto comunicato l’annullamento del passaporto diplomatico in suo possesso.
Attacco di Boko Haram in Nigeria; trucidati nel sonno una cinquantina di studenti
Una cinquantina di studenti sono stati colti nel sonno e uccisi. Il massacro è avvenuto nella notta tra sabato e domenica in un college per studenti in agraria in Nigeria, nello stato di Yobe, al confine con il NigerSudan, comunicano che una cinquantina di studenti di un collegio agronomo. Il portavoce militare della zona, Lazarius Eli, ha riferito che gli autori dell’eccidio dovrebbero essere il militanti del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram, un siglia che in linguia hausa vuol dire: “L’educazione occidentale è peccato”.
I testimoni raccontano gli orrori del Westgate, mentre affiorano le prime responsabilità
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Nairobi, 28 settembre 2013
L’attacco al Westgate di Nairobi è pieno di misteri. Gli elementi che stanno pian piano emergendo contribuiscono a gettare un minimo di luce sul massacro che ancora,comunque, resta in gran parte oscuro. La cosa più orribile è la violenza con cui i terroristi si sono accaniti sugli ostaggi. Chi parla e racconta ha paura e non vuole assolutamente essere citato per nome.
Tra gli obiettivi degli islamici a Nairobi anche il palazzo dell’ambasciata italiana
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Massimo A. Alberizzi
NAIROBI, 28 settembre 2013
In questi giorni concitati passati a capire tutto quello che è accaduto al Westgate, la telefonata più carina l’ho ricevuta da mia figlia Micol. “Papà grazie. Appena ho saputo dell’attentato ho pensato a quello che mi ripetevi in continuazione. ‘Non andare al Westagate è un target perfetto per i terroristi radicali islamici. La sicurezza e una parte della proprietà sono israeliane; è un boccone gustoso per i fondamentalisti. Inoltre è una trappola. Un parallelepipedo di vetro e cemento’. Grazie ancora”.
Lo sapevamo tutti che il Westgate era pericoloso. La clientela era di ogni età: c’erano i bar alla moda, frequentati dai giovani, i negozi d’abbigliamento, con le firme europee, e l’enorme supermercato Nakumatt, una filiale della catena più prestigiosa e rifornita del Kenya. All’ultimo piano le sale cinematografiche e i fastfood e, accanto, una terrazza con un grande parcheggio che si raggiungeva da una rampa direttamente dal pian terreno.
Tutti i giornalisti di Nairobi, ma non solo, anche gli espatriati e i servizi di intelligence, sapevano che quel posto era pericoloso. Anche la sicurezza delle Nazioni Unite, solitamente ben informata, aveva spesso mandato degli avvisi. Io ci andavo ogni tanto perché all’Art Cafè, un locale trandy pieno di giovani, ma non solo, facevano il pane più buono della città. Tutti sapevano del rischio che correvano andando lì.
Ciò nonostante sabato scorso, esattamente una settimana fa, i terroristi sono entrati tranquillamente nel Westgate e hanno potuto organizzare un attacco in grande stile, senza che nessuno riuscisse a fermarli. In un articolo scritto il 7 novembre 2011 avevo parlato con un comandante della sicurezza privata del Westgate, incaricato di controllare le auto in entrata nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale, che si era fatto riconoscere soltanto con il nome di battesimo, Peter: “Temiamo un attentato – aveva raccontato -. Riceviamo quotidianamente un rapporto dell’intelligence che ci aggiorna sui movimenti di sospetti terroristi”. Sabato probabilmente non è arrivato nessun rapporto.
Più o meno un anno e mezzo fa, la polizia keniota ha arrestato un gruppetto di persone provenienti dalla Somalia con un carico di armi e munizioni ma, soprattutto, con mappe e indirizzi di possibili obbiettivi terroristici. Oltre al Westgate, i target indicavano un altro centro commerciale, di proprietà israeliana, Yaya centre, e International House, il grattacielo nel centro di Nairobi che ospitava, oltre a numerosi uffici, almeno cinque ambasciate, tra cui quella italiana. Ospitava, perché quattro, Spagna, Svizzera, Ruanda, Gibuti, dopo quella rivelazione hanno traslocato. Solo l’ambasciata italiana è ancora lì, imperterrita a sfidare la sorte. (update: l’ambasciata italiana a fine 2017 si è trasferita in un quartiere più sicuro, ndr)
Più volte è stata identificata una nuova sede da affittare, ma le pastoie burocratiche del nostro Paese, hanno sempre rimandato sine die. E dire, ironia della sorte, che la residenza del nostro ambasciatore sorge in un quartiere residenziale ed è circondata da un terreno immenso dove si potrebbe facilmente costruire una nuove legazione diplomatica e non in affitto, ma di proprietà dello Stato. Il terreno è talmente grande che una parte è stato affittato – per un simbolico scellino all’anno, cioè 0,008 euro, che i nostri ambasciatori devono riscuotere con tanto di ricevuta per evitare l’usucapione – all’ambasciata e alla residenza del Belgio.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Nelle foto: una bambina fugge dal Westgate pochi minuti dopo l’attacco, un’immagine di due terroristi all’interno del centro commerciale, agenti della sicurezza privata cercano di contrastare gli assalitori e infine il palazzo di International House, dove hanno sede gli uffici dell’ambasciata italiana a Nairobi
WESTGATE – Continuano le indagini sull’attentato, ma l’accesso ai giornalisti resta ancora vietato
DAL NOSTRO INVIATO
NAIROBI – La zona davanti al Westagate è stata transennata ed è stata montata un’alta parete di ondulato metallico per impedire di vedere cosa sta succedendo nel cantiere allestito davanti al centro commerciale. Impossibile per i giornalisti entrare nella zona protetta. Sono riuscito a rubare questo video (articolo successivo) poi il militare il capitano Daniel delle Forze speciali, quello che si alza e mi viene incontro negli ultimi fotogrammi, mi ha buttato fuori. Voleva arrestarmi. Poi forse si è reso conto che non era il caso. La battaglia è finita contro gli shebab ma non contro la stampa che da queste parti è temuta. Una fotografa della France Presse è stata arrestata ieri pomeriggio.
VIDEO – Le autorità non fanno entrare ancora nessuno
Siamo arrivati fino all’ingresso del grande centro commerciale ma, per ora, è impossibile entrare. Forse, non ci fanno vedere dentro per nascondere il più possibile quanto successo. I sospetti sulla terrorista inglese sono aumentati e le autorità continuano a cercarla.
Nairobi celebra i morti del massacro al Westgate
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
NAIROBI – A Nairobi si sono celebrati i funerali di alcuni dei morti nell’attentato del Westgate. Nelle chiese cristiane, cattoliche, protestanti (qui ci sono molte confessioni diverse) e nelle moschee ci sono state funzioni religiose in ricordo di chi ha perso la vita per colpa di fanatici pazzi che credono così di andare in paradiso.
Westgate, funerali, inizio indagini scientifiche e i video dell’assalto
Hanno cominciato a lavorare le polizie scientifiche provenienti da diversi Paesi.

