“Le carceri israeliane sono campi di concentramento”: appello per liberare tutti i prigionieri palestinesi

Marwan Barghouti, paragonato a Nelson Mandela, come tutti i reclusi dallo Stato ebraico rischia di non sopravvivere ai soprusi e alle angherie

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Speciale per Africa ExPress
Valentina Vergani Gavoni
23 dicembre 2025

Il 29 novembre 2025 ha preso il via una Campagna Internazionale per contrastare gli arresti amministrativi in Palestina. E’ nato così il Comitato Nazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Organizzazioni della società civile italiana, impegnate nella tutela dei diritti umani e nel rispetto del diritto internazionale, hanno aderito alla mobilitazione globale. Un’azione coordinata sul territorio per chiedere la liberazione di tutti coloro che sono stati incarcerati da uno Stato sovrano che occupa la loro terra. Alcuni da anni senza processo.

Un appello per chiudere i centri di tortura israeliani dove all’interno vengono commessi crimini di guerra – e contro l’umanità – finalizzati all’eliminazione dell’identità del popolo occupato.

Per più di due anni, il rapimento di civili e militari israeliani da parte dei militanti di Hamas ha giustificato la distruzione di un intero popolo. Come se fosse giusto, logico e normale, rispondere con così tanta violenza ai fatti brutali del 7 ottobre 2023.

In memoria del massacro contro i civili israeliani

Se un genocidio è la risposta giusta alle violenze subite nell’arco di 24 ore, quale potrebbe essere allora la reazione più adatta di un popolo occupato dopo 77 anni di colonialismo e sterminio fisico, culturale, psicologico e sociale?

Dal primo giorno di insediamento, Israele ha arrestato e rinchiuso in campi di concentramento (al coperto e all’aperto) un numero impossibile da definire di palestinesi che rispondevano ai massacri quotidiani commessi da Israele.

Torture, stupri, violenze e abusi legalizzati 

Nonostante ogni tentativo di censura, i sopravvissuti palestinesi denunciano tutte le bestialità che individui privi di umanità, con nome e cognome, eseguono senza obiettare. Ed è giunta recentemente la notizia di ulteriori violenze subite da Marwan Barghouti, diventato il simbolo della resistenza al colonialismo israelo-americano.

Il figlio Qassam Barghouti, in un post su Facebook, ha scritto: “Mi sono svegliato con la chiamata di un detenuto liberato che mi ha detto: ‘Tuo padre è stato distrutto fisicamente… gli [israeliani] gli hanno rotto i denti, le costole e le dita, gli hanno tagliato una parte dell’orecchio per divertimento. Cosa posso fare? Con chi posso parlare? A chi possiamo rivolgerci?’ Viviamo questo incubo ogni giorno. Mio padre ha 66 anni… dove dovrebbe trovare la forza?”.

“La persona informata dei fatti avrebbe chiamato da un numero israeliano, dice il giovane Barghouti nel post che sembra aver cancellato”, riporta il quotidiano The Time of Israel.

Noam Lehmann, autore dell’articolo scrive: “In un post successivo, Barghouti afferma che la famiglia sta ancora cercando di contattare nuovamente l’ex prigioniero senza nome, e tutti i possibili enti ufficiali per ulteriori informazioni, senza successo”.

Immagine di Inside Over

Il giornalista del quotidiano israeliano riporta le parole del figlio Qassam: “Mi scuso per aver fatto preoccupare così tante persone. Spero che mio padre e tutti gli altri prigionieri stiano bene. È tutto ciò che mi interessa.”

Dall’altra parte, il portavoce del Servizio Carcerario Israeliano dichiara al giornale che le accuse sono “un’altra totale bugia della macchina di fango e della propaganda contro il personale che lavora con professionalità di fronte a un terrorista condannato”, scrive Lehmann.

La resistenza non è terrorismo

La ricostruzione dei fatti risulta difficile. E riportare quello che accade all’interno delle carceri israeliane è praticamente impossibile.

La stampa ha però a disposizione fonti pubbliche inconfutabili come le affermazioni spontanee del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir che “ha pubblicamente elogiato il peggioramento delle condizioni dei prigionieri palestinesi e ha girato un video in cui si prende gioco di Barghouti in prigione”, afferma il giornalista di The Time of Israel.

Il metodo mafioso applicato dall’esercito e dalle istituzioni governative di occupazione è esplicito. E, consapevole del modus operandi di Israele, l’Autorità Palestinese ha affermato di voler “lavorare per saperne di più sulle condizioni di Barghouti, aggiungendo che le famiglie dei prigionieri palestinesi sono soggette a molestie e intimidazioni”, si legge nell’articolo scritto dal giornalista del quotidiano israeliano.

Molti hanno già paragonato la storia di Marwan Barghouti a quella di Nelson Mandela condannato per terrorismo e in seguito premiato con il Nobel per la pace. Con quel riconoscimento sentenziò che chi combatte contro un esercito occupante non può e non deve essere definito “terrorista”. Fu cancellato il principio secondo cui solo uno Stato sovrano può esercitare legalmente la forza armata. Ed è anche questo uno dei motivi per cui Israele non vuole che sia riconosciuta la Palestina.

Appello per la liberazione dei prigionieri palestinesi

“Insieme alle colleghe Bakkali, Ferrari e Ghio e ai colleghi Berruto e Orlando, durante la nostra missione in Cisgiordania – ha scritto la parlamentare italiana del PD, Laura Boldrini – abbiamo incontrato il figlio di Marwan Barghouti, Arab, che ci ha affidato un appello chiaro e inequivocabile rivolto al popolo italiano: fate pressione per la liberazione di Marwan, il più popolare leader politico palestinese. Fate pressione perché siano i palestinesi i protagonisti della loro storia e non soluzioni imposte dall’esterno”.

Deputata alla Camera dei deputati ed ex funzionaria dell’ONU, Laura Boldrini rappresenta quella fetta della politica italiana che non ha paura di parlare: “Bisogna scegliere, ha detto Arab, da che parte stare: da quella di Ben-Gvir e dei coloni o dalla parte di Marwan Barghouti? Noi non abbiamo dubbi: stiamo dalla parte di Barghouti e sosteniamo la campagna Free Barghouti, free Palestine“.

Per info e adesioni freemarwanitalia@proton.me

RACCOLTA FIRME ONLINE [Petizione online aperta a cittadini e personalità pubbliche]:
https://www.change.org/p/libert%C3%A0-per-marwan-barghouti-il-nelson-mandela-palestinese

 

Valentina Vergani Gavoni
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