Misteri e incognite dei bombardamenti israeliani e americani contro l’Iran

I dubbi dello scienziato Sergio Pizzini: potrebbe essere stata un’esercitazione dimostrativa, dedicata comunque alla distruzione dei siti nei quali l’arricchimento era stato condotto per anni a livello del’5 per cento,  prima di trasferire le  attività  destinate alla costruzione della bomba in siti sicuri sotto le montagne

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Speciale per Africa ExPress
Sergio Pizzini*
27 Giugno 2025

I media internazionali hanno riportato in grande dettaglio i particolari dell’attacco, prima israeliano e poi statunitense, ai siti nucleari iraniani, ivi incluso un video che metteva in evidenza una fila di camion che usciva da un sito imprecisato, poi target del bombardamento con i B2 americani.

Secondo la narrazione ufficiale, Netanyahu aveva sferrato il primo attacco in totale autonomia, senza il supporto degli USA, anche se era chiaro fin dall’ inizio che i cacciabombardieri F35 israeliani, senza il supporto di aerei cisterna USA non avrebbero potuto raggiungere Teheran e poi ritornare nella loro base di Nevatim.

Un aereo cisterna USA dello stesso tipo di quelli che hanno rifornito in volo i bombardieri in azione sull’Iran

Si trattava, infatti, di un percorso di 3600 Km, ben superiore all’ autonomia di volo dei F35 israeliani, circa 1000 Km, anche se sembrerebbe che alcuni aerei fossero stati equipaggiati con serbatoi ausiliari situati sotto le ali.

Strategia concordata

Che l’attacco israeliano fosse stato eseguito nell’ambito di una strategia concordata con gli USA è risultato chiaro dal discorso di Trump dopo l’attacco americano, dove Trump aveva ufficialmente ringraziato Israele per il buon lavoro fatto in stretta collaborazione con le forze aeree americane. Ipse dixit.

Secondo la narrazione ufficiale, infine, nessuna fuoruscita di materiale radioattivo è stata dichiarata evidente dopo i bombardamenti dei siti dove l’Iran aveva in produzione l’arricchimento a livello industriale dell’uranio, con 1500 centrifughe e forse di più.

Assenza di commenti chiarificatori

Qui la narrazione ufficiale non ha mai riportato commenti chiarificatori. Mai possibile che la distruzione di siti dove veniva condotto l’arricchimento ufficiale almeno al 5 per cento non avesse dato origine a fughe consistenti di materiale radioattivo? Così come dai siti scavati ben sotto le montagne, dove l’arricchimento veniva portato almeno al 60 per cento?

La mia convinzione è che sia da parte israeliana che USA, si fosse preventivamente raggiunto un accordo sia con le autorità iraniane che con l’IAEA, che i bombardamenti sarebbero stati condotti su siti del tutto privi di materiale radioattivo, o su siti da dove il materiale radioattivo fosse stato preventivamente allontanato, per evitare danni irreparabili all’ambiente ed alle persone.

Verificare uso superbombe

Si è così trattato di un’esercitazione dimostrativa, dedicata comunque  alla distruzione dei siti nei quali l’arricchimento era stato condotto per anni a livello del’5 per cento, prima di trasferire le attività destinate alla costruzione della bomba in siti sicuri sotto le montagne. Dove il bombardamento con i B2 americani avrebbe consentito di verificare il buon uso delle superbombe.

Per dare un segnale non tranquillizzante alle autorità iraniane, avvisate che tutte le strutture dedicate all’ arricchimento dell’uranio ed alla costruzione della bomba erano alla portata dell’armata aerea israelo-americana. Un obbligo per l’Iran alla trattatativa.

Sergio Pizzini*
sergiopizzini2011@gmail.com
*Già professore ordinario di Chimica Fisica all’università degli studi di Milano
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