Gli oscuri misteri che circondano l’Iran e la bomba

Non si può escludere che la Repubblica Islamica abbia violato gli accordi ma anche se così fosse questo non dà a nessuno il diritto di bombardarla

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Speciale per Africa ExPress
Sergio Pizzini
Milano 22 giugno 2025

Il programma nucleare iraniano aveva fin dall’inizio una struttura molto intrigante.
Prevedeva, in particolare la messa in opera ed in esercizio ad Arak di un reattore nucleare ad uranio naturale U238, contenente una concentrazione del 0.72 per cento dell’isotopo fissile U235, moderato ad acqua pesante. L’isotopo è un atomo dello stesso elemento chimico ma con un differente numero di massa atomica; cioè ugual numero di protoni ma differente numero di neutroni.

Ubicazione dei siti nucleari iraniani

Questo  tipo di reattore ha il vantaggio di poter usare l’uranio naturale come combustibile, ma lo svantaggio di basse  efficienze e la produzione di plutonio come scorie di processo. Reattori di questo tipo sono stati attivi in Europa per lungo tempo, ma sono andati tutti progressivamente  fuori esercizio.

Accordo con l’AIEA

Nel 2015, con un accordo con Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (International Atomic Energy Agency, IAEA), Iran accetta di mettere fuori esercizio  il reattore ed eliminare l’acqua pesante. Sembrerebbe, invece, che (il condizionale è d’obbligo) l’Iran abbia disatteso i termini dell’accordo ed  abbia messo fuori esercizio il suddetto reattore solo nel 2025, e per motivi imprecisati.

Nel frattempo erano stati comunque messi in funzione a Ifahan e Natanz  gli impianti per la produzione di uranio 238 arricchito di uranio 235, l’isotopo che consente di migliorare  l’efficienza del processo di fissione, e pertanto di un reattore nucleare che utilizzi come combustibile l’uranio  arricchito e la grafite come moderatore.

Natanz: Fuel Enrichment Plant

Il sito di Natanz, in particolare comprende il Fuel Enrichment Plant, progettato per ospitare operazioni di arricchimento su scala industriale.

Il processo di arricchimento prevede una chimica nota, consistente innanzitutto nella produzione di  esafluoruro di uranio (UF6), un solido che sublima (cioè passa dallo stato solido a quello gassoso, ndr) a bassa temperatura e che viene trasferito allo stato di vapore  a pressioni inferiori alla pressione ambiente in un sistema di centrifugazione, che permette la separazione  dell’isotopo 235 dall’isotopo 238.

Un arricchimento del 20 per cento garantisce eccellenti rese energetiche per un combustibile usato in  un  reattore nucleare, mentre un materiale arricchito all’ 80 per cento è ideale per la  costruzione di una bomba atomica.

L’accordo dell’Iran con l’AIEA, siglato nel 2015, prevedeva un arricchimento fino ad un modesto 3,67 per cento, ma nel 2019 l’Iran aveva deciso unilateralmente di portare comunque l’arricchimento al 5 per cento.

Accesso vietato

Pochi giorni prima dell’offensiva di Israele sull’Iran, l’AIEA, con il documento GOV/2025/38 dichiara che l’Iran non è in regola con gli obblighi di trasparenza, in particolare per non aver dichiarato con precisione la quantità e la qualità del materiale nucleare prodotto, e per aver impedito l’accesso a tre siti in località non dichiarate, Lavisan-Shian, Varamin e Turquzabat, dove erano state rilevate tracce di uranio introdotto con attività umane.

In un rapporto riservato dell’AIEA si legge che l’Iran avrebbe usato questi siti per portare l’arricchimento dell’uranio al 60 per cento, in quantità sufficiente alla fabbricazione di sei ordigni nucleari.

Il mio commento da modesto studioso è che già il reattore ad acqua pesante con uranio naturale era un mezzo per produrre plutonio da usare come combustibile per ordigni nucleari. L’abbandono del progetto probabilmente è stato dovuto non tanto ad una tardiva ottemperanza alla richiesta dell’ AIEA, quanto alla bassa produttività del processo, o a difficoltà di processare un materiale altamente radioattivo.

Teheran futura potenza nucleare

I dati ulteriori riportati più sopra in merito ad un chiaro avanzamento del progetto ed alla disponibilità di elevate quantità di uranio arricchito al 60 per cento sono chiara indicazione della volontà dell’Iran di diventare una potenza nucleare. Senza che USA  e Israele abbiano il diritto/dovere di bombardare i siti nucleari iraniani.

Sergio Pizzini*
*Già professore ordinario di Chimica Fisica all’università degli studi di Milano
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