Cisgiordania: i coloni attaccano i palestinesi tre volte al giorno. E l’esercito sta a guardare

0
692

 

Speciale Per Africa ExPress
Alessandra Fava
24 giugno 2025

I coloni che si sono insediati illegalmente in Palestina che i trattati internazionali affidano al popolo palestinese stanno attaccando più volte al giorno i villaggi arabi.

Balcanizzazione West Bank

West Bank è sempre più balcanizzata da insediamenti illeciti di israeliani puntualmente difesi dall’esercito del loro Paese. Gli attacchi avvengono da decenni, ma dal 7 ottobre 2023 hanno conosciuto una recrudescenza, visto che gli invasori, armati fino ai denti, hanno mano libera dal governo israeliano di estrema destra.

Quello che accade non fa ben sperare per la pace tra i due popoli. Oggi i quasi 2 milioni di palestinesi utilizzano solo il 18 per cento della Striscia perché sono stati evacuati per motivi di sicurezza dall’82 dal territorio, ora controllato da Israele (fonte Haaretz, 22 giugno 2025).

Fragile tregua

Mentre gli occhi del mondo sono fissi sull’Iran, su Israele e sulla fragile tregua firmata USA, in Cisgiordania continua la persecuzione della popolazione, costretta a lasciare l’area: nuovi profughi, occupazione di territori, continui attentati da parte dei coloni.

In Cisgiordania sono in corso operazioni che il governo Netanyahu ha intensificato già nel gennaio 2023, ben prima dell’attentato di Hamas del 7 ottobre.

I coloni distruggono abitazioni, auto, strutture (foto Reuters)

Da allora i coloni hanno avuto sempre maggiore possibilità di appropriarsi di oliveti, villaggi e case. Un report di OCHA del 19 giugno precisa che da inizio anno si registrano tre attacchi dei coloni in varie zone della Cisgiordania. Dal 3 al 16 giugno ci sono stati 36 assalti da parte dei coloni.

Manforte dei militari

IDF, l’esercito israeliano, non solo dà manforte ai coloni, ma ha anche proceduto alla distruzione di diverse abitazioni a Tulkarem, Nur Shams e Jenin. Dall’inizio 2025, sono diventati profughi dell’area C (Palestina sotto controllo israeliano) oltre 680 palestinesi.

La divisione in area A, B, C (accordi di Oslo 1993): Di fatto solo la A è a controllo esclusivamente palestinese, la B misto e la C a totale controllo israeliano. Ma gli insediamenti illegali si sono piazzati in tutte e tre le aree.

La di

Intanto nuovi outpost (insediamenti illegali dei coloni) continuano a nascere a macchia d’olio nel governatorato di Ramallah e Gerusalemme (in aree che dovrebbero essere sotto il totale controllo palestinese, secondo Oslo) e puntualmente arrivano pure gli attacchi.

A giugno sono state mandate via da Kobar (vicino a Ramallah) 29 persone, sempre a causa delle violenze dei coloni che da marzo hanno installato un nuovo outpost a 10 metri dal paese. Numerose aggressioni causate da un altro insediamento illegale sono avvenute a Al Mazra’a ash Sharqiya, sempre nella zona di Ramallah, dove sono state ferite 10 persone e incendiati beni ed edifici.

Assaliti i beduini

Ancora nelle ultime settimane i coloni hanno assalito anche i beduini di Ma’azi Jaba’, in Area C: trenta persone sono ora senza casa: le loro abitazioni sono state distrutte, date alle fiamme dal coloni. in attacchi nel centro di Nablus, tra il 3 e il 16 giugno lo Stato di Israele ha ucciso 5 palestinesi e ne ha feriti 140, tra cui 25 bambini.

Durante un’operazione particolarmente violenta, durata 30 ore, sempre a Nablus, cani addestrati, jeep militari lanciate a tutta velocità nella città vecchia e sparatorie a giugno hanno ferito numerosi palestinesi.

Cani d’attacco

Secondo un’inchiesta di Arab Reporters for Investigative Journalism (ARIJ) e The Guardian, gran parte di questi cani d’attacco, vere e proprie armi da guerra, provengono dell’Europa. Vengono addestrati da aziende specializzate che li vendono a Israele per essere utilizzati nei ranghi militari.

La divisione della West Bank e i governatorati

Questi episodi, tra quelli documentati, dimostrano l’escalation continua che protegge il regime di apartheid e l’impunità di cui godono i coloni della destra più accesa. Basta guardare una mappa per capire che la famosa ipotesi di divisione del territorio in due Stati, palestinese e israeliano, è diventata impossibile.

Ocha raccoglie i dati sul territorio relativi all’espansione delle coloni illegali e i check point nella West Bank. Gli insediamenti illegali sono in rosso scuro e in arancione i terreni sequestrati dai coloni.

A Massafer Yatta, sempre in zona C, il paese diventato famoso per il docufilm No Other Land, Israele ha deciso di recente che nascerà un campo di addestramento militare che occuperà l’intera area di circa 7 mila ettari. Il centro si chiama Firing 918 secondo una delibera dell’Higher Planning Council per la West Bank dello Stato israeliano.

Vietato ricorso

La decisione riguarda la cacciata di 2.800 persone sparpagliate in 12 villaggi dell’area. In pratica Israele si arroga il diritto di procedere alle demolizioni delle case e bocciare qualsiasi ricorso degli abitanti come quelli già presentati da alcune famiglie per attestare le proprietà delle terre.

Anche l’associazione israeliana B’tselem denuncia che nella West Bank “dall’attacco all’Iran, Israele ha bloccato del tutto la Cisgiordania, sono stati chiusi tutti i check point e le principali vie di comunicazione dei villaggi palestinesi, città e centri”.

IDF sta anche procedendo a far sgomberare i palestinesi dalle loro case per piazzarci dentro dei soldati che si accampano diversi giorni: è successo a Ramallah, Jenin, Hebron, al-Jalasun e Balatah. E’ stata assalita anche al-Maghazi-Jaba’ al-Khdeirat dove gli abitanti palestinesi hanno chiamato la polizia contro l’assalto dei coloni per finire arrestati in tre e diversi feriti.

Entrata bloccata

L’agenzia palestinese Wafa segnala che IDF sta cercando di chiudere in enclave la popolazione di diverse zone del governatorato di Tulkarem nel nord della Cisgiordania. Ad esempio 64 mila abitanti di Beit Lid nel governatorato di Tulkarem nel nord della Cisgiordania hanno l’entrata principale bloccata da un cancello appena installato.

Così succede anche per Ramin. Questo costringe le persone a deviazioni a piedi e in auto su strade secondarie sempre molto complesse, con parti da percorrere in terra battuta e spesso scavalcando barriere di terra rimossa e accatastata dai buldozer dell’esercito israeliano.

Le incognite per i palestinesi sono quotidiane. I tempi di percorrenza ignoti anche per pochi chilometri. Intanto i coloni hanno strade “statali” asfaltate, destinate solo agli israeliani, in modo da fare in pochi minuti decine di chilometri. Non si può definire questa una politica razzista? Peggio che nel Sudafrica dell’apartheid.

Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero
+39 345 211 73 43 

Ci si può abbonare gratuitamente ad Africa Express sulla piattaforma Telegram al canale https://t.me/africaexpress
e sul canale Whatsap https://whatsapp.com/channel/0029VagSMO8Id7nLfglkas1R

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here