Italia dimentica Regeni e Zaki e partecipa a potente esercitazione militare in Egitto

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Patrick Zaki, a sinistra e Giulio Regeni

Speciale per Africa ExPress
Antonio Mazzeo
11 settembre 2021

Ministro Lorenzo Guerini, do you remember Giulio Regeni and Patrick Zaki? Evidentemente no, così come non ricorderai ciò che hai dichiarato l’estate 2020 in Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio del ricercatore italiano. Dicesti allora che il tuo ministero, la Difesa, già a partire del 2017 aveva provveduto a “raffreddare” le relazioni con le forze armate egiziane, rarefacendo esercitazioni militari congiunte, visite e scambi di personale, ecc..

Era il minimo che si potesse fare dopo le omissioni e i depistaggi delle autorità egiziane nell’inchiesta sui responsabili dell’uccisione di Giulio Regeni. Ma guardando a ciò che però accade oggi nel deserto del paese nordafricano, non sembra proprio che le forze armate italiane abbiano alcuna intenzione di prendere le distanze dai colleghi militari egiziani, né che lo abbiano fatto nel più recente passato.

Patrick Zaki, a sinistra e Giulio Regeni

Giovedì 2 settembre nella base militare egiziana “Mohamed Naguib” del governatorato di Marsa Matruh, al confine con la Libia, ha preso il via una grande esercitazione militare multinazionale denominata Bright Star 21, cioè Stella luminosa, dove per 21 s’intende l’anno in corso ma che pure coincide con il numero dei paese partecipanti, uno dei quali è proprio l’Italia.

Giochi di guerra

I giochi di guerra si concluderanno venerdì 17 settembre e, secondo gli organizzatori (i comandi militari degli Stati Uniti d’America e dell’Egitto del presidente-generale Al-Sisi) puntano a “rafforzare i legami nel campo della sicurezza delle forze armate coinvolte, grazie allo scambio di esperienze e conoscenze sulle più moderne tecniche di combattimento e sui nuovi sistemi d’arma e per la guerra elettronica”.

L’elenco delle 21 stelle di Bright Star è stato reso noto dal portavoce dell’esercito egiziano, il colonnello Arkan Harb Gharib Abdel Hafez: oltre ad USA ed Egitto compaiono Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (sotto accusa per i crimini commessi nel corso del sanguinoso conflitto in Yemen); il Bahrain, l’Iraq, il Kuwait e la Giordania; poi c’è il Pakistan, chiacchierato un po’ ovunque per le controverse relazioni con le milizie dei talebani afgani; diversi Stati africani (Sudan, Marocco, Tunisia, Kenya, Nigeria, Tanzania).

Imbarazzante silenzio

A chiudere l’elenco le forze armate di cinque paesi europei, Cipro, Francia, Grecia, Regno Unito, Spagna e Italia. Quasi tutti i partecipanti a Bright Star 21 hanno emesso note stampa in cui riportano le unità e i mezzi di guerra inviati a Marsa Matruh.

Il Ministero della difesa italiano si è chiuso invece in un imbarazzatissimo silenzio. Nei video e nelle foto pubblicate nella pagina web delle forze armate di Al-Sisi, il tricolore fa però bella mostra di sé accanto a tanti impresentabili attori dei più sanguinosi conflitti in atto in Medio Oriente e nel continente africano.

Bright Star 21 è una delle maggiori e più importanti esercitazioni militari a livello globale, anche per la rilevanza delle forze armate partecipanti”, ha dichiarato lo Stato maggiore dell’esercito egiziano in occasione della cerimonia inaugurativa dei war games.

“Essa consente  – come scritto nel comunicato – di promuovere e accrescere le relazioni dell’Egitto con i suoi vicini e le nazioni partner. Lo spirito delle esercitazioni è quello di scambiare le esperienze e assicurare il coordinamento tra le unità partecipanti, standardizzare le strategie e rafforzare le reciproche competenze, così come sviluppare le metodologie operative e l’addestramento anti-terrorismo e la guerra non-tradizionale”.

Screenshot di un video pubblicato dal portavoce militare egiziano su Bright Star 2021

Da Tampa, in Florida, l’U.S. Central Command (il Comando Centrale delle forze armate statunitensi) ha reso noto che per Bright Star 2021 sono stati inviati in Egitto 600 militari, parte dei quali appartenenti alla Guardia nazionale del Minnesota, trasferiti via mare direttamente dagli USA insieme a un elevato numero di carri armati e di blindati.

Cadenza biennale

“L’esercitazione in Egitto è un importante momento di sviluppo professionale per testare e validare concetti, procedure e tattiche – spiega il generale Steven J. deMilliano, a capo della direzione training dell’United States Central Command -. Bright Star consentirà alle unità di migliorare le loro capacità di risposta in caso di situazioni di crisi e di operare congiuntamente nelle sfide regionali in ambito aereo, terrestre, navale e cyber. Essa, in particolare, consente di rafforzare le relazioni strategiche tra Egitto e Stati Uniti, i quali giocano un ruolo guida nella sicurezza regionale e nello sforzo per combattere la diffusione dell’estremismo”.

Le Bright Star hanno preso il via con cadenza biennale dopo il 1981 e con la sola partecipazione delle forze armate USA ed egiziane per poi allargarsi ad altri paesi alleati dopo l’11 settembre 2001. Le forze armate italiane vi hanno partecipato nelle edizioni 2007 e 2009 e, dopo un’assenza quasi decennale, sono tornate in Egitto nel 2018. L’edizione 2020 è stata invece cancellata a causa della pandemia di Covid-19.

Anche in occasione dell’ultima Stella luminosa il ministero della difesa italiano ha mantenuto il più stretto riserbo sull’identità dei reparti schierati nella base militare egiziana “Mohamed Naguib”.

Anche allora tra i partecipanti spiccarono le forze armate di Arabia Saudita ed Emirati Arabi e le operazioni terrestri ed aeronavali si conclusero alla presenza del ministro della difesa egiziano gen. Mohamed Zaki, del Capo di Stato maggiore dell’esercito gen. Mohamed Farid, del Comandante in capo del Comando centrale CENTCOM gen. Joseph Votel e del Comandante di US Army gen. Michael Garrett.

Proprio alla vigilia di Bright Star 21, i commandos e i reparti speciali anti-terrorismo ed alcuni team d’élite di paracadutisti di Stati Uniti ed Egitto hanno svolto alcune attività addestrative in territorio africano. “Gli stage hanno mostrato che le truppe hanno raggiunto un distinto livello e abilità sul campo e di combattimento e un ottimo coordinamento tra le due parti, confermando l’abilità delle forze schierate a svolgere tutti i compiti con accuratezza ed alta efficienza”, ha commentato in una nota lo Stato maggiore delle forze armate della Repubblica d’Egitto.

Sempre in vista del rafforzamento dei legami diplomatici-militari tra Washington e Il Cairo va pure segnalato che il 27 aprile 2021 i vertici militari dei due Paesi hanno sottoscritto un memorandum of understanding “per facilitare l’accesso reciproco alle forniture di beni, servizi e supporti logistici”.

Secondo quanto riferito dall’Ambasciata USA in Egitto, il memorandum  “non obbliga le due parti a fornirsi supporto, ma crea un meccanismo attivo per assicurare che le forze armate di Stati Uniti ed Egitto possano offrirsi effettivamente un sostegno rimborsabile tutte le volte che esso venga richiesto”.

Dopo qualche frizione diplomatica, Egitto e Stati Uniti sembrano essere tornati all’amicizia e alle strette relazioni del passato. “Le armi e l’equipaggiamento USA supportano le forze terresti, navali, aeree e la Guardia di frontiera egiziane nel contrastare le minacce alla sicurezza”, ha dichiarato recentemente Jonathan Cohen, Ambasciatore USA al Cairo. “La cooperazione nel settore difesa con l’Egitto è una pietra angolare della nostra  partnership strategica e abbraccia le aree dell’antiterrorismo, della sicurezza dei confini, dell’addestramento e della pianificazione comune, indirizzandosi alle complesse sfide geopolitiche”. Washington e il Pentagono perlomeno sono sinceri. Il Ministero della difesa italico, no. A Roma regnano i silenzi e le ipocrisie.

Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com
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