Sequestri, attentati e attacchi jihadisti: si dimette l’intero governo del Burkina Faso

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Luca Tacchetto in viaggio con Edith Blais in Burkina Faso

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 gennaio 2019

Il Burkina Faso è sempre più al centro delle cronache mondiali. Violenze, attacchi dei jihadisti, rapimenti si moltiplicano e infine ieri sera si è dimesso anche il primo ministro, Paul Kaba Thiéba, insieme a tutto il governo, senza dare \alcuna spiegazione. Roch Marc Christian Kaboré, presidente della ex colonia francese, ha accettato la decisione del governo senza battere ciglio. Il primo ministro era in carica dal gennaio 2016.

Kirk Woodman, geologo canadese, è stato rapito da un gruppo armato la sera 15 gennaio nel sito minerario di Tiabangou, vicino alla frontiera con il Niger. Il cinquantatrenne, vice-presidente della società Progress Minerals, era arrivato in Burkina Faso pochi giorni prima del suo sequestro. Era responsabile delle miniere bourkinabè e ivoriane. Il suo corpo è stato ritrovato giovedì da alcuni residenti ad una sessantina di chilometri da Gorom-Gorom.

Durante l’assalto alla miniera, una decina di uomini armati hanno raggruppato i minatori, compreso Woodman, poi hanno trafugato tutto il campo base; oltre al geologo hanno portato via anche del materiale. Lo ha reso noto Clément Sawadogo, ministro della sicurezza di Ouagadougou un paio di giorni fa.

Finora l’assassinio del geologo non è stato rivendicato da nessuno dei gruppi attivi nel Sahel.

Luca Tacchetto in viaggio con Edith Blais in Burkina Faso

Non si hanno più notizie del nostro connazionale, il trentenne architetto Luca Tacchetto, originario di Vigonza, nel Veneto, scomparso con la sua compagna, che di anni ne ha trentaquattro, canadese. I due giovani non si sono più messi in contatto con le rispettive famiglie dal 15 dicembre scorso. I parenti hanno riferito che dovevano incontrarsi con degli amici a Ouagadougou, la capitale bourkinabé. Secondo quanto è trapelato in questi giorni, gli inquirenti seguono ora la pista del sequestro di persona a scopo di terrorismo.

Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, ha fatto sapere proprio ieri, che, secondo a quanto gli è stato riferito, la Blais sarebbe in vita. Questa dichiarazione ha acceso nuove speranze nei canadesi, e di riflesso anche qui in Italia, sulla sorte dei due giovani, anche se Trudeau non è andato nei dettagli. Ma certamente deve sapere di più di quanto abbia reso pubblico, visto che pochi giorni prima di Natale si è recato in Mali per gli auguri di rito ai propri soldati, impegnati nella Missione dell’ONU (Minusma).

Il primo ministro canadese Justin Trudeau con i caschi blu canadesi di MINUSMA in Mali

Insieme al ministro della Difesa di Ottawa, Harjit Sajjan, e il capo di Stato maggiore, Jonathan Vance, il primo ministro si è volato a Gao, nel campo base Castor. Duecentocinquanta caschi blu canadesi si trovano nel Paese del Sahel dal 31 luglio scorso. Hanno sostituito i loro colleghi tedeschi e si fermeranno in Mali per un anno nell’ambito dell’operazione Presence, che si occupa di evacuazione mediche aeree d’urgenza aeree delle truppe dell’ONU, inoltre si occupano di supporto logistico nonché di trasporto delle truppe e di materiale. Durante la sua visita Trudeau ha incontrato anche il suo omologo maliano, Soumeylou Boubèye Maïga.

Sempre nel Burkina Faso sono stati rapiti un cittadino indiano insieme ad un sudafricano. E anche l’anziano medico australiano, Kenneth Elliot, sequestrato insieme alla moglie Jocelyn nel gennaio 2016, si trova ancora nelle mani dei suoi aguzzini. La consorte è stata liberata un mese dopo, proprio mentre era in atto l’assalto terrorista a Bamako, la capitale del Mali. La coppia che dal 1972 risiedeva a Djibo, nel nord del Burkina Faso, al confine con il Mali, dove avevano aperto un ospedale di 120 letti quarant’anni fa. Erano i medici dei poveri e molto amati e stimati dalla popolazione locale.

La situazione nell’ex colonia francese è sempre più precaria e per questo motivo il 31 dicembre sorso il governo del Burkina Faso ha dichiarato lo stato di emergenza in diverse province del Paese a causa dei frequenti attacchi dei jihadisti. Inizialmente le incursioni dei terroristi erano per lo più concentrate al confine con Niger e Mali, ma ora si sono estese anche in altre regioni, in paticolare nell’est, nelle zone confinanti con il Togo e il Benin.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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