ONU boccia richiesta della dittatura Eritrea: niente stop a indagini sulle violazioni dei diritti umani

Il mandato dell'esperto indipendente rinnovato per un altro anno. Continuano le violazioni in svariati campi: arresti extragiudiziali, sparizioni forzate, nessuna libertà di espressione, persecuzioni anche all'estero per silenziare la diaspora

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Africa ExPress
Ginevra, 6 luglio 2025

Il Consiglio dei Diritti Umani (UNHRC), organismo delle Nazioni Unite, ha bocciato venerdì scorso la mozione presentata dall’Eritrea per porre fine al mandato di un esperto indipendente, incaricato di indagare sulle possibili violazioni dei diritti fondamentali nel Paese. Il fatto di aver rigettato la richiesta di Asmara è stato davvero importante perché volto a evitare eventuali impunità.

Appoggio di soli 4 Stati

Il tentativo dell’Eritrea della revoca del mandato è fallito totalmente. Solamente 4 Stati hanno votato a favore (Bolivia, Cina, Cuba e Sudan, l’unico Paese africano), 18 si sono astenuti, mentre 25 hanno espresso il loro NO in modo palese, tra questi l’Etiopia, ormai da tempo nuovamente il peggiore nemico di Asmara.

Il rappresentante dell’Eritrea al Consiglio dei Diritti Umani, Habtom Zerai Ghirmai, si è scagliato contro la decisione, accusando l’UE di essere affetta da “complesso di mentalità salvatrice neocoloniale”.

La Cina ha appoggiato la mozione dell’Eritrea, sostenendo che tali mandati sono un uso improprio delle risorse internazionali.

Anche il Sudan, Paese in guerra dall’aprile 2023, confinante con la nostra ex colonia, ha appoggiato il governo di Asmara. Lo scorso aprile il de facto presidente sudanese, Abdel Fattah al-Burhan, ha incontrato il suo omologo eritreo, Isaias Aferworki, a Asmara. In tale occasione i due leader hanno discusso di cooperazione, della situazione nell’ex protettorato anglo-egiziano, di questioni regionali e internazionali. Insomma è chiaro che Khartoum in questo momento storico non vuole crearsi altri problemi, dunque meglio non inimicarsi un “vicino di casa”.

Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, Ginevra

L’UNHRC non solo non ha approvato la richiesta del regime di Asmara, ma ha esteso per un altro anno il mandato dell’esperto indipendente dell’ONU, il sudanese Mohamed Abdelsalam Babiker, professore associato di diritto internazionale presso l’università di Khartoum e fondatore e direttore del Centro per i diritti umani dell’ateneo.

Nessun miglioramento significativo

Babiker ha presentato il suo ultimo rapporto sull’Eritrea lo scorso giugno. Il relatore speciale è stato nominato nel 2020, anno in cui è iniziato anche il sanguinario conflitto nel Tigray (Etiopia), al quale hanno partecipato anche truppe di Asmara.

“Il Paese non ha mostrato progressi significativi in tutti questi anni”, ha spiegato l’esperto nel suo ultimo rapporto. Ha poi sottolineato che molti abusi sono legati al servizio militare/civile indeterminato, al quale è quasi impossibile sottrarsi.

Niente media privati

La relazione evidenzia anche la mancanza di libertà di espressione, di associazione, di riunione, di religione e il diritto di partecipare agli affari pubblici sono di fatto inesistenti. Vengono concessi solo previa approvazione del governo e a coloro che si allineano alle posizioni delle autorità. Nel 2024, l’Eritrea è stata classificata come il peggior Paese per la libertà di stampa a livello globale e rimane l’unico Stato africano senza media privati.

Eritrea: testimoni di Geova in galera per la loro fede

Anche la libertà di religione resta illusoria. Basti pensare che ad aprile 2025, 64 testimoni di Geova e circa 300-500 cristiani evangelici, erano in galera, senza accuse e processo.

La lista degli abusi dei diritti umani in Eritrea è lunga, per non parlare dei giovani che, dopo essere fuggiti, se vengono rispediti in patria, sono cacciati in carcere o arruolati a forza. Sono state riportate anche numerose sparizioni.

Intimidazioni anche all’estero

Ma i tentacoli del regime raggiungono anche coloro che sono fuggiti in altri Paesi. Il governo eritreo continua a praticare la repressione transnazionale, prendendo di mira la diaspora. Molti attivisti eritrei hanno subito intimidazioni, sorveglianza e minacce, con l’obiettivo di mettere a tacere le critiche e scoraggiare l’impegno politico. In alcuni casi queste persone hanno subito attacchi o molestie da parte di membri filogovernativi all’estero.

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