Speciale per Africa ExPress e Senza Bavaglio
Cristina Merlino
Milano, 13 ottobre 2025
Ci sono parole che, una volta pronunciate, lasciano sbigottiti. Un silenzio carico di incredulità e profondo imbarazzo. È quello che sta accadendo dopo l’intervento di Incoronata Boccia, direttrice dell’Ufficio Stampa Rai, durante il convegno “La storia stravolta e il futuro da costruire”, organizzato a Roma da Ucei e Cnel.
Le sue dichiarazioni hanno generato un’ondata di sdegno che attraversa il mondo politico, sindacale e della società civile. Boccia ha affermato: “Proporrei che oggi da questa tavola rotonda possa emergere una candidatura ad Hamas. La vogliamo candidare all’Oscar per la migliore regia?” .
Parole che, dopo mesi di un conflitto devastante e mentre si conta ancora il numero delle vittime, suonano come una provocazione insostenibile.

Non è tutto. La dirigente Rai ha anche sostenuto che “non esiste una sola prova che l’esercito israeliano abbia mitragliato civili inermi”, parlando di “vergogna del giornalismo” nei confronti di chi documenta diversamente i fatti.
Quando il ruolo istituzionale amplifica la responsabilità
Ciò che amplifica l’indignazione non è solo il contenuto delle affermazioni, ma chi le ha pronunciate. Non un commentatore qualunque, ma la responsabile dell’Ufficio Stampa della Rai: il servizio pubblico che tutti i cittadini contribuiscono a finanziare e che dovrebbe incarnare equilibrio, rigore e rispetto della complessità della realtà.

Sebbene sia stato recentemente siglato un accordo di cessate il fuoco, le ferite del conflitto restano profonde: Gaza è ridotta a un cumulo di macerie, migliaia di civili — bambini compresi — hanno perso la vita, e intere comunità sono state distrutte. In questo contesto, dichiarazioni come quelle di Boccia suonano come uno schiaffo alla sofferenza umana e ai principi stessi del giornalismo.
La signora Boccia si è dimenticata le 67 mila vittime della Striscia di Gaza (l4000 al giorno da inizio 2025- dati ISPI), i 187 giornalisti e operatori media uccisi secondo l’International Federation of Journalists (IFJ). Un milione e 900 mila persone costrette a lasciare la Striscia. Ma non solo, carestia, violenze e bambini morti sotto le bombe e per mancanza di cure e di medici.
Richieste di intervento immediato
Incoronata “Cora” Boccia, moglie di Ignazio Artizzu, caporedattore Rai Sardegna in quota alla coalizione di destraCiò che amplifica l’indignazione non è solo il contenuto delle affermazioni, ma chi le ha pronunciate. Non un commentatore qualunque, ma la responsabile dell’Ufficio Stampa della Rai: il servizio pubblico che tutti i cittadini contribuiscono a finanziare e che dovrebbe incarnare equilibrio, rigore e rispetto della complessità della realtà.
Sebbene sia stato recentemente siglato un accordo di cessate il fuoco, le ferite del conflitto restano profonde: Gaza è ridotta a un cumulo di macerie, migliaia di civili — bambini compresi — hanno perso la vita, e intere comunità sono state distrutte. In questo contesto, dichiarazioni come quelle di Boccia suonano come uno schiaffo alla sofferenza umana e ai principi stessi del giornalismo.
La signora Boccia si è dimenticata le 67 mila vittime della Striscia di Gaza (4000 al giorno da inizio 2025, dati ISPI), i 187 giornalisti e operatori media uccisi secondo l’International Federation of Journalists (IFJ). Un milione e 900 mila persone costrette a lasciare la Striscia. Ma non solo, carestia, violenze e bambini morti sotto le bombe e per mancanza di cure e di medici.
Richieste di intervento immediato
L’Usigrai non ha tardato a chiedere un chiarimento urgente da parte dei vertici Rai, definendo le frasi di Boccia una minaccia alla “credibilità e indipendenza del servizio pubblico”. Dal Partito Democratico la condanna è netta: “Parole inaccettabili e pericolose”.
La domanda che ora molti si pongono è semplice quanto inevitabile: come può una figura istituzionale di tale rilievo, chiamata per ruolo a rappresentare equilibrio e pluralismo informativo, spingersi a formulare giudizi così gravi e unilaterali di fronte a una tragedia umanitaria di tali proporzioni?
Il dibattito è aperto. E con esso, l’urgenza di ripassare le regole del serio giornalista… (anche per i componenti degli Uffici Stampa)
Cristina Merlino
cristina.merlino.cm@gmail.com
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Ci sono parole che, una volta pronunciate, lasciano sbigottiti. Un silenzio carico di incredulità e profondo imbarazzo. È quello che sta accadendo dopo l’intervento di Incoronata Boccia, direttrice dell’Ufficio Stampa Rai, durante il convegno “La storia stravolta e il futuro da costruire”, organizzato a Roma da Ucei e Cnel.
Le sue dichiarazioni hanno generato un’ondata di sdegno che attraversa il mondo politico, sindacale e della società civile. Boccia ha affermato: “Proporrei che oggi da questa tavola rotonda possa emergere una candidatura ad Hamas. La vogliamo candidare all’Oscar per la migliore regia?” Parole che, dopo mesi di un conflitto devastante e mentre si conta ancora il numero delle vittime, suonano come una provocazione insostenibile.
Non è tutto. La dirigente Rai ha anche sostenuto che “non esiste una sola prova che l’esercito israeliano abbia mitragliato civili inermi”, parlando di “vergogna del giornalismo” nei confronti di chi documenta diversamente i fatti.
Quando il ruolo istituzionale amplifica la responsabilità
Ciò che amplifica l’indignazione non è solo il contenuto delle affermazioni, ma chi le ha pronunciate. Non un commentatore qualunque, ma la responsabile dell’Ufficio Stampa della Rai: il servizio pubblico che tutti i cittadini contribuiscono a finanziare e che dovrebbe incarnare equilibrio, rigore e rispetto della complessità della realtà.
Sebbene sia stato recentemente siglato un accordo di cessate il fuoco, le ferite del conflitto restano profonde: Gaza è ridotta a un cumulo di macerie, migliaia di civili — bambini compresi — hanno perso la vita, e intere comunità sono state distrutte. In questo contesto, dichiarazioni come quelle di Boccia suonano come uno schiaffo alla sofferenza umana e ai principi stessi del giornalismo. La signora Boccia si è dimenticata le 67 mila vittime della Striscia di Gaza (l4000 al giorno da inizio 2025- dati ISPI), i 187 giornalisti e operatori media uccisi secondo l’International Federation of Journalists (IFJ). Un milione e 900 mila persone costrette a lasciare la Striscia. Ma non solo, carestia, violenze e bambini morti sotto le bombe e per mancanza di cure e di medici.
Richieste di intervento immediato
L’Usigrai non ha tardato a chiedere un chiarimento urgente da parte dei vertici Rai, definendo le frasi di Boccia una minaccia alla “credibilità e indipendenza del servizio pubblico”. Dal Partito Democratico la condanna è netta: “Parole inaccettabili e pericolose”.
La domanda che ora molti si pongono è semplice quanto inevitabile: come può una figura istituzionale di tale rilievo, chiamata per ruolo a rappresentare equilibrio e pluralismo informativo, spingersi a formulare giudizi così gravi e unilaterali di fronte a una tragedia umanitaria di tali proporzioni?
Il dibattito è aperto. E con esso, l’urgenza di ripassare le regole del serio giornalista… (anche per i componenti degli Uffici Stampa)
C.M.

