Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
28 settembre 2025
Anche il governo dell’Aia ha deciso di deportare in Africa i rifugiati la cui domanda d’asilo è stata respinta o il cui permesso di soggiorno non è stato rinnovato. Dunque, forti degli accordi escogitati dall’amministrazione Trump, il governo dei Paesi Bassi ha siglato una lettera di intenti in tal senso con l’Uganda.
David van Weel,ministro degli Esteri olandese ha incontrato il suo omologo ugandese, Odongo Jeje Abubakhar, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso in questi giorni a New York.
Kampala pronta a “ospitare”
Kampala è disposta a accogliere le persone senza permesso di soggiorno che non possono essere rispedite direttamente o volontariamente nel proprio Paese di origine in tempi brevi dalle autorità olandesi. I richiedenti asilo saranno presi in carico dall’Uganda prima di essere mandati definitivamente a casa propria.

In un prossimo futuro Olanda e Uganda approfondiranno ulteriormente gli accordi delineati nella lettera di intenti. Nel Paese africano è persino previsto un centro di transito per un numero limitato di deportati dai Paesi Bassi.
Piano ideato un anno fa
Secondo quanto riportato dal giornale online Dutchnews l’idea delle deportazioni verso l’Uganda è stata avanzata per la prima volta dall’allora ministro del Commercio estero, Reinette Klever, lo scorso ottobre appena tornata da un viaggio nel Paese dell’Africa centro-orientale. La Klever ha poi informato il primo ministro Dick Schoof del controverso piano, descritto come “innovativo”.
Kampala ha siglato un intesa anche con Washington. Secondo una dichiarazione ufficiale dell’Uganda, l’accordo già entrato in vigore qualche settimana fa, non include le persone con precedenti penali e minori non accompagnati.
Leggi draconiane contro omosessuali
Bisogna chiedersi cosa succede ai deportati omosessuali non appena metteranno piede in Uganda dove, le draconiane leggi anti LGBTQ (acronimo per persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer), sono considerate le più repressive al mondo.

Va sottolineato che dall’inizio dell’anno Yoweri Museveni, presidente dell’Uganda, ha bloccato le registrazioni dei richiedenti asilo eritrei, che fuggono sempre più numerosi dalla loro patria. Se tra i futuri deportati dai Paesi Bassi ci dovessero essere anche cittadini della nostra ex colonia, la loro sorte potrebbe essere incerta.
Ipoteticamente potrebbero essere costretti a tornare a casa, dove certamente non gli attende un tappeto rosso. Come persone fragili e vulnerabili sarebbero anche soggetti a cadere nelle mani di trafficanti di esseri umani per evitare di essere deportati in Eritrea.
In Uganda la comunità eritrea è piuttosto numerosa. Molti vi risiedono da decenni e alcuni hanno stretti legami con il regime di Asmara: sono spie.
Piano deportazione di Londra fallito
Un piano simile a quello dell’Olanda, definito “innovativo” dal primo ministro Schoof, era già stato proposto dalla Gran Bretagna nel 2022. Londra aveva persino siglato un accordo con Kigali per il trasferimento di profughi entrati “illegalmente”. L’allora primo ministro britannico, Boris Johnson, aveva promesso al presidente ruandese, Paul Kagame, oltre 140 milioni di euro, per finanziare accoglienza, integrazione, formazione professionale e istruzione dei deportati.
L’intesa era poi stata bloccata dalla Corte suprema del Regno Unito nel 2023 e con l’arrivo al potere di Keir Starmer, primo ministro dal luglio 2024, era stata addirittura accantonata.
Trend deportazioni
Da alcuni anni anche la Danimarca ha inasprito le sue politiche migratorie. E già nel 2023 aveva preso in considerazione la possibilità di trasferire profughi, la cui richiesta di asilo era stata respinta, in un Paese terzo, come il Ruanda. Il piano era poi stata aspramente criticato dalla Commissione contro le Torture dell’ONU, in quanto non ritenuta una nazione sicura per i rifugiati.
Alcuni anni fa anche in Germania alcuni partiti di destra avevano avanzato la possibilità di inviare profughi non in regola verso il Ruanda. Finora nulla di fatto. Ma proprio poche ore fa il ministro degli Interni di Berlino, Alexander Dobrindt della CSU (Partito Cristiano Sociale in Baviera) ha dichiarato che spera di arrivare entro quest’anno a un accordo con Damasco per espellere dapprima i siriani che si sono macchiati di crimini e successivamente quelli senza permesso di soggiorno. Insomma anche in Germania non è decaduta l’idea di liberarsi dei rifugiati.
Ghana spedisce “ospiti” in Togo
Recentemente l’amministrazione Trump ha spedito in Africa diversi profughi indesiderati negli USA. Anche il Ghana ne ha “accolti” 14 che sono arrivati il 6 settembre. In base a quanto riferito dai loro avvocati, 11 di loro avrebbero trascorso due settimane in un campo militare vicino ad Accra, sei di loro sono poi stati condotti oltre il confine con il Togo. Solamente tre sarebbero originari di questo Paese.

I migranti sono stati deportati dopo aver intentato una causa contro le autorità del Ghana, chiedendo il loro rilascio immediato e per evitare di essere rimpatriati in Paesi dove avrebbero potuto trovarsi in pericolo.
In un primo momento il presidente ghaniano, John Mahama, aveva dichiarato che tra i deportati c’erano parecchi nigeriani, che avrebbero già raggiunto il loro Paese d’origine.
Tribunale dell’ECOWAS
L’avvocato Oliver Barker-Vormawor, socio anziano dello studio legale Merton & Everett di Accra e uno dei legali che rappresentano i deportati, ha specificato che la questione sarà portata davanti al tribunale dell’organismo regionale ECOWAS (Comunità Economica Degli Stati dell’Africa Occidentale), con il coinvolgimento di avvocati statunitensi, tra cui l’American Civil Liberties Union.
Rendere pubblico accordo
È stata inoltre presentata una mozione per obbligare il governo del Ghana a rendere pubblico l’accordo con gli Stati Uniti e a sospenderne l’attuazione fino alla sua ratifica in Parlamento
Il ministro degli Esteri ghanese, Samuel Okudzeto Ablakwa, ha replicato che il suo governo non ha alcun obbligo di rendere pubblico il memorandum d’intesa con Washington. E la settimana scorsa Ablakwa ha annunciato che presto gli USA deporteranno altre 40 persone in Ghana. In cambio gli Stati Uniti hanno fatto marcia indietro sulle restrizioni dei visti imposti quest’estate ai ghaniani.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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