
Speciale per Africa ExPress
Francesco Casillo
Agosto 2025
Lo scorso 15 Giugno Papa Leone XIV durante l’Angelus domenicale ha dedicato una preghiera alla strage di 200 cristiani in Nigeria. E la cosa ha spiazzato non poco gli osservatori perché nessun notiziario aveva parlato del Paese africano nei giorni precedenti. E neanche in quelli successivi.
Il villaggio dove c’è stato il massacro si trova nello Stato del Benue. Non ci sono state avvisaglie di ciò che stava per accadere. Il gruppo di killer si era appostato nella foresta adiacente. Il governatore Caleb Muftwang ha parlato di “genocidio”. E lo ha fatto perché lo scorso aprile erano state massacrate altre 55 persone. E molte altre ancora prima. Dal 2018 ad oggi massacri continui.

Secondo il presidente nigeriano Bola Tinubu, la misura è colma. Ma la radice del problema è nota da anni. Dal 2023 al 2025 oltre 1000 persone sono state uccise allo stesso modo nel solo stato del Benue.
Capo tradizionale
Rivolgendosi a Tinubu, il capo tradizionale James Ayate ribadisce: “Non è un conflitto pastori-agricoltori, non è uno scontro tra comunità, non sono schermaglie o vendette trasversali, è una invasione genocida pianificata e calcolata oltre ad una operazione che dura da decenni per accaparrarsi nuovi pascoli”.
Ed il riferimento va dritto agli estremisti fulani che occupano villaggi interi cacciano i contadini con la forza.
Etnia presente in tutto il nord della Nigeria, i fulani hanno peso politico e militare ma non un proprio territorio essendo originari delle tribù nomadi del Sahel che praticano la transumanza.
Il gruppo terrorista Fulani Ethnic Militia (FEM) ha mietuto oltre 36.000 vittime tra il 2019 ed il 2024 e causato oltre 500.000 sfollati. Secondo alcune fonti, cinque volte le vittime di Boko Haram, classificato come tra i 5 gruppi terroristi più pericolosi al mondo, la FEM agisce quasi indisturbata godendo di forti protezioni politiche negli stati nel Nord est della Nigeria.
Patto con i terroristi
Le comunità agricole cristiane dello stato di Kaduna hanno accusato apertamente il governatore Uba Sani di aver stretto un patto con i terroristi per sradicare le loro comunità e permettere l’insediamento dei fulani provenienti dalle aride regione del Sahel.
Ad oggi 2.316 miglia quadrate sono state sottratte agli agricoltori e vengono controllate dalla milizia Fulani sotto lo sguardo delle autorità locali e federali.
Accuse che trovano conferma anche nella strage nel Benue. Le 200 persone sono state uccise a pochi passi da una postazione militare installata proprio per proteggere le comunità. I soldati non hanno fatto nulla né quando gli assalitori si sono nascosti per giorni nei dintorni, né durante l’attacco quando alcuni abitanti erano riusciti a raggiungere la postazione per chiedere aiuto.
Franc Utoo, un giovane avvocato residente in uno dei villaggi attaccati racconta: “Sapevamo che quella notte avrebbero attaccato il nostro villaggio […], avevamo avvisato le forze dell’ordine ma non è successo niente. A causa dell’attacco tutti si erano riuniti a dormire nelle scuole, nelle chiese e nei mercati: sarebbe stato pericoloso restare divisi soprattutto per chi abitava in luoghi isolati. Quando gli assalitori sono arrivati i nostri giovani hanno provato a respingerli ma loro hanno puntato ai luoghi dove ci eravamo raccolti. Ecco perché ci sono così tanti resti ammassati”.
Ad oggi il governo nigeriano ha creato diverse task force per contrastare gli attacchi ai villaggi. Ma le comunità locali lamentano il fatto che i politici parlino di “banditi” invece di ammettere come sostiene la gente del posto che c’è uno scopo politico dietro la mattanza di decine di migliaia di contadini.
In Nigeria i riflettori sono tutti puntati sui terroristi di Boko Haram, che da anni cercano di creare un califfato a ridosso del confine con il Niger mietendo migliaia di vittime. Ma i numeri indicano nella milizia fulani un soggetto di gran lunga più pericoloso e letale che meriterebbe di certo una attenzione maggiore.
Francesco Casillo
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