Netanyahu ha paura delle telecamere in Palestina

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Speciale Per Africa ExPress
Valentina Vergani Gavoni
26 agosto 2025

Ieri, 25 agosto 2025, altri cinque giornalisti palestinesi sono stati deliberatamente uccisi dall’esercito israeliano perché avevano una telecamera in mano.

Stavano producendo prove per testimoniare il genocidio in atto. Stavano verificando sul campo i crimini di guerra commessi dal governo di Israele.Le telecamere, evidentemente, sono armi troppo pericolose. Più potenti di quelle che USA, e Stati affiliati, vendono ai criminali sionisti per terminare il progetto di occupazione totale della Palestina.

“Un tragico errore” così lo ha definito Netanyahu, primo ministro di Israele. L’ennesimo “incidente” che non ha conseguenze o ripercussioni di alcun tipo.

È l’unico Stato sovrano al mondo, supportato dall’Occidente, che può commettere crimini disumani nella totale impunità. E continua a sterminare un popolo, libero di farlo.

Giustifica l’uccisione dei giornalisti palestinesi con scuse che nessuno può verificare. Utilizza Hamas per diffamare il lavoro dei nostri colleghi palestinesi, producendo prove insufficienti per accusare i giornalisti di terrorismo e legittimare gli omicidi.

Nessuna prova prodotta dal governo israeliano, però, ha mai dimostrato la partecipazione a operazioni militari armate dei nostri colleghi morti sul campo.
Non ha mai fornito nemmeno delle testimonianze reali di tutti i civili palestinesi, identificati come terroristi, che l’esercito israeliano ha ucciso.

Noi, qui in Occidente, dobbiamo credere alle parole di criminali spietati senza anima. E purtroppo, nonostante il lavoro dei nostri colleghi a Gaza, c’è ancora qualcuno che ci crede.

Noi giornalisti, però, non possiamo e non dobbiamo fidarci delle parole.
Noi professionisti dell’informazione dobbiamo verificare i fatti.

Fateci entrare a Gaza con le nostre telecamere, le nostre macchine fotografiche e i nostri taccuini, liberi di fare il nostro lavoro senza la supervisione dell’esercito israeliano, perché non esistono più scuse per legittimare questo orrendo progetto coloniale.

Valentina Vergani Gavoni
valentinaverganigavoni@gmail.com
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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