USA coinvolti nel genocidio: ex portavoce del Pentagono ed ex agenti CIA nella campagna mediatica di Israele

La narrazione vuole che la Gaza Humanitarian Fundation distribuisca cibi e aiuti alla popolazione stremata ma di umanitario non c'è niente, visto che decine di inchieste hanno dimostrato che ogni giorno vengono ammazzati donne, bambini e gazawi attirati verso i centri di distribuzione per la fame.

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Speciale Per Africa ExPress
Alessandra Fava
15 luglio 2025

Ci sono anche un ex portavoce del Pentagono e alcuni dirigenti della CIA a occuparsi della comunicazione di UG Solutions e di Safe Reach Solutions, le aziende coinvolte nel genocidio in corso a Gaza.

E’ l’ennesima prova della regia USA, nell’intera operazione di rioccupazione militare della Striscia ad opera delle forze di difesa israeliane (IDF). Secondo un report dei giorni scorsi di URWA ormai l’esercito dello Stato ebraico ha ristretto la popolazione palestinese nel 17,5 per cento della Striscia.

Le rovine di Rafah, nella parte meridionale della Striscia di Gaza, gennaio. Crediti: Mohammed Salem/Reuters

La comunicazione serve a restituire al mondo un’immagine rassicurante coprendo gli orrori che stanno succedendo. Si parte dalla terminologia. Tutta l’operazione che serve a massacrare centinaia di gazawi in cerca di cibo ogni giorno deve essere mascherata come un’attività di alto valore umanitario.

E quindi l’azienda di contractor che coordina il massacro si chiama Gaza Humanitarian Fundation, come Africa ExPress ha già raccontato. La narrazione è che la Fondazione distribuisce cibi e aiuti alla popolazione ormai alla fame e che le truppe armate combattono i disordini e i tentativi di saccheggi da parte di Hamas, questione smentita in diverse occasioni da Hamas stessa.

Di umanitario non c’è niente, visto che decine di inchieste hanno dimostrato che ogni giorno vengono ammazzati donne, bambini e gazawi attirati verso i centri di distribuzione per la fame, come ha dimostrato anche la televisione americana CBS.

La parola umanitario ha successo visto che pochi giorni fa è emerso che il governo israeliano prepara una Humanitarian City, tra Rafah e l’Egitto, dove confinare definitivamente almeno 600 mila gazawi destinati ad emigrare in qualche paese straniero.

Hamas ha già risposto che non accetta la trattativa in questi termini e che la città  un ghetto. D’altra parte anche i campi di sterminio nazisti portavano la scritta Il lavoro rende liberi come fossero campi di lavoro per prigionieri di guerra.

Ma torniamo al coinvolgimento USA. A ricostruire il ruolo di alti apparati degli Stati Uniti è il giornalista Jack Poulson: ha scoperto che la pagina dedicata alla comunicazione con i media di UG Solutions, una delle aziende che collabora con la Fondazione, è stata creata da Seven Letter. Seven Letter ha pagato addirittura Sabrina Sigh una ex portavoce del Pentagono.

L’azione dell’azienda non si ferma alla comunicazione a proposito di UG, ma diffonde fakenews anche sull’operato dell’IDF, l’esercito israeliano, coprendo i crimini di guerra in corso (Gaza Humanitarian Foundation’s private military contractor hires crisis comms firm led by former Biden and Obama spokespersons)

Per altro, come ricostruisce anche Greyzone, https://thegrayzone.com/tag/seven-letter/  Seven Letter agisce sulla scia di SKDK, altra aziende top di comunicazione statunitense, che di recente impiega Vedant Patel, ex portavoce del Dipartimento di stato di Biden, particolarmente ferrato nel negare delitti documentati compiuti contro i palestinesi nei Territori occupati. SKDK rappresenta 10/7 Project, un consorzio di organizzazioni ebraiche nato con il 7 ottobre 2023, data dell’attacco di Hamas in Israele.

L’attività di questi gruppi di comunicazione fa apparire e sparire pagine e articoli e video a seconda delle convenienze. Mentre il genocidio è in corso qualche contractor, finita la missione, ha dato alla stampa un video in cui si vede chiaramente in che cosa consiste l’attività militare di appoggio all’esercito israeliano.

Ma Greyzone ha anche scovato un video pubblicato da UG Solutions stessa in un comunicato stampa: si vede chiaramente che i cecchini sparano sulla folla di gazawi affamati. Appena uscita la notizia su Greyzone l’intera pagina è sparita dalla rete o meglio il video è stato eliminato ed è apparsa una pagina web edulcorata con una datazione precedente.

Lo sforzo di tutto questo apparato di comunicazione è far sembrare che i reparti di mercenari in azione per la Gaza Humanitarian Foundation sono lì per impedire che Hamas saccheggi i viveri destinati alla popolazione. Per altro anche Safe Reach Solutions, altra azienda nata dal nulla che lavora con la Fondazione, è retta da un ex capo della Cia, Philip Francis Reilly. Le aziende di contractor hanno iniziato a operare a maggio e da allora si sono demoltiplicati i morti.

Dalla Striscia intanto continuano a uscire video e immagini pubblicati in rete dai palestinesi. L’inferno e l’orrore sono quotidiani. Uscire da Gaza verso l’Egitto costa 5 mila dollari a persona. Non si riesce a lasciare neppure volendo la morte e la guerra. Molte famiglie hanno lanciato appelli per chiedere soldi per evacuare.

Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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