Accordo sul nucleare iraniano: iniziato il round decisivo

Tra moniti USA e proclami islamici in realtà un accordo urge per entrambi. L’ultima proposta: uranio arricchito da consorzio di Paesi ma in Iran

0
485

Speciale per Africa ExPress
Fabrizio Cassinelli
4 giugno 2025

Nelle ultime 24 ore, come si prevedeva tra impuntature e frasi concilianti, è entrato nel vivo il negoziato per il nucleare iraniano.

Un accordo, infatti, urge, soprattutto a Donald Trump. Il presidente USA necessita un successo in politica estera visti i chiari di luna in Ucraina. Ma anche gli iraniani, al di là della voce grossa e degli “altolà” della Guida Suprema, capiscono perfettamente di essere di fronte a un’occasione che potrebbe non ripresentarsi più.

Negoziati sul nucleare iraniano Washington-Teheran

Ha aperto le danze finali del confronto Trump, che due notti fa ha scritto su Truth che non permetterà “alcun arricchimento dell’uranio nell’ambito di un potenziale accordo” con Teheran.

Arricchimento limitato dell’uranio

Ma il messaggio va letto in un gioco al poliziotto buono e a quello cattivo che ormai in geopolitica gli analisti più attenti sono abituati a veder fare tra il presidente e il sito web Axios. Quest’ultimo aveva infatti rivelato come l’ultima proposta avanzata dagli americani sabato scorso avrebbe consentito agli iraniani di effettuare un arricchimento limitato dell’uranio, cosa che il governo statunitense prima aveva sempre escluso. L’uscita di Trump sembra quindi essere più una rassicurazione per Netanyahu e il suo Congresso, che un monito all’Iran.

La reazione persiana non si è comunque fatta attendere con la triade allineata. La Guida suprema, Ali Khamenei, ha dichiarato che la proposta statunitense va contro agli interessi del Paese. “L’Iran non aspetta la luce verde di Washington per prendere decisioni”, ha aggiunto.

Il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, ha ribadito su X “Nessun arricchimento, nessun accordo. Nessuna arma nucleare, abbiamo un accordo”. Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha affermato che la Repubblica islamica non scenderà a compressi sui suoi “diritti nucleari”. In realtà potrebbe farlo, ma non davanti agli occhi dell’orgoglioso popolo iraniano.

Ma cosa c’è di vero? Siamo a un passo dalla rottura o a un passo da un accordo che in realtà imbarazza entrambi i governi? E soprattutto quale sarà il punto di caduta?

Fallimento a Riad

I negoziati precedenti a quelli di Roma sul nucleare iraniano, in occasione della visita in Medio Oriente di Trump, a Riad, avevano subito preso una piega sbagliata. Sulle prime infatti c’era stata l’ipotesi – come avevano chiesto gli stessi iraniani – di tornare semplicemente all’accordo sul nucleare del 2015 con tante scuse degli USA e un totale annullamento delle sanzioni.

Sarebbe stato un ritorno al 3.67 per cento. Ma Washington ha commesso un errore diplomatico, tirando troppo la corda. Ha improvvisamente inserito nel negoziato due polpette avvelenate: la prima è che quel 3.67 per cento avrebbe dovuto essere arricchito all’estero, probabilmente in Russia. Impensabile per il concetto di sovranità iraniana. La seconda è che l’Iran avrebbe dovuto congelare anche il suo sviluppo militare missilistico, praticamente l’unica cosa che ha impedito fino ad ora ai suoi nemici di farlo fuori. Senza contare che durante i colloqui gli americani, non proprio provvidamente, avevano fatto scattare nuove sanzioni per far contento Israele.

Gli iraniani però hanno già passato anni tremendi, con attentati, assassini mirati di scienziati, mancanza di cibo nei mercati, collasso commerciale, e adesso non hanno più paura, né della guerra né delle sanzioni. Quindi la Repubblica islamica al momento è troppo indurita per venire piegata.

Ma un punto di caduta nella trattiva potrebbe essere quello dell’accordo in due tempi, con una sospensione dell’arricchimento sì, ma solo per un anno, in cambio di un allentamento sostanzioso delle sanzioni economiche e di ulteriori scongelamenti di asset finanziari petroliferi sequestrati.

Accordo a pagamento

Insomma, un accordo a pagamento, in linea con alcune altre importanti concessioni finanziarie del recente passato che hanno probabilmente influito anche sulle limitate reazioni dell’Iran ai colpi militari messi a segno da Israele al cosiddetto “Asse della Resistenza”. L’ipotesi più recente che si è fatta strada, è che gli USA potrebbero facilitare la costruzione di reattori nucleari per l’Iran, ma gli impianti di arricchimento sarebbero gestiti da un consorzio di Paesi della regione, anche se operanti in Iran.

Di certo resta evidente il doppio standard a cui è sottoposto un Paese sovrano, che non ha mai dichiarato guerra a nessuno dal 1979, anno in cui da “amico” di Washington è diventato “nemico”.

Israele: Arsenale nucleare

Intorno a sé ha Paesi con la bomba nucleare: Israele, Pakistan, Russia, tutte le basi USA intorno al Golfo persico con bombardieri strategici, portaerei e sottomarini. Israele viene accreditata di un arsenale nucleare tra le 200 e le 300 testate. Perché l’AIEA non chiede di mettere telecamere e fare controlli anche allo Stato ebraico?

Perché loro sono una “democrazia”? Perché sono “affidabili e moderati”? Dopo lo stermino di Gaza? L’Arabia Saudita sta sviluppando un programma nucleare aiutata da Washington: perché l’AIEA e il mondo occidentale non chiedono controlli anche lì? E ancora: le violazioni sui diritti umani che contestiamo all’Iran non sono forse presenti, e in modo assai più grave, anche a Riad. E quindi?

E ancora: lo sanno, gli europei, che l’Iran aderisce al TNP, il Trattato di non proliferazione nucleare? Israele che protesta per queste ricerche non vi aderisce. E che dire infine di coloro che si ergono a giudici della legittimità del programma nucleare iraniano, gli USA? Il più grande detentore mondiale di ordigni nucleari, con in corso da alcuni anni un profondo riammodernamento dell’arsenale per renderlo più offensivo e letale. Gli Stati Uniti sono gli unici nella storia ad aver avuto il coraggio di usare il nucleare militare, nella Seconda Guerra Mondiale. E su civili inermi.

Fabrizio Cassinelli
cassinelli.fabrizio@gmail.com

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 (il telefono era fuori uso ma ora funziona di nuovo).

Ci si può abbonare gratuitamente ad Africa ExPress sulla piattaforma Telegram al canale https://t.me/africaexpress
(che funziona bene) e sul canale Whatsap https://whatsapp.com/channel/0029VagSMO8Id7nLfglkas1R

Iran non vuole cedere sul nucleare, ma accordo urge

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here