Speciale per Africa ExPress
Fabrizio Cassinelli*
7 maggio 2025
Mentre il mondo attende con ansia l’esito del Conclave che questa settimana proverà a designare un nuovo Papa, il quadro internazionale si aggrava, come se la morte di Francesco abbia contribuito a sciogliere gli ultimi lacci che trattenevano le guerre nel mondo. Che, planisfero alla mano, assumono sempre più una dimensione multilaterale.

Gli Usa giocano la partita del ‘tanto peggio tanto meglio’ ritirandosi dalla partita di Gaza e inventandosi di sana pianta un “cessate il fuoco” con gli Houti “che – come ha detto Trump – si sono arresi”. Se così fosse gli israeliani non avrebbero immediatamente preso il loro posto, dopo settimane di bombardamenti USA, lanciando un attacco sulla capitale.
Disimpegno dal Medioriente

I separatisti Houti mercoledì hanno peraltro fatto sapere che gli attacchi – oltre cento quelli nel Mar Rosso – e il blocco navale proseguiranno (1). Più che una vittoria, quindi, sembra un disimpegno dal Medioriente, ipotesi che sarebbe confermata anche dall’inusuale assenza di uno scalo a Tel Aviv nella prossima visita di Trump a Riad.
Il presidente americano vuol convincere l’OPEC a rallentare la produzione e far così alzare i prezzi del greggio. Il presidente incontrerà il 14 maggio i Paesi Arabi convocati da Bin Salman. Le fonti del suo staff parlano di “una visita in Israele” che “non è prevista poiché a breve non vi sarà un accordo per il rilascio dei rapiti e una tregua a Gaza”. (2)
Gli Houti sono entrati in guerra per protesta contro la pulizia etnica in corso a Gaza e per questo attaccano mercantili diretti o provenienti da Israele e Stati Uniti.
Siria in fiamme
Sulla Russia l’America capisce di non avere la bacchetta magica. La Siria è in fiamme, tra epurazioni quotidiane, la Turchia ha appena fermato un atto di sabotaggio attreverso i “cercapersone” stile Mossad. L’Iran, la cui politica estera è stata minimizzata dalle perdite subite dagli alleati libanesi e dalle “deboli” risposte agli attacchi missilistici e terroristici subiti, ufficialmente gongola. E’ felice per l’allontanamento apparente degli Usa da Israele e resta fermo sulle sue posizioni riguardo a un nuovo accordo sul nucleare.
Ma la festa potrebbe durare poco perché proprio il “distacco” USA potrebbe essere foriero di un attacco israeliano, a questo punto senza più opposizioni, alle centrali nucleari persiane.
Pakistan – India
A complicare lo scenario, Pakistan e India. I due Paesi, entrambi dotati di armamenti nucleari, hanno cominciato a combattersi. I telegiornali iraniani da giorni segnalavano voli cargo senza sosta, pieni di sistemi d’arma e munizioni dagli USA e dai loro alleati, atterrare negli scali pachistani e indiani. Era solo questione di tempo, quindi. L’opinione dei militari iraniani è che una ulteriore guerra potrebbe convincere la Cina a prendersi Taiwan, coinvolgendo quindi Russia, Corea del Nord, Giappone, e Australia.
Interessi distinti ma incrociati
Ecco che quindi, di fronte all’evidenza di contemporanee escalation e di interessi distinti, ma incrociati, si deve iniziare a pensare in termini diversi ai conflitti internazionali: sempre più improbabile, infatti, una Guerra Mondiale tra due o tre blocchi, mentre un mondo multipolare o meglio ancora multilaterale genererà diverse guerre in atto contemporaneamente, con ripetuti choc sui mercati finanziari ancora globali e interconnessi.
“Personalmente ritengo che sia corretto immaginare guerre post unipolari – conferma l’ex generale di Corpo d’armata ed ex capo di Stato maggiore Sud Nato, Fabio Mini -. Il bipolarismo è morto e sepolto, il multipolarismo non è mai nato e non lo vuole nessuno. Gli stessi BRICS hanno rigettato l’idea di costituire un secondo o terzo polo. Preferiscono parlare di ambiti multilaterali nei quali siano rispettate le sovranità e le esigenze di tutti allo stesso livello”, una visione che le ex Grandi potenze non riescono ad accettare, e che la politica ancora non comprende.
Fragilità
Quanto accaduto con il blackout in Spagna (con il Portogallo rimasto invischiato per ragioni geografiche) frettolosamente e grottescamente liquidato ad uso di un’opinione pubblica stordita e mansueta, ha colpito il Paese più multilaterale di tutti rispetto all’egemonia eurocentrica. Un accadimento che deve far riflettere tutti sulle nostre fragilità democratiche e di sistema.
“Qualcuno ha deciso che siamo in guerra – ha affermato recentemente e lucidamente il filosofo Massimo Cacciari – o che dobbiamo vivere come se fosse imminente”. Forse solo un neoeletto Papa, forte e deciso nella sua azione politica contro i conflitti, potrebbe incrementare la multilateralità del Vecchio mondo e picconare questo progetto.
(1)Adn Kronos, 07.05.25 (2)ANSA 03.05.25 (da Axios)
Fabrizio Cassinelli
cassinelli.fabrizio@gmail.com
*Fabrizio Cassinelli, giornalista dell’agenzia Ansa, saggista, presidente dei Cronisti Lombardi.
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