Con “l’Occidente contro il resto del mondo” si rischia la catastrofe

La russofobia sta portando l'Europa al disastro. L'asse franco-anglo-tedesco, preannuncia un destino di morte per il continente. Si assiste a un’accelerazione del passaggio dal welfare al warfare.

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OPINIONE
Angelo d’Orsi
25 Aprile 2025

Sono almeno dieci-quindici anni che la russofobia – che è paura del mondo russo, ma anche la sua espunzione dalla “civiltà” – ci sta ammorbando, sta ottenebrando le nostre menti, sta condizionando i nostri pensieri, indirizzandoci anno dopo anno, giorno dopo giorno, verso la possibilità di un conflitto armato contro Mosca.

Dal 2022 quella possibilità è diventata, nelle parole irresponsabili di gran parte della classe politica euro-occidentale, una necessità alla quale, presto o tardi, dovremmo sottostare.

Vladimir Putin, presidente Russo

E in un crescendo spaventoso, dopo l’arrivo di Donald Trump alla White House, con le sue promesse di porre termine al conflitto in Ucraina (NATO vs. Federazione russa combattuto sul suolo ucraino ma anche sempre di più in territorio russo), ormai la guerra, una guerra totale tra Europa/Occidente e Russia/Oriente ci viene presentata non soltanto come necessità, ma come necessità inderogabile e urgente.

Tre Stati in difficoltà

Un asse a tre, franco-anglo-tedesco, ossia di tre Stati in gravi difficoltà politiche ed economiche interne, si è costituito per aggredire l’Orso russo, preannunciando un destino di morte per l’intera Europa, atto finale del suicidio dell’Occidente.

La novità legata a Trump, non è soltanto una inaspettata e grottesca accelerazione della crociata antirussa, da parte degli europei – quasi tutti i leader della UE – proprio nel momento in cui si cerca una via di tregua, e di pace, per la prima volta dopo i tentativi di arrivare ad un accordo fermati dall’Amministrazione Biden due anni or sono.

La novità ulteriore è che nell’orgia bellicistica noi occidentali, noi bianchi, noi dominatori che sentiamo minacciato il nostro dominio, avendo smarrito l’egemonia planetaria, allarghiamo la platea dei nemici, e alla Russia aggiungiamo la Cina.

Asse euroatllantico

Ed ecco ricompattarsi in qualche modo l’asse euroatlantico (USA-UE), contro il “pericolo giallo”. È curioso, anzi, che quando Trump tenta di riaprire il canale di dialogo con Putin, gli europei si scandalizzino e urlino “Traditore!”. Quando invece il medesimo Trump sbraita contro la Cina ecco i nostri politici pronti a seguirlo e incoraggiarlo, del tutto ignari di una realtà: il sogno di una parte cospicua della leadership “bianca”, al di qua e al di là dell’Atlantico, rischia, a maggior ragione, di trasformarsi in incubo.

Questo non soltanto perché la Repubblica Popolare Cinese è a un passo dall’essere la prima superpotenza economica del Pianeta (ultimo tasso di sviluppo registrato in queste settimane è del 5,4%), ed è già in testa alla produzione e alla ricerca sul piano della ricerca scientifica e tecnologica (in una classifica appena resa nota sulle città scientifiche del mondo, troviamo ai primi posti Shangai e Pechino); ma soprattutto perché grazie a scelte demenziali dei nostri governanti europei, abbiamo spinto la Russia verso l’abbraccio con la Cina.

Xi Jinping, presidente della Cina

Come si può essere più stolti? E come si può immaginare un conflitto con queste due superpotenze, tanto più in una fase storica di annunciato pur parziale disimpegno statunitense dal ruolo di “protettore” degli europei?

Aumento spese belliche

Un disimpegno che peraltro non rinuncia a chiederci, con i modi bruschi e semplicemente cafoneschi di Donald, a imporci un aumento della spesa militare, e di conserva una pari riduzione delle spese sociali: in sintesi, un’accelerazione del passaggio in corso da anni dell’Europa dal welfare al warfare.

Ed è a dir poco sconfortante la piaggeria con cui la nostra “capa” del governo dopo essersi genuflessa a Donald, abbia accolto in posizione altrettanto piegata, il suo vice Vance, praticamente offrendo persino più di quello che Uncle Sam chiedeva.

Soldi per armi, acquisto gas (GNL, che costa 4 volte il gas naturale russo), acquisto armi, investimenti negli USA, e non so cos’altro.  Un magnifico esempio di “sovranismo”…

Paravento politico

In tale scenario, noi cittadini dobbiamo subire tacendo? Per nostra fortuna cento fuochi si accendono in tutto il Continente, e oltre, dentro e fuori dei confini della UE che altro non è, ormai, che il paravento politico della NATO.

Per fortuna del Pianeta sono nati i BRICS, un’alleanza commerciale stabile tra alcuni dei maggiori Stati della Terra, un’alleanza che è a un passo dal diventare anche politica e probabilmente militare. Mettersi contro la Russia, e la Cina, oggi implica il rischio di un incendio planetario.

È questo che l’umanità e la Terra tutta, intesa come organismo vivente che ha urgente necessità di cure, desidera? È questo di cui alcuni miliardi di poveri hanno bisogno?

Gli intellettuali e le masse

Spetta agli intellettuali aiutare le masse, proprio a cominciare da quelle deprivilegiate, a prendere coscienza del pericolo in cui versiamo e a farle ritornare protagoniste della storia, attrici della contemporaneità,

Dunque, siamo in un tornante storico pericolosissimo, ma, proprio perciò, in fondo, questo tornante è aperto a innumerevoli possibilità. Inevitabile citare il presidente Mao Zedong: “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”.

Angelo d’Orsi*
angelo.dorsi@unito.it

*Allievo di Norberto Bobbio con cui si è laureato in Filosofia del Diritto. Ancora prima aveva già pubblicato due libri, La macchina militare (1971) e La polizia (1972) che hanno contribuito alla democratizzazione delle forze armate e delle forze di polizia e aperto la via a leggi sull’obiezione di coscienza e sulla smilitarizzazione della Polizia. Sul tema dell’antimilitarismo e del pacifismo si è impagnato con Aldo Capitini, scrivendo sulle sue riviste.
Ha collaborato con vari atenei italiani e svolto corsi in Brasile (varie università), Parigi (Sorbona, Sciences Po, EHESS, Paris XII…), tenuto seminari e conferenze in diverse nazioni europee (Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Spagna), e in America Latina (Messico, Brasile, Venezuela).
Si è impegnato in diverse azioni di contrasto alla guerra con saggi, articoli, pubbliche conferenze, convegni, manifestazioni di piazza, anche fuori d’Italia. E’ studioso di Gramsci cui ha dedicato gran parte della sua ricerca e del suo insegnamento.

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