Amnesty: in Africa leggermente migliorati i diritti umani, ma abusi e violenze continuano

0
2184

Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Aprile 2023

“L’Africa subsahariana è flagellata dai conflitti. Tuttavia, ci sono stati alcuni limitati progressi per garantire i diritti delle vittime a verità, giustizia, riparazione e verso l’accertamento delle responsabilità per le gravi violazioni e gli abusi dei diritti umani che potrebbero costituire crimini di diritto internazionale.”

Conflitti in Africa subsahariana

Così Amnesty International nel Rapporto 2022-23 descrive la regione.

Le autorità hanno cercato di mettere a tacere il dissenso, espresso pacificamente, usando la sicurezza nazionale o il Covid-19 come pretesto per vietare, reprimere proteste con la violenza.

Discriminazione di genere

In alcuni Paesi, le persone delle comunità LGBTQQIA+ e quelle con albinismo non sono state protette da discriminazione e violenza. Pur in un contesto negativo, alcuni Paesi hanno emanato leggi sulla parità di genere.

Il parlamento del Congo Brazzaville ha approvato norme contro la violenza domestica e altre di genere. In Sierra Leone, è stata promulgata una legge che dà alle donne gli stessi diritti degli uomini in materia di possesso e utilizzo dei terreni della famiglia. Un’altra disposizione riserva alle donne il 30 per cento dei posti nel governo. Lo Zimbabwe ha vietato i matrimoni precoci e infantili.

Degrado ambientale

Sussiste un alto rischio di degrado ambientale o di sfollamento di intere comunità, causato da progetti minerari o infrastrutturali. Il Corno d’Africa sta patendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, mentre parti dell’Africa meridionale sono state colpite da piogge torrenziali.

Somalia, siccità e carestia

Il primo ministro della Guinea ha chiesto ad una compagnia mineraria di estrazione della bauxite, accusata di inquinamento, di adeguarsi agli standard internazionali.

Tanzania e Uganda hanno firmato un accordo per la costruzione di oleodotto, lungo 1.443 chilometri. Trasporterà il greggio dai vasti giacimenti petroliferi in fase di sviluppo nel Lago Alberto, nell’Uganda nordoccidentale, a un porto della Tanzania sull’Oceano Indiano. Il progetto ha sollevato molte critiche, in quanto la pipeline attraverserà insediamenti umani, riserve faunistiche protette, terreni agricoli e falde freatiche.

In Sud Sudan, il presidente Salva Kiir avrebbe ordinato la sospensione di tutte le attività di dragaggio in corso, in attesa del completamento delle valutazioni di impatto ambientale.

Lotta armata

I gruppi armati e gli eserciti governativi hanno preso di mira i civili, dando luogo a morte e distruzione. Ad esempio, in Burkina Faso, il Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani (GSIM) e lo Stato Islamico nel Grande Sahara hanno attaccato città e villaggi.

Nella città di Djibo, più di 300.000 residenti sono stati colpiti dalla distruzione della rete idrica da parte del GSIM. Gli attacchi contro i civili si sono intensificati nelle aree orientali della Repubblica Democratica del Congo, dove i gruppi armati hanno ucciso più di 1.800 civili.

In Etiopia, gli attacchi contro i civili, compiuti deliberatamente dall’esercito e dai gruppi armati nelle regioni di Oromia, Benishangul-Gumuz, Amhara, Tigray e Gambela hanno causato uccisioni di massa.

In Nigeria Boko Haram, ISWAP (Islamic State’s West Africa Province) e uomini armati non meglio identificati hanno ucciso quasi settemila persone. Mentre nel Burkina Faso, militari francesi hanno ucciso quattro civili nel febbraio 2022 durante un raid aereo contro il gruppo armato Ansaroul Islam.

Decine di civili sono stati uccisi in raid aerei analoghi lanciati dalle forze armate burkinabé, ad aprile e agosto 2022.

Mali: Forze di sicurezza controllano il territorio

Violenze sessuali legate ai conflitti sono rimaste diffuse, le vittime lasciate sole ad affrontarne le conseguenze psicologiche e fisiche. In Sud Sudan, oltre 130 donne e ragazze sono state stuprate o sottoposte a violenze di gruppo, nel periodo febbraio-maggio 2022 Unity State, durante gli scontri tra le forze governative affiancate dalle milizie alleate e l’Esercito Popolare di Liberazione del Sudan

L’imposizione di blocchi e restrizioni all’accesso degli aiuti umanitari ha continuato a essere una strategia di guerra ricorrente, come ad esempio in Burkina Faso, e nel Congo-K.

Lotta all’impunità

Sono stati registrati alcuni limitati progressi nella lotta all’impunità. A marzo, Maxime Jeoffroy Eli Mokom Gawaka, leader del gruppo armato anti-balaka, è stato consegnato dalle autorità ciadiane alla Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra e contro l’umanità che sarebbero stati commessi nella Repubblica Centrafricana nel 2013-2014.

Corte Penale Internazionale, Aia, Paesi Bassi

A maggio, le autorità olandesi hanno arrestato un ex ufficiale dell’esercito sospettato di essere coinvolto nel massacro dei tutsi nella città di Mugina, in Ruanda, durante il genocidio del 1994. Sono cominciati davanti al CPI i processi di Ali Mohammed Ali, accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Darfur, nel Sudan, e di Mahamat Said, presunto comandante del gruppo armato Séléka nella Repubblica Centrafricana. Sono inoltre iniziati davanti alla Corte d’assise di Bangui e al Tribunale penale speciale altri processi riguardanti crimini commessi nel predetto Paese da membri di gruppi armati.

Diritto al cibo

L’invasione russa in Ucraina ha interrotto le forniture di grano da cui molti Paesi africani dipendevano. Contemporaneamente, l’aumento del costo del carburante, un’altra delle conseguenze della guerra in Europa, ha causato un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari, che ha avuto effetti sproporzionati sulle persone più fragili. Livelli senza precedenti di siccità in diversi Paesi africani hanno inoltre aggravato l’insicurezza alimentare. Ampie fasce di popolazione soffrivano condizioni di fame acuta ed elevati livelli di insicurezza alimentare in Paesi come Angola, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Ciad, Kenya, Madagascar, Niger, Somalia, Sud Sudan e Sudan.

Persone in fuga da violenze e conflitti

Rifugiati

Crescenti flussi di persone hanno abbandonato le proprie case a causa di conflitto o crisi climatiche. Nella Repubblica Democratica del Congo, 600.000 persone sono state sfollate nel Paese, portando il numero totale a sfiorare i sei milioni, la cifra più alta in Africa. In Mozambico i profughi, per la guerra, sono diventati 1,5 milioni, con condizioni di vita assai precarie. In Somalia, le persone sfollate per la siccità ed il conflitto erano più di 1,8 milioni. In molti Paesi i migranti hanno subito violazioni e abusi.

Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e ti richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp le news del nostro quotidiano online.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here