Zimbabwe, il calvario dei “coloni” italiani. Minacce a Claudio Chiarelli:”Ti strapperemo il cuore”

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Hanno acquistato regolarmente le proprie terre.
Ma ora rischiano lo sfratto

Il racconto: «Due anni fa sono arrivati
i miliziani di Mugabe armati di machete.

Ho rischiato di essere ammazzato»

Massimo A. Alberizzi
Milano, 10 agosto 2002

L’ultimatum è scaduto alla mezzanotte di giovedì. Duemilanovecento proprietari terrieri bianchi dello Zimbabwe devono abbandonare le loro campagne. Così ha voluto il padre-padrone del Paese, Robert Mugabe. Il suo «regno» ormai è al collasso, l’economia è crollata, lo Zim dollar , la moneta locale, ha raggiunto livelli di inflazione spropositati. Al cambio ufficiale il suo omonimo statunitense vale 52 Zim, ma al cambio nero passa i 700. “Non possiamo neppure vendere le nostre terre – dice uno dei proprietari – perché il denaro che ne ricaveremmo è solo carta straccia”.

Black Power farm

Le terre che verranno confiscate sono già occupate dagli squatter, finti veterani di guerra che minacciano, picchiano e sono arroganti perché si sentono le spalle coperte, e in effetti sono sostenuti dal governo che, contro di loro, si rifiuta di applicare la legge. Hanno distrutto case coloniche, bruciato i campi. Insomma vandalizzato quella che era una volta la ricchezza dello Zimbabwe. L’ira anticolonialista del presidente-dittatore, rieletto nel marzo scorso con un voto ritenuto da molti truccato, si è abbattuta come un maglio non solo sui discendenti di vecchi coloni inglesi – gli eredi di quel Cecil Rhodes, che dette il nome di Rhodesia del Sud all’odierno Zimbabwe – ma anche sugli occidentali arrivati in Zimbabwe alla fine della guerra di liberazione terminata nel 1980. Questi sicuramente “non hanno rubato le terre ai neri”, come ama accusare la propaganda di Harare, riferendosi agli eredi dei coloni, ma le hanno regolarmente comprate con un contratto garantito dallo stesso governo dello Zimbabwe.

Era il tempo in cui Mugabe girava il mondo sollecitando investimenti stranieri e assicurando: “Non ve li toccheremo mai”. Gli credettero in tanti e tra questi un buon numero di italiani, alcuni dei quali comprarono delle terre. Ora anche loro sono colpiti da Mugabe, un uomo vent’anni fa ammirato perché aveva combattuto per la libertà del suo Paese e ora disprezzato dai tanti che l’accusano di essersi trasformato in dittatore impulsivo e violento.Mug i starving

Oggi 17 connazionali, proprietari di 27 aziende agricole, sono nelle stesse condizioni dei vecchi coloni: “Ufficialmente – racconta uno di loro raggiunto al telefono, non siamo nella lista degli espropriandi – ma i nostri campi e le nostre case sono occupati dai miliziani di Mugabe. Abbiamo cercato di continuare il nostro lavoro ma abbiamo dovuto ridurlo notevolmente. Io coltivo fiori e tabacco, prodotti da esportazione che contribuiscono ad arricchire la bilancia dei pagamenti. In questi giorni mi hanno impedito di irrigare. Tutto sta seccando”.

Claudio Chiarelli è arrivato in Zimbabwe otto anni fa. Ha comprato un enorme terreno nel quale ha costituito una riserva ecologica e faunistica, dove si studiavano i rinoceronti neri, una specie in via di estinzione: “Due anni fa sono arrivati gli squatters, si sono insediati sul mio terreno e hanno distrutto tutto. La mia casa, i miei lodge. Hanno ammazzato centinaia, forse migliaia di animali, tra cui due rinoceronti e un elefante. Hanno divelto le recinzioni e appiccato incendi. Io e due colleghi, un tedesco e un francese, abbiamo dovuto andarcene”.

Zim is dying

Chiarelli ha rischiato di essere ammazzato, come è successo a qualcuno dei coltivatori di origine britannica: “Cercavo di difendere le proprietà, sono stato circondato da 200 uomini armati di pugnali, lance, machete. La quindicina di uomini che lavora per me ha cercato di farmi scudo. Loro li hanno picchiati selvaggiamente. Quindi si sono rivolti verso di me. Quando hanno ringhiato : ‘Ora ti stacchiamo il cuore e ce lo mangiamo’, ho pensato che fosse giunto il mio momento. Invece se ne sono andati”.

L’ambasciatore italiano ad Harare, Giovanni Marchini Camia, spera di convincere le autorità a lasciare perdere, ma anche se ciò accadesse, se le 27 proprietà non entrassero nella lista delle confische, come si potrà riuscire a persuadere gli occupanti ad andarsene? “Siano gli unici europei ad avere ancora buoni rapporti con il governo giacché noi non abbiamo interrotto la nostra cooperazione che è soprattutto sanitaria. Questo potrebbe essere un buon argomento per farli ragionare”, dice l’ambasciatore.

Ma Chiarelli è pessimista: “Mugabe ha dato mano libera ai suoi miliziani perché altrimenti avrebbe perso le elezioni. E’ difficile che ora questi si ritirino. Loro l’hanno fatto vincere e ora vogliono essere pagati per questo. Le terre dei bianchi sono un buon rimborso e, tra l’altro, al leader non costano niente”.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

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