Congo-K: nel sud-Kivu la guerra non si ferma nemmeno a Natale

Malgrado la promessa di ritirarsi da Bukavu (Sud-Kivu), i ribelli sono ancora presenti nel territorio. Rinnovata la missione delle Nazioni Unite

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Africa ExPress
24 dicembre 2025

Natale, festa e gioia dei bambini. Ma non per tutti. Non nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove anche quest’anno i più piccoli pagano il prezzo più alto di questo assurdo conflitto.

Mentre l’occidente è impegnato a impacchettare i regali da mettere sotto l’albero, migliaia di persone sono in fuga verso il Burundi dopo l’escalation dei combattimenti a Uvira, seconda città del Sud Kivu, nell’est del Congo.

Popolazione in fuga da Uvira, Sud-Kivu

Secondo le agenzie umanitarie sarebbero quasi 90 mila le persone che si sono riversate nel Burundi, Paese limitrofo povero, ma che, nonostante ciò, accoglie ugualmente i disperati in fuga. I campi per profughi sono sovraffollati e le condizioni di vita sono più che precarie.

Mezzo milione di persone in fuga

UNHCR ha fatto sapere che i più colpiti sono le donne incinte e i bambini: durante la fuga molti sono rimasti per giorni senza cibo e acqua.

Medici senza Frontiere, ONG che opera nei siti di accoglienza, ha spiegato che i congolesi arrivati finora sono molto provati, disperati, stanchi.

Dall’inizio di dicembre, con la presa di Uvira da parte di M23/AFC , quasi mezzo milione di persone sono fuggite dalle proprie abitazioni. La maggior parte sono ora sfollati, hanno cercato luoghi più sicuri nel proprio Paese.

Situazione drammatica dei rifugiati congolesi in Burundi

Il gruppo armato M23 prende il nome da un accordo firmato il 23 marzo 2009 dal governo del Congo-K e da un’ex milizia filo-tutsi. La formazione ha ripreso le ostilità nel primo trimestre del 2022 ed è sostenuta dal vicino Ruanda. L’M23 fa parte di una coalizione politico militare più grande l’ Alleanza del Fiume Congo, fondata il 15 dicembre 2023 in Kenya, della quale fanno parte diversi gruppi minori. Dall’inizio dell’anno Goma (capoluogo del Nord-Kivu) e Bukavu (città principale del Sud-Kivu) sono governate da M23/AFC.

I ribelli hanno dichiarato di aver lasciato la seconda città del Sud Kivu la settimana scorsa, dietro pressione di Washington, ma la loro affermazione è stata fortemente negata dalle autorità congolesi. E non solo_: anche lo stringer di Africa ExPress ci ha confermato che due giorni fa nella parte sud di Uvira ci sono stati importanti combattimenti tra le forze armate congolesi (FARDC) sostenuti dai Wazalendo (gruppo “civile” di autodifesa) e i ribelli.

Eppure all’inizio di dicembre RDC e Ruanda avevano siglato un trattato di pace a Washington, in presenza del presidente statunitense Donald Trump. Kigali è accusata a livello internazionale di supportare i ribelli, fatto che Paul Kagame, presidente del Ruanda, continua a negare.

Anche il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha affermato che le azioni del Ruanda nella regione orientale del Congo-K, ricca di minerali, violano l’accordo di pace.

Rinnovo mandato MONUSCO

Il 19 dicembre scorso il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha prolungato di un altro anno la missione di pace (MONUSCO) nella Repubblica Democratica del Congo. Una “vittoria” per il governo di Kinshasa, visto che il Ruanda nel conflitto congolese è stato accusato di essere l’aggressore. Nel 2024 il governo di Kinshasa aveva chiesto il ritiro immediato dei caschi blu, accusandoli di non proteggere i civili.

Si tratta della missione più costosa nella storia dell’ONU, presente nel Paese dal 1999, oggi con 14.500 persone, tra questi 11.500 soldati.

ADF riprende attacchi

E da qualche settimana anche il gruppo armato ADF (Allied Democratic Forces), un’organizzazione islamista ugandese, presente nel Congo-K dal 1995, si è scatenata nuovamente a più non posso. A novembre, prima della presa di Uvira da parte di M23/AFC, ADF ha brutalmente ammazzato 123 civili, tra loro anche molti bambini.

I terroristi hanno attaccato territori nel Nord Kivu (Lumbero e Baswagha). Molti residenti sono fuggiti dalle proprie case. La popolazione teme questi miliziani affiliati allo Stato islamico, perché una volta preso il controllo delle aree conquistate, impongono tassazione forzata e cerimonie di predicazione per la conversione all’islam.

Africa ExPress
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