Petrolio e gas: il saccheggio israeliano delle ricchezze palestinesi coinvolge anche l’ENI

La convenzione dell'Aia stabilisce che Israele, in quanto potenza occupante, non può sfruttare risorse naturali nei territori occupati

1
5647

Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
di ritorno da Gaza, 13 settembre 2025

Nell’ottobre 2024, il colosso italiano Eni ha siglato un’intesa con l’inglese Ithaca Energy, di proprietà dell’israeliana Delek Group, una delle principali compagnie energetiche di Tel Aviv.

Nel 2023, Ithaca ha trasferito oltre 350 milioni di dollari a Delek Group, complice delle violazioni dei diritti del popolo palestinese.

Lista nera

Dal 2020, Delek Group è inserito nella lista nera delle Nazioni Unite per il sostegno agli insediamenti illegali e all’uso commerciale delle risorse naturali palestinesi. Delek Group ha stretti legami con l’esercito israeliano, dotando i veicoli delle Forze di Difesa Israeliane di rifornimenti.

Giacimento Leviathan [photo credit The Washington Institute]
Tutto nasce dall’assegnazione di licenze, da parte del ministero dell’energia israeliano, a sei società per l’esplorazione di gas naturale al largo della costa mediterranea del Paese, con il fasullo obiettivo di creare maggiore concorrenza e diversificare i fornitori.

L’assegnazione delle licenze ha incluso un primo gruppo guidato dall’italiana Eni (ENI.MI), insieme a Dana Petroleum e all’israeliana Ratio Energies (RATIp.TA), che esplorerà un’area a ovest dell’enorme giacimento Leviathan.

E un secondo gruppo, che coinvolge la compagnia petrolifera nazionale dell’Azerbaijan SOCAR, insieme a BP (BP.L) e all’israeliana NewMed (NWMDp.TA), che esplorerà un’area a nord di Leviathan.

In particolare, il 62% della Zona G, il 5% della Zona H e il 73% della Zona E – dove le licenze sono state rilasciate o messe a gara – rientrano nei confini marittimi, dichiarati dal governo palestinese nel 2019, ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS).

Stato sovrano

Israele, non avendo ratificato l’UNCLOS e non riconoscendo la Palestina come stato sovrano, contesta queste rivendicazioni, applicando invece il proprio diritto interno. Questa azione è stata descritta dai gruppi palestinesi per i diritti umani come un’annessione de facto/de jure e una chiara violazione del diritto internazionale.

In ogni caso Israele, in quanto potenza occupante, non può sfruttare risorse naturali nei territori occupati a proprio vantaggio [art. 55 – Convenzione dell’Aia, 1907].

Con un precedente giuridico recente (2018), in cui la Corte di Giustizia UE ha stabilito che accordi simili nel Sahara Occidentale – occupato dal Marocco – sono illegittimi, oggi l’esplorazione di gas naturale nel giacimento Leviathan viola il diritto del popolo palestinese a gestire le proprie risorse, protetto dal diritto internazionale.

Organizzazioni per i diritti umani (Al-Haq, Al Mezan, PCHR e Adalah) hanno inviato diffide a Eni e alle altre compagnie, avvertendo che le attività nel giacimento Leviathan potrebbero configurarsi come complicità in crimini di guerra.

Studio legale

Lo studio legale internazionale Foley Hoag ha sottolineato il rischio di azioni legali presso la Corte Penale Internazionale, già indagante su crimini nei Territori Palestinesi Occupati.

Leviathan – e principalmente il bacino Gaza Marine ad esso connesso – colloca la guerra a Gaza in un piano occidentale più ampio, volto a promuovere le esportazioni di gas israeliano attraverso il nuovo corridoio IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor), che parte dall’India, attraversa poi il Golfo e Israele, per raggiungere l’Europa.

Cos’è Gaza Marine? Scoperto nel 2000 dalla compagnia British Gas, il giacimento offshore di Gaza Marine dispone di riserve stimate in 32 miliardi di metri cubi di gas naturale.

La British Gas ha venduto Gaza Marine alla Dutch Shell nel 2016, che a sua volta l’ha restituita all’Autorità Palestinese nel 2018. Ma nel 2023 lo Stato israeliano ha cambiato posizione, dando il suo accordo preliminare al progetto di sfruttamento nel mare di Gaza, concluso tra Israele stesso, l’Autorità Palestinese e un consorzio egiziano, di cui fa parte la società pubblica egiziana di gas EGAS.

Riserve stimate

Così Gaza Marine e Meged, un giacimento petrolifero in Cisgiordania – con riserve stimate di 1,5 miliardi di barili – sono stati paralizzati dalla guerra.

È vero le giustificazioni per il conflitto israelo-palestinese si trovano altrove e non dovrebbero essere ridotte alla competizione per modeste risorse offshore. Detto questo, gli ostacoli israeliani allo sviluppo del giacimento di Gaza Marine sono stati una caratteristica costante sin dalla sua scoperta nel 2000 e fanno parte di una politica volta a mantenere un controllo unilaterale.

Il giacimento di gas di Gaza Marine, nonostante il suo vitale potenziale economico per il popolo palestinese, è profondamente coinvolto in conflitti geopolitici, legali e militari. Sebbene il diritto internazionale riconosca i palestinesi come legittimi proprietari del giacimento, la traiettoria storica del suo sviluppo dimostra che la competizione per le risorse naturali trascende le considerazioni legali, essendo plasmata dall’equilibrio di potere e dagli interessi strategici regionali.

Giacimento offshore

Importanti scoperte offshore, tra cui il giacimento Leviathan, che contiene circa 22 trilioni di piedi cubi di gas, hanno attratto grandi esploratori di petrolio e gas, come il gigante energetico statunitense Chevron, a collaborare con aziende locali.

Nel 2020, Israele ha iniziato a distribuire gas naturale in Egitto dal giacimento Leviathan. Nel giugno dello scorso anno, Israele, Egitto e Unione Europea hanno firmato un memorandum d’intesa che potrebbe consentire a Israele di esportare per la prima volta il suo gas naturale verso l’Europa.

La scoperta nel 2010 del giacimento di gas Leviathan ha trasformato Israele da importatore a esportatore di risorse energetiche. Insieme a Zohr in Egitto, scoperto da Eni, Leviathan è uno dei principali giacimenti di gas del Mediterraneo e, data la sua posizione, è in grado di fornire gas all’Europa meridionale.

L’importanza della scoperta di Leviathan va ben oltre l’aspetto economico: è evidente che Tel Aviv ha un interesse strategico nella riduzione della dipendenza di Egitto e Giordania dall’influenza delle monarchie arabe del Golfo Persico.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43

Ci si può abbonare gratuitamente ad Africa Express sulla piattaforma Telegram al canale https://t.me/africaexpress e sul canale Whatsapp https://whatsapp.com/channel/0029VagSMO8Id7nLfglkas1R

1 COMMENT

  1. Ottima ricognizione e ottima analisi. Grazie Federica. E naturalmente il grande pubblico ne viene tenuto fuori: guai essere informato, guai riflettere.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here