Gli atleti kenyani travolti dalla passione per il doping: sospensioni a gogo

L'assunzione di sostanze proibite per migliorare le prestazioni è un piaga senza fine nella ex colonia britannica

0
354

Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
24 maggio 2025

“Sono stata drogata, ma non so da chi. Uno sconosciuto mi ha iniettato una sostanza senza che io potessi identificarlo. E proprio alla vigilia del test antidoping”. “Ho preso quel farmaco dopante, ma senza accorgermene. “E’ stata mia moglie a somministrarmi inavvertitamente quella sostanza proibita al posto degli antidolorifici richiesti”.

Giustificazioni senza senso

Le giustificazioni degli atleti colti con la droga nel sangue sono senza limiti. Ma le bugie – si dice – hanno le gambe corte – e nel caso dei runner kenyani le gambe vengono addirittura segate, o messe a riposo per anni.

ferma i corridori che fanno uso di sostanze vietate

L’atleta drogata inavvertitamente è Faith Chepkoech, 22 anni appena compiuti, che in tal modo ha tentato di spiegare la presenza dell’Eritropietina (Epo) nel suo organismo. I membri del comitato antidoping (Athletics Integrity Unit – AIU) non l’hanno…bevuta. Quella sostanza che aumenta la produzione di globuli rossi e migliora le prestazioni degli sportivi è vietatissima.

E sono stati inflessibili: tre anni di sospensione. Era il settembre scorso quando le è stata irrogata questa pena. La stessa Faith ha poi ammesso la colpevolezza e ha così ottenuto uno sconto di un anno. Era una promettente maratoneta del Kenya, la stella nascente delle lunghe distanze, con tre vittorie importanti nel 2024 in Spagna e negli Usa.

Lunga lista della vergogna

Purtroppo, come ha scritto Pulse sport, è finita anche lei “nella lista della vergogna”. Diciamo “anche lei”, perché il 20 maggio, ovvero l’altro giorno, una punizione più severa ha colpito la sorella maggiore, più brava e più famosa: Sheila Chelangat, 27 anni, sospesa (provvisoriamente), sempre a causa dell’EPO, da tutte le competizioni in attesa che le indagini proseguano il loro corso.

Sheila fa parte della notissima società di management sportivo Rosa & Associati e si allena nella contea di Kericho ed è (era?) quella che comunemente si dice una donna in carriera. Da giovanissima è stata medaglia di bronzo ai Mondiali under 18 nei 3 mila metri ed è giunta sesta sulla stessa distanza nel 2016 ai Mondiale under 20, è stata bis campionessa nazionale di cross-country. Più recentemente, il 27 aprile, in Turchia, si è classificata seconda alla mezza maratona di Istanbul, gara che aveva vinto nel 2023. Prima, il 5 gennaio, si era piazzata seconda alla mezza maratona di Hong Kong.

Il caso delle due sorelle è solo il più clamoroso che emerge da quella che nello sport keniota sembra un’epidemia non eradicabile: il ricorso a sostanze dopanti anche se l’organismo antidoping continua a colpire in modo pesante. Nel solo mese di maggio l’AIU ha squalificato, oltre a Sheila, tre validi maratoneti keniani. Tutti avrebbero violato le regole antidoping facendo ricorso a “materiale proibito”.

Il 5 maggio è stato squalificato per 2 anni Brian Kipsang, 30 anni, poche settimane dopo essere arrivato secondo alla 30a edizione della Maratona di Roma, (il 16 marzo), dove si è assicurato un posto sul podio insieme a due connazionali, Robert Ng’eno e Joshua Kogo, classificatisi rispettivamente al primo e al terzo posto. Brian avrebbe fatto ricorso al Triamcinolone Acetonide.

Il 12 maggio è stata la volta di Nehemiah Kipyegon, 27 anni, vincitore della maratona di Monaco il 3 ottobre 2024. Punito per tre anni. Era risultato positivo al test per la Trimetazidina a febbraio, su un campione prelevato in Nigeria. In aprile, Kipyegon ha accettato la sospensione e ha ammesso di aver assunto”inavvertitamente” il farmaco dopante. La Trimetazidina è un farmaco utilizzato – dicono gli esperti – per prevenire gli attacchi di angina.

Nel terzetto messo al bando c’è anche una donna, pentitasi e divenuta collaboratrice della giustizia: Purity Changwony, 35 anni, estromessa fuori dalle gare per due anni e tre mesi. Avrebbe fatto uso (ma non si capacita come…) di Norandrosterone (steroide anabolizzante che aumenta la massa atletica), ma soprattutto di Triamcinolone acetonide, comunemente utilizzato per ridurre l’infiammazione e gestire il dolore.

Dopanti: passione travolgente

E’ curiosa la passione travolgente di molti corridori keniani per questo  corticosteroide sintetico. Citiamo altri tre nomi non a caso: Elijah Kipkosgei, 26 anni, Geoffrey Yegon, 37 anni, Emmanuel Kipchumba Kemboi, 28, che tra gennaio e marzo sono stati condannati a 2 anni di sospensione per essersi serviti del Triamcinolone acetonide. Elijah ha dichiarato di non sapere come nel suo organismo sia finito quel prodotto vietato; Emmanuel prima ha negato tutto poi un mese fa ha ammesso la sua colpa. Idem ha fatto Yegon. Così hanno goduto dello sconto di un anno.

Ma c’è anche chi viene punito per essersi dato alla fuga dalla commissione antidoping. Nel mese di marzo l’organismo per l’integrità dell’Atletica ha fermato Kibiwott Kandie, 28 anni, già detentore del record mondiale della mezza maratona. Fresco del quinto titolo di campione di corsa campestre delle Forze armate, si era rifiutato di sottoporsi alla raccolta dei campioni di sangue e urine da esaminare in laboratorio.

Tra il serio e il faceto, infine, è il caso di un campione vero, Lawrence Kerono, 36 anni, vincitore delle maratone di Boston e Chicage già numero uno al mondo sui 42,195 km.

Così lo scorso anno, la vicenda è stata ricostruita con un comunicato ufficiale di Athletichs Integrity Unit: “Inizialmente Cherono ha affermato che gli era stato somministrato l’antibiotico Eritromicina e che gli era stata anche iniettata una sostanza sconosciuta da un medico per curare problemi di stomaco.

Kenya: scandalo doping

Poi ha anche tentato di coinvolgere i suoi compagni di allenamento per il test fallito, sostenendo che erano “gelosi del suo successo”. In una successiva dichiarazione scritta, Cherono ha dichiarato che sua moglie gli aveva inavvertitamente somministrato Trimetazidina sotto forma di compresse di Carvidon – al posto degli antidolorifici richiesti – per trattare il dolore muscolare dopo l’allenamento. Secondo il corridore, a sua moglie era stata prescritta la Trimetazidina quattro giorni prima in un centro medico…”.

Gloria e vergona di una nazione

Conclusione: accurati controlli hanno dissolto questa cortina fumogena e la sentenza è stata di sette anni di squalifica. Doping: gloria e vergogna di una nazione. Una piaga senza fine.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero
+39 345 211 73 43 

Ci si può abbonare gratuitamente ad Africa Express sulla piattaforma Telegram al canale https://t.me/africaexpress
e sul canale Whatsapp https://whatsapp.com/channel/0029VagSMO8Id7nLfglkas1R

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here