Orrore in Kenya: continua le serie infinita di femminicidi

Moglie fatta a pezzi e messa in uno zaino. Nel 2025 nell'ex colonia britannica sono state assassinate già 15 donne

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Dal Nostro Corrispondente
Costantino Muscau
Nairobi, Gennaio 2025

I poliziotti gli hanno chiesto: “Che cosa porta in quello zaino? Possiamo vedere?”. L’uomo, un giovane falegname, ha risposto senza scomporsi: “Che cosa c’è nel mio zaino? Il corpo di mia moglie, anzi alcuni pezzi, il resto è a casa”.

È un orrore senza fine. E senza confini la Spoon river delle donne. L’Italia nel 2024 ne ha contate 109.

Il falegname, John Kiama Wambua, arrestato in Kenya con i resti della moglie nello zaino

In Kenya il femminicidio sta raggiungendo livelli quantitativi e raccapriccianti inimmaginabili.

Sposato da 3 settimane

Il falegname si chiama John Kiama Wambua, ha 29 anni, e si era sposato appena tre settimane fa.

All’alba di martedì 22 gennaio è stato fermato dagli agenti  nel distretto di Huruma, una baraccopoli, a est di Nairobi.

L’uomo trasportava sulle spalle uno zaino nero stracolmo e si muoveva in modo giudicato sospetto.

I poliziotti hanno pensato che Wambua nascondesse qualcosa di illegale, hanno perquisito il bagaglio rigonfio  e, “con loro grande sorpresa – si legge in una dichiarazione della Direzione delle indagini criminali (DCI) del Kenya – hanno trovato il torace di una donna. L’uomo non appariva per niente turbato”.

Moglie 19enne

I poliziotti sono andati a casa del falegname, un monolocale in lamiera, hanno trovato un coltello da cucina insanguinato, vestiti intrisi di sangue e, sotto il letto, altre parti del corpo (non tutte) del cadavere della moglie, la diciannovenne Joy Fridah Munani.

Il resto del corpo smembrato (la parte inferiore) è saltato fuori sabato mattina, 25 gennaio, in un sacco, lungo le rive del lurido fiume Mathare. A scoprilo, un ragazzo di strada che setacciava i detriti del fiume alla ricerca di qualcosa di utile.

Non è la prima volta che la cronaca e la società devono occuparsi di così truci episodi.

Rinchiusa in un sacco

All’inizio del 2024, Rita Waeni, 20 anni, studentessa della Jomo Kenyatta University of Agriculture and Technology (JKUAT), venne smembrata e rinchiusa in un sacco. Anche allora l’indignazione fu diffusa, come adesso.

Stavolta, dopo l’ultimo bestiale femminicidio, il 15esimo nelle prime tre settimane del 2025, ha spinto un alto magistrato, il procuratore Gilbert Sikwe, a denunciare  l’allarmante crescita del numero di donne che vengono massacrate e ha sollecitato le forze di polizia a compiere approfondite indagini.

Proteste società civile

Questo, a dire il vero, la società civile lo chiede da tempo. Esattamente un anno fa, il 27 gennaio, migliaia di donne e uomini hanno marciato a Nairobi e in altre grandi città del Kenya chiedendo la fine della violenza contro le donne al grido “Siamo esseri umani”, “Smettetela di ucciderci!”

In dicembre centinaia di donne sono scese di nuovo in piazza nella capitale del Kenya per protestare contro il massacro senza fine. La polizia le ha accolte disperdendole con i gas lacrimogeni.

Alto tasso femminicidi

Il Kenya, purtroppo è noto, ha uno dei tassi più alti in Africa di questo genere di assassini. All’origine di questo scempio in genere ci sono le mura domestiche, “il luogo più pericoloso per una donna”, ha scritto l’ONU.

Amanti, mariti, parenti sono spesso i carnefici. Spinti da rabbia, gelosia, possesso, disprezzo o, come si sospetta nel caso del falegname, addirittura da fanatismo satanico.

Ma non mancano neppure altre barbare motivazioni.

Stregoneria

Il 22 gennaio quattro uomini sono stati condannati dalla Alta Corte della contea di Kisii (sud ovest del Kenya) a 40 anni di carcere ciascuno per aver linciato quattro donne tra i 57 e 85 anni, accusate di stregoneria. Giudicato colpevole anche il figlio di uno dei quattro, al quale sono stati inflitti solo 15 anni di prigione, perché minorenne all’epoca dei fatti (ottobre 2021).

Le poverette erano state estratte a forza dalle loro capanne del villaggio Nyagonyi da un gruppo di 16 persone armate di machete, coltelli, bastoni. Portate in aperta campagna, erano state trucidate e bruciate. E questo nonostante una delle vittime designate, per avere salva la vita, avesse offerto tutto il denaro ricavato dalla vendita di una mucca (soldi che le sarebbero serviti per curarsi). Gli assalitori (dodici dei quali scagionati per insufficienza di prove) hanno incassato la somma, ma non per questo hanno risparmiato la “presunta” strega.

Inchiesta

The Daily Nation, in un’inchiesta sconvolgente, pubblicata proprio il 23 gennaio a ridosso dell’ultimo orrido delitto, ha scritto che, tra il gennaio e novembre 2024, sono state ben 172 le donne sterminate, 22 in più rispetto al 2023.

In prima pagina, il quotidiano, ha pubblicato le foto di 6 delle ultime vittime; fra esse due tredicenni e la prima dell’anno, Jane Wanjru, di 26 anni, trovata senza vita in un pozzo a Mukurweini, nella contea di Nyeri (Kenya centrale).

Un report dell’ONU parla di 47 donne kenyane uccise in media alla settimana. Secondo la rete regionale di organizzazioni di dati che traccia questi omicidi sulla base di resoconti giornalistici, (Africa Data Hub) dal 2016 nel Paese sono state eliminate almeno 500 donne e ragazze.

Africa Data Hub: donne uccise in Kenya

Tutti questi dati, però, stridono con quelli forniti dalla Direzione della polizia criminale. Il direttore dell’agenzia, Mohamed Anun, ha parlato di 94 casi negli ultimi 3 anni. Di essi 65 sarebbero finiti davanti ai giudici.

Task Force governo

Il governo sembra che si stia dando una mossa, spinto dall’ indignazione collettiva. Il 18 gennaio scorso è stata formata una task force di 42 membri per tentare di porre freno a questa escalation sanguinosa. Alla guida è stato messo l’ex vice capo della Giustizia, Nancy Makokha Baraza, una 68enne che è stata la prima donna in Kenya a ricoprire questa carica.

Una donna modello per una generazione di studentesse di Legge, anche perché la sua tesi di dottorato in Giurisprudenza fu sul diritto degli omosessuali.

Baraza, però, nel 2011 vide traballare carriera e prestigio. Questo perché entrando in un famoso centro commerciale, il Village Market, rifiutò di sottoporsi alla perquisizione di rito e minacciò di sparare alla guardia. Ne segui’ una querelle che si concluse nel 2012 con le sue dimissioni.

Ora è stata “resuscitata” dal presidente William Ruto, al quale la ex magistrata si è impegnata a presentare entro tre mesi l’analisi dei casi di violenza di genere e di femminicidio e programmare un’azione a difesa delle donne.

Femminicidio endemico

“Il femminicidio in Kenya deve essere considerato un fatto endemico, che attraversa tutta la società, e deve diventare una emergenza nazionale”, ha commentato Anna Ireri, direttrice di Fida, la federazione delle avvocate che si batte da oltre 30 anni contro ogni discriminazione verso donne e i bambini.

“Non bastano leggi repressive e operazioni di polizia –  ha rincarato Nelius Njuguna, consigliere legale della Commissione dei diritti umani in Kenya (KHRC) -. È a livello sociale che bisogna agire prima di tutto, nelle famiglie e nelle scuole. È lì che bisogna sradicare il male”.

Njuguna non ha molta fiducia nel Governo. A dicembre la sua organizzazione protestò con fermezza contro la repressione poliziesca delle donne che manifestavano.

“Come può essere credibile il presidente Ruto che dice di stanziare 100 milioni di scellini (circa 735 mila euro, ndr) per combattere il femminicidio e poi interrompe con la violenza una marcia che chiede la fine del femminicidio?”

Due generi: uomo e donna

Lo stesso Ruto l’altro giorno ha ufficialmente dichiarato di essere d’accordo con il presidente Trump: in Kenya esistono solo due generi, l’uomo e la donna.

Collins Jumaisi Kalisha, il serial killer evaso dalla prigione

Intanto il presunto serial killer più spietato della nazione, Collins Jumaisi Kalisha, è uccel di bosco dopo essere evaso il 24 agosto 2024. È accusato dell assassinio di almeno 42 donne!

Sul sito della Direzione delle investigazioni criminali fa bella mostra una sua foto di ricercato, accompagnata dalla promessa di una ”significativa ricompensa “ per chi favorisce la sua cattura.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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