Non si annega solo nel Mediterraneo: morti almeno 22 migranti malgasci nell’Oceano Indiano

I disperati hanno tentato di raggiungere Mayotte, Dipartimento francese, la porta d'entrata d'Europa nell'Oceano Indiano

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
13 marzo 2023

Un nuovo dramma della migrazione si è consumato tra sabato e domenica notte, lontano dai nostri occhi, nell’Oceano Indiano. Qui in Occidente la notizia è trapelata solamente poche ore fa, grazie a un comunicato rilasciato dalle autorità malgasce. Seconde le prime stime gli annegati sarebbero tra 22 e 25.

Naufragio in Madagascar

I disperati sono fuggiti dal Madagascar con rotta verso Mayotte, un’isola in mezzo all’Oceano, diventato il 101º dipartimento francese nel 2011. Come tale, la valuta ufficiale dell’isola è l’euro.

L’Autorità portuale, marittima e fluviale (APMF) del Madagascar ha fatto sapere che sul natante si trovavano 47 persone. Il naufragio si è consumato a largo del distretto di Ambanja, all’estremità settentrionale del Madagascar, che dista poco più di 350 chilometri dal dipartimento francese.

Ventitré passeggeri sono stati salvati, altri ventidue corpi senza vita sono già stati recuperati, ha dichiarato APMF in un breve  comunicato. Le ricerche sono scattate immediatamente, alle quali hanno partecipato non solo le autorità preposte – marina, gendarmeria, agenti della dogana – ma anche semplici pescatori.

Sulla rotta marittima che collega le Comore, o il Madagascar, a Mayotte, si verificano regolarmente i naufragi delle kwassa-kwassa, piccole imbarcazioni a motore utilizzate dai contrabbandieri. Incidenti in mare che raramente trapelano fino a noi.

I kwassa-kwassa sono in realtà tradizionali imbarcazioni da pesca, il cui nome probabilmente è stato mediato da quello di una danza congolese (kwassa, appunto) a sua volta proveniente dal francese quoi ça? (Che cos’è questo?). Come il ballo, le barche “oscillano” pericolosamente.

Non solo malgasci o comoriani, anche altri abitanti del continente tentano questa via di fuga per raggiungere la porta d’entrata dell’Europa in questa parte del mondo, Mayotte, appunto, isola della quale sono attratti come da una calamita.

Ma non è tutto oro quello che brilla: gran parte degli abitanti di Mayotte, che comprende due isole principali, Grande-Terre et Petite-Terre, vivono in condizioni precarie, non hanno avuto dalla Francia i benefici e il tanto sperato progresso dopo che l’isola ha  ottenuto lo statuto come Dipartimento francese nel 2011.

La popolazione residente legalmente è passata da 40 mila nel 1978 a quasi 290.000 mila. Cifra sicuramente sottostimata. Il 50 per cento della popolazione è straniera, il 95 per cento proviene dalle vicine Comore, il 30 per cento sono migranti “illegali” e molto spesso, grazie alle leggi sull’immigrazione francese, le autorità procedono al rimpatrio immediato.

Le autorità controllano il tratto di mare con pattugliatori e aerei per intercettare i kwassa-kwassa. E il ministro dell’Interno del governo di Parigi, Gérald Darmanin, in occasione della sua visita a Mayotte dello scorso dicembre, ha dichiarato di voler rafforzare la lotta contro l’immigrazione.

Anche le leggi più severe non riescono a bloccare le partenze dei disperati. Attualmente alcune zone del Madagascar sono colpite da una grave crisi alimentare, specie dopo il passaggio del ciclone Freddy.

Nel sud-est dello Stato insulare sono oltre 880mila le persone che necessitano di aiuti umanitari, tra loro almeno 80mila, nella regione di Vatovavy,la più colpita dal ciclone, hanno bisogno di assistenza immediata per i prossimi tre mesi.

Ma le Organizzazioni chiedono anche donazioni per aiutare le popolazioni del sud e del sud-est del Madagascar, colpite anch’esse dall’insicurezza alimentare.

 

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Migranti annegano nell’Oceano Indiano nel tentativo di raggiungere un’isola francese

Ciclone Freddy

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