Il bitcoin alla conquista dell’Africa: già adottato come valuta ufficiale dal Centrafrica (anche se pochissimi hanno accesso a internet)

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Speciale per Africa ExPress
Luigi Cristiano
Luglio 2022

L’interesse verso i bitcoin è cresciuto sempre di più in questi ultimo mesi: le cripto-valute digitali, create nel 2009 dal giapponese Satoshi Nakamoto, stanno conquistando un ruolo da protagoniste nell’economia globale.

I bitcoin stanno iniziando a sedurre anche l’Africa, tanto che alcuni economisti di fama internazionale parlano già di un primo passo verso una rivoluzione economica della regione. “Quando si parla di criptovalute, il continente è raramente menzionato, ma potrebbe essere destinato a guadagnare terreno su altri mercati”, sottolinea Rakesh Sharma, giornalista di economia e tecnologia.

Secondo Sharma è possibile che nei Paesi dove l’inflazione è dilagante, i cittadini con possibilità economiche scelgano sempre di più le criptovalute per mettere al riparo i propri risparmi dalle politiche disastrose delle banche centrali.

Sudan, Zimbabwe, Etiopia, Ghana, Angola, Sierra Leone, Nigeria, Burundi e Burkina Faso sono i Paesi messi in ginocchio dall’inflazione e stanno già virando fortemente su un’economia a  “trazione bit” e a questi si aggiungono anche Sudafrica, Kenya, Uganda, Repubblica Centrafricana e Botswana.

Il bitcoin è usato in Africa come metodo di trasferimento di denaro veloce e più
efficace rispetto ai servizi offerti da Moneygram e Western Union perchè in un continente con grandi regioni sprovviste di banche, le cripto diventano una vera e propria ancora di salvezza.

Il caso dello Zimbabwe

Decisive per l’affermazione delle criptovalute sono le crisi economiche o particolari congiunture politiche. Ad esempio quando a Cipro nel 2013 intervenne la troika e dispose un prelievo forzoso del 15 per cento dai conti correnti superiori ai 100.000 dollari, aumentò vertiginosamente la richiesta di bitcoin. Lo stesso avvenne in Grecia e Spagna, Paesi sul lastrico dal punto di vista economico.

Il 25 novembre del 2017 in Zimbabwe un colpo di Stato rimuove dal potere il 93enne Mugabe e l’instabilità politica spinge gli zimbabwesi a convertire i risparmi in bitcoin: nei giorni successivi al putsch, sulla piattaforma Harare Golix, unica exchange attiva nel Paese, il valore del bitcoin oscilla tra i sette e dieci mila dollari.

Da oltre cinque anni il bitcoin è sempre più in uso in Zimbabwe, tanto da essere accettato come pagamento per tutte le attività. Un’economia disfunzionale e vessata dall’inflazione, sta spingendo il governo di Harare a regolarizzare il settore dei bitcoin così da adottarlo come opzione di pagamento legale.

Il passaggio alle cripto però aprirebbe a piaghe finanziare come trasferimenti transfrontalieri non registrati, esternalizzazioni di capitale, riciclaggio di denaro e finanziamento con fondi illeciti di attività illegali e terroristiche.

L’Assemblea nazionale del Centrafrica adotta i bitcoin all’unanimità nell’aprile 2022

Le cripto nel futuro del Centrafrica

La Repubblica Centrafricana è uno dei Paesi più poveri del mondo, sebbene ricco di diamanti, uranio e oro. Dal 2013 il Paese è devastato dalla guerra civile e da qualche anno anche dalle angherie dei mercenari russi del Gruppo Wagner.

Negli ultimi mesi il governo centrafricano ha votato all’unanimità l’adozione del bitcoin come moneta a corso legale, seguendo l’esempio di El Salvador, primo Paese ad adottare le cripto come valuta ufficiale nel settembre del 2021. La decisione di Bangui mette la Repubblica Centrafricana sulla mappa dei Paesi più audaci e visionari del mondo.

Il Paese non sembra però essere ancora pronto per una economia a base di bitcoin: poco meno del 5 per cento della popolazione della Repubblica Centrafricana ha regolare accesso ad internet, secondo i dati di Web World Data.

Nonostante ciò, l’economista Yann Daworo ha dichiarato a BBC Afrique i vantaggi che il bitcoin porterebbe nei pagamenti e nelle vite dei cittadini capaci di avere il proprio portafoglio a portata di mano sugli smartphone.

La scelta delle cripto sembra essere anche una mossa di forte valore geopolitico. Il bitcoin potrebbe minare il Franco CFA, arma di neocolonialismo nelle mani della Francia, come afferma sempre Daworo: “Gli uomini d’affari non dovranno più andare in giro con valigie di franchi CFA, che devono poi essere convertiti in dollari o in qualsiasi altra valuta per effettuare acquisti all’estero”.

A frenare l’entusiasmo, le parole dell’informatico Sydney Tickaya: “Il Centrafrica ha necessità più urgenti dell’economia, ha bisogno di sicurezza, istruzione e accesso all’acqua potabile; l’adozione dei bitcoin è prematura e irresponsabile”.

Proprio nel weekend del 4 luglio nella Repubblica Centrafricana è stato lanciato Sango Coin, la nuova valuta digitale del Paese. Il sito Sango si occuperà di facilitare la tokenizzazione delle risorse del Paese e di renderle disponibili a tutti: la Repubblica Centrafricana sembra essere lanciata verso il futuro economico e sociale.

Luigi Cristiano
lcristiano9718@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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