Speciale Per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Settembre 2021
Nel Mali si moltiplicano gli omicidi di civili, sia da parte dei terroristi e sia da parte delle forze di sicurezza. Lo afferma la missione ONU nel Paese (MINUSMA) in un rapporto del 30 agosto scorso. Nel secondo trimestre 2021 sono stati registrati 527 civili morti, altri sono stati feriti o sono scomparsi (+ 25 per cento rispetto al primo trimestre 2021).
L’ONU ha evidenziato che il 54 per cento di tali violenze sono state causate dagli irregolari; nel 20 per cento dei casi da parte delle milizie e gruppi di autodifesa; per il 6 per cento ad opera delle forze di sicurezza e del Mali (FDSM) e nel 9 per cento causate dalle forze internazionali. In particolare queste ultime hanno ucciso 26 civili, mentre le FDSM ne hanno uccisi 20.

In questo lungo elenco di orrori sono segnalati anche casi di torture, in occasione di arresti e detenzioni di sospetti appartenenti al gruppo terrorista Jama’at nusrat al-Islam wal Muslimin (JNIM) o altri gruppi simili. La milizia Dan Nan Ambassagou ha rapito 54 civili per costringere i membri della loro comunitร ad appoggiarli finanziariamente imponendo un riscatto di 7.000 dollari.
Guerra dilagante
In un contesto di guerra sempre piรน dilagante si inserisce il possibile invio dei militari del gruppo russo Wagner. Per scongiurare tale eventualitร la ministra della difesa francese, Florence Party, pochi giorni fa ha incontrato le autoritร di Niger e Mali minacciando pesanti conseguenze e ha confermato che la missione Barkhane, composta da 5.200 soldati verrร dimezzata. Ma l’impegno militare francese continuerร , a partire dal rafforzamento della base aerea in Niger.
La Francia ha sospeso in via precauzionale le operazioni militari in Mali, in attesa che il governo ad interim, dominato dallโesercito, garantisca una transizione politica verso unโesecutivo a guida civile.
L’Operazione Barkhane รจ in corso dal 2014 e coinvolge Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger. Per i francesi l’intervento militare non รจ piรน sostenibile nรจ politicamente nรจ economicamente, a fronte di una cinquantina di caduti e una spesa di un miliardo di euro, i risultati militari sono stati scarsi. Gran parte del territorio, infatti, รจ sconvolto dai combattimenti.
Nonostante i due colpi di Stato che hanno sconvolto il Mali e la conseguente decisione francese di sospendere la missione militare nel Paese, l’Italia รจ sempre piรน impegnata nel Sahel, per contrastare l’immigrazione clandestina.
Un’altra base italiana
In luglio il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha annunciato in parlamento la realizzazione di una seconda base in Niger, dopo quella a Gibuti, e il provvedimento sulle missioni militari all’estero ha autorizzato il dispiegamento di circaย 250 ย soldati in Mali, con un notevole incremento rispetto al 2020. Ciononostante nessun parlamentare ha espresso riserve!
Secondo il rapporto di Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, del 6 maggio 2021, Children and armed conflict, nel 2020 le forze armate del Mali hanno reclutato e utilizzato minorenni in 23 casi.
Anche la Francia รจ sotto accusa. Il 3 gennaio scorso, nel Mali centrale, gli aerei di Parigi hanno scambiato un matrimonio per un raduno terroristico. Il bombardamento ha causato la morte di almeno 19 civili. In un rapporto pubblicato il 30 marzo, MINUSMA ha confermato l’episodio e ha chiesto ulteriori indagini alle autoritร maliane e francesi, oltre a risarcimenti per le famiglie delle vittime.
Anche altre fonti evidenziano la brutalitร delle forze di sicurezza. Una ricerca dellโInstitute on Security Studies (ISS), dell’aprile scorso sottolinea come le forze locali e straniere schierate per combattere il terrorismo nel Sahel stiano facendo sempre piรน vittime civili.
L’UA ha sospeso il Mali
Mentre l’Italia non si pone alcun problema, il resto del mondo non resta a guardare. L’ECOWAS (Comunitร Economica degli Stati dell’Africa Occidentale cui aderiscono 15 Paesi) nei giorni scorsi ha imposto sanzioni contro coloro che rallentano la transizione post-golpe in Mali.
Il 7 settembre la medesima organizzazione aveva espresso preoccupazione โper la mancanza di azioni concreteโ per le prossime elezioni, che dovrebbero tenersi entro febbraio 2022. Anche LโUnione Africana ha sospeso il Mali dal 1ยฐ giugno e ha minacciato di applicare sanzioni in seguito al secondo colpo di Stato militare nellโarco di nove mesi.
LโUA ha chiesto il โritorno incondizionato dell’esercito nelle casermeโ e che i militari si astengano dallโinterferire ulteriormente nel processo politico del Mali. Se i soldati non restituiranno il potere a leader civili del governo di transizione, il Consiglio dellโUA โnon esiterร ad adottare sanzioni mirate e altre misure punitiveโ.
Sarebbe necessario, invece, avviare un processo di riconciliazione nazionale, un dialogo anche con i gruppi armati per avviare, sul piano istituzionale, riforme che distribuiscano le risorse a tutta la popolazione e ponendo fine alla proliferazione delle armi provenienti soprattutto dalla Libia, dagli ex arsenali di Gheddafi, riforniti con il contribuito anche l”Italia.
Per quanto riguarda in particolare il nostro Paese,ย gli aiuti militari dovrebbero essere subordinati all’effettivo rispetto delle libertร fondamentali. Ma l’Italia sembra non aver imparato nulla dalla fallimentare missione in Afghanistan e continua a rispondere a profondi problemi politici solo con le armi.
Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
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