Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
Milano, 17 gennaio 2018
Che gli shebab non fossero proprio dei santi, ligi ai precetti del Corano, lo sapevamo. Che alcuni di loro fossero grandi bevitori di alcolici e non ubbidissero per nulla alle regole sul sesso sulla sessualità imposte ai fedeli di Maometto anche. Ma che si accusassero l’un l’altro di apostasia, di avere abiurato alla fede dei padri non era così comune.
Invece è successo nei giorni scorsi. Mukhtar Robow chiamato anche Abu Mansur (Abu vuol dire padre di), ex portavoce e ex vicecapo degli shebab, passato armi e bagagli (nel vero senso del termine) con i governativi nell’agosto scorso (https://www.africa-express.info/2017/08/14/muktar-robow-gran-capo-di-al-shabaab-si-consegna-alle-autorita-somale/), è stato condannano a morte dai capi dei terroristi islamici somali per apostasia.
“Se Muktar Robow pensa di poter distruggere l’islam e la legge del Corano con i suoi combattenti – c’è scritto in un comunicato pieno di odio contro colui che viene considerato un traditore, messo in rete e letto in un video dall’attuale portavoce degli shebab, Mohamud Rage – si sbaglia. Allah proteggerà l’islam e la jihad certamente non si fermerà solo perché quelli come lui si alleeranno ai nostri nemici. Tutti coloro che si uniscono ai nostri nemici sono apostati e non musulmani, quindi vanno ammazzati”.
Abu Mansur non è un rinnegato, non ha cambiato religione, né si rifiuta di pregare 5 volte al giorno anche se, ci scommetto, non rinuncia al suo sorso di whisky quotidiano, ammesso che riesca a trovarlo in Somalia. Senza però farsi vedere da nessuno.
Infatti il dovere formale dei musulmani più scatenati è quello di non bere alcool o non mangiare carne di maiale o pregare 5 volte al giorno. Il dovere sostanziale, invece, è quello di non farsi vedere mentre beve, mangia o non prega. Una grande ipocrisia dietro cui si trincerano molti dei fedeli si Allah.
Clamoroso il caso di Abdirahaman Osman, consigliere del signore della guerra Bashir Rage e poi capo delle relazioni esterne delle corti islamiche e consigliere di Shek Sharif Shek Ahmed, per qualche anno presidente della Somalia. Quando gli portavo in regalo una bottiglia di whisky Jonny Walker protestava perché aveva l’etichetta rossa e lui pretendeva quello speciale, etichetta nera.
Negli ultimi mesi gli shebab, che continuano a definirsi la filiale di Al Qaeda in Africa orientale nonostante continuino a ricevere offerte per unirsi all’ISIS, hanno subito parecchie defezioni cui cecano di reagire con rapimenti e violenze nei villaggi della periferia dell’ex colonia italiana.
Un recente rapporto di Human Right Watch, pubblicato la scorsa settimana, racconta che gli islamici hanno preso di mira le comunità della regione Bay Bakool. Portano via i ragazzini dalle famiglie e li tengono prigionieri nei loro campi dove danno loro cibo a volontà (ma non possono giocare) e in cambio vengono indottrinati e addestrati all’uso delle armi.
Massimo A. Alberizzi
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